E adesso cosa ne sarà della gestione dell’epidemia coronavirus? E’ una domanda che frulla dentro la testa di tutti i siciliani, più o meno, e lo farà fin quando qualcuno non darà risposte.
Già, ma chi? Musumeci ha preso l’interim alla Sanità, l’assessorato lasciato vacante dal dimissionario Ruggero Razza, delfino del governatore dal 1999 e nella testa del presidente e di “Diventerà Bellissima” suo successore. Chiaro che la carriera ad un certo livello di Razza si sia conclusa ieri con l’intercettazione dello “spalmiamo i morti”, ma questo è un altro discorso.
Prima di tutto, ci sarebbe da capire quali siano i dati, veri, della Sicilia, e quanto sia diffusa l’epidemia e “incasinata” la situazione riguardate il coronavirus.
In Assessorato praticamente è rimasto un solo dirigente di un certo livello, Mario La Rocca, che tra l’altro era stato messo un po’ in disparte dopo la storia dei “posti letto da caricare”, con i messaggi tramite WhatsApp.
Anche il nome del commissario all’emergenza straordinaria, Renato Costa, apparirebbe nelle intercettazioni e nelle carte della procura di Trapani, che, ricordiamolo, ha portato ieri all’arresto di tre persone in assessorato. Non è indagato, non è stato ancora chiamato di fronte ai giudici ma la sua posizione potrebbe non essere poi così solida.
Chiaro pero’ che la fiducia dei siciliani è ormai azzerata, per quanto riguarda la questione coronavirus, e chissà se potrà mai essere riconquistata. Ieri non sono stati dati, fatto inedito, nemmeno i numeri dei contagi giornalieri.
Oggi già tornerà il bollettino. Con una credibilità pari allo zero. Ma il bollettino oggi recita +3000 casi circa in due giorni, quando la media (per quel che vale) era di circa 800 nei bollettini scorsi.
Nei verbali si parla addirittura di morti non solo “spalmati” in diversi giorni, ma addirittura mai comunicati. Circa 180. Cosa di gravità inaudita.
Ma, per quanto tutto questo sia importante, paradossalmente non è nemmeno questo il vero punto nodale.
LA QUESTIONE ROMANA
Adesso c’è da capire Roma. Cosa si deciderà nella Capitale e cosa farà il Governo Draghi. Cosa ne pensa di tutto questo l’Iss e quanto, anche loro, potranno fidarsi di questi dati.
Se in Sicilia arriveranno, dal Ministero guidato da Speranza (come è ovvio non esattamente felice di quello che è accaduto), degli ispettori o se la Sanità dell’Isola, a questo punto, sarà commissariata.
Insomma a questo punto potrebbe non essere più “solo” un problema siciliano, un qualcosa risolvibile tra le mura di palazzo d’Orleans.
ZONA ROSSA?
E nell’attesa, in mezzo a questa confusione tremenda, non è escluso che da Roma, d’imperio, potrebbe arrivare la decisione: zona rossa dopo Pasqua. Per una settimana almeno, in modo tale da resettare il sistema.
Tra l’altro verrebbe da dire che i dati del Covid in Sicilia erano già in peggioramento, ma abbiamo visto che il tutto è quantomeno da prendere con le molle.
Il Cts regionale, che come quello Nazionale consiglia la politica in base ai numeri, in questo momento è in attesa di vedere cosa succede.
Uno dei componenti si è limitato a dire “non si puo’ escludere niente, non c’è nulla da escludere, bisognerebbe valutare i nuovi dati o capire l’attendibilità fino ad ora”.
I PRECEDENTI
Tra l’altro una zona rossa per “mancanza di dati” o per una situazione interna particolarmente difficile non sarebbe un inedito, per il Governo e per l’Italia.
E’ successo alla Calabria, che la subì non per i numeri ma per la totale mancanza di una struttura sanitaria adeguata, con una difficoltà durata settimane persino per trovare chi gestisse l’emergenza stessa, con ripetuti dimissioni di vari commissari.
Una situazione non troppo dissimile a quella siciliana, anche se non a livello ospedaliero. La Sardegna per “mancanza di dati” entrò in fascia di rischio “alta” e rischiò.
LE INDAGINI SUI DATI FALSI
“Il reato di falso è funzionale di solito ad altro. Apparentemente, l’unico motivo che ci siamo dati, atteso che la massima autorità politica regionale, cioè il presidente Musumeci, aveva invocato a più riprese la zona rossa, è che si volesse dare l’apparenza di una macchina sanitaria efficiente mentre così non era. O non lo era così come la si voleva fare apparire”. A dirlo è il procuratore aggiunto di Trapani, Maurizio Agnello.
“È un suo diritto e lo rispettiamo, ma ho detto al suo avvocato che un amministratore pubblico dovrebbe avere il dovere di spiegare la sua posizione”, ha aggiunto Agnello.
L’indagine è partita nei mesi scorsi da un laboratorio di Alcamo nel quale, ha ricordato il procuratore, “veniva processato un gran numero di tamponi e venivano trasmessi dati non veritieri: partendo da questo fatto siamo risaliti fino all’assessorato alla Sanità”.
E così, ha ribadito, “abbiamo assistito a una sistematica alterazione relativa ai soggetti positivi al Covid, ai deceduti e ai tamponi, dati trasmessi poi alle autorità sanitarie centrali, che avevano il dovere di approntare le contromisure necessarie. Resta da capire il perché“.
“La frase “spalmiamo i morti”, seppur in un contesto telefonico, ci ha colpito molto, ed è una terminologia significativa della spregiudicatezza della condotta. Ci sono alcune intercettazioni, su cui non voglio entrare, in cui emerge evidente il tentativo di calmierare i numeri”, ha concluso Agnello.