Il comparto agricolo in Sicilia stimola sempre grandi dibattiti tra gli addetti ai lavori. Negli ultimi anni si è sempre parlato di siccità, con un aumento vertiginoso delle temperature che sta mettendo a dura prova i terreni agricoli in diverse parti dell’Isola, soprattutto quella centro-orientale. Nei mesi scorsi però anche un altro argomento ha fatto parlare di sé, quello relativo ai danni da Peronospora per le coltivazioni vitivinicole.
Alla fine dello scorso mese la giunta regionale ha dichiarato lo stato di calamità per i danni che questo fungo, che grazie alle abbondanti piogge dello scorso mese di maggio ha causato nelle province di Palermo, Catania, Trapani, Agrigento, Caltanissetta e Ragusa. I danni nella produzione agricola si attestano tra i 25 e il 95 % e l’assessore regionale all’Agricoltura, nonché vicepresidente, Luca Sammartino, ha sottolineato come la dichiarazione dello stato di calamità permetterà di accedere agli interventi finanziari previsti dalle norme nazionali e come l’ente sia sempre più vicino ad agricoltori e produttori.
Anche le associazioni vicine agli agricoltori hanno tenuto sempre alta l’attenzione sulla problematica. Il presidente di Confagricoltura Sicilia, Rosario Marchese Ragona, intervenuto al Qds.it, ha sottolineato come la dichiarazione dello stato di calamità naturale sia stata accolta nel migliore dei modi, ma anche come i ristori per gli agricoltori non debbano mai mancare.
“La notizia è stata accolta positivamente – ha detto Marchese Ragona -, anche perché ci eravamo già attivati da tempo andando in Commissione Attività Produttive, dove è stato subito convocato il tavolo. Vediamo una vicinanza del governo regionale agli agricoltori, ma gli agricoltori hanno bisogno di ristori immediati, perché il milione di euro che il governo nazionale ha dato non è sufficiente perché ci sono oltre 350 milioni di euro di danni. Le temperature estive sono sotto gli occhi di tutti, è incredibile che nella prima decade di ottobre non ci siano piogge e nelle campagne cominciamo ad avere seri problemi perché le falde dei pozzi sono esaurite. Laddove ci sono i Consorzi di Bonifica non viene data acqua perché gli operai hanno esaurito le loro giornate lavorative. Il problema lo hanno anche le uva da tavola e le olive hanno un calo di produzione vertiginoso a causa della mancanza di piogge”.
“I danni da Peronospora – ha continuato Marchese Ragona – sono causati anche dalla siccità. Si tratta di un fungo patogeno che colpisce la vite e aldilà della scienza a causa delle temperature è tutto più difficile. Ci sono molte coltivazioni di uva da mosto che non sono compatibili e con il clima che cambia possiamo fare ben poco nel breve termine. Noi siamo presenti in Assessorato per segnalare i danni e ci affidiamo alla sensibilità della politica, che deve fare delle scelte a favore degli agricoltori. Nel momento in cui abbiamo capito i danni abbiamo chiesto il tavolo e una volta ottenuto abbiamo denunciato questo stato dell’arte. Oggi si conta una riduzione della produzione del 60 % in alcune zone”.
Il presidente regionale della Confederazione Italiana Agricoltori, Graziano Scardino, ha fatto eco a Marchese Ragona precisando anche come debba essere ben quantificata la diminuzione della produzione.
“Accogliamo con favore – ha affermato Scardino – che dopo reiterate richieste il governo regionale ponga la questione dei danni provocati dalla Peronospora. Danni ingenti già segnalati da noi e venuti dopo un anno di crisi del mercato del vino. Già a febbraio avevamo ottenuto un incontro con l’assessore Sammartino sulle giacenze del vino, avevamo chiesto misure urgenti come lo stoccaggio, la distillazione e la vendemmia verde. Le condizioni ambientali sono mutate e durante l’estate siamo riusciti a ottenere dei fondi per la distillazione, perché così dalle giacenze delle cantine si leva vino un po’ datato e quindi meno appetibile dal mercato. Il danno da Peronospora è diffuso in tutta la regione, anche se a macchia di leopardo, che oscilla dal 20 al 30 %. Chiediamo interventi urgenti aldilà di quelli proposti, ma chiederemo ristori nel momento in cui si chiuderanno le vendemmie per capire la diminuzione della produzione sul piano regionale. Torneremo a chiedere un tavolo di confronto per capire se ci sono altre possibilità per i viticoltori, soprattutto quelli della parte centro-occidentale dell’Isola”.
“Quest’anno – ha continuato Scardino – abbiamo avuto poca piovosità in inverno e molta quando invece le colture avevano esigenze diverse. C’è stata una bassa produzione di grano e la siccità estiva con colpi di calore fino a 50 gradi. C’è una rete di distribuzione idrica non più all’altezza della situazione e chiediamo un serio intervento per le dighe e per recuperare i progetti per le reti di adduzione, che servono a irrigare. Si deve capire la vera capacità di invaso delle dighe. La disponibilità idrica è fondamentale per ogni di tipo di coltura e ci vuole la volontà sia del governo nazionale che di quello regionale. Si deve accelerare anche per la realizzazione dei laghetti collinari perché una rete capillare di invasi potrebbe supplire alle carenze di acqua nei momenti in cui serve”.