Interviste

David di Donatello, i vincitori Swamy Rotolo e Bruno Oliviero in esclusiva al QdS

Il 3 Maggio 2022, è stata una data importante per il cinema italiano. E’ tornata a Cinecittà, infatti, l’organizzazione del premio più ambito a livello cinematografico nel nostro paese, stiamo parlando del David di Donatello. In esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, Swamy Rotolo, vincitrice del premio come Miglior Attrice Protagonista, con il film “A Chiara”, al David di Donatello 2022 si è raccontata tra aneddoti e curiosità.

Quando e come nasce la passione per la recitazione?

“In realtà non avevo mai pensato di fare l’attrice. All’età di 9 anni è avvenuto il mio incontro con Jonas Carpignano durante una comparsa per “A Ciambra”. Da lì, siamo diventati ottimi amici. Quando lui mi ha chiesto di fare la protagonista di “A Chiara” io ho detto di no. Non mi sentivo pronta e non volevo avere la responsabilità che questo film non andasse bene. Jonas però mi ha convinto, dicendomi che sarei stata capace ed effettivamente ha avuto ragione.”

Che emozione è stata ritirare il premio?

“Ancora non ci credo. Nonostante abbia il premio a casa da tre giorni, vivo ancora una grande emozione che non si può descrivere a parole.”

Come è stato lavorare su un set con gli altri membri della tua famiglia?

“E’ stato molto facile. Litigo spesso con la mia famiglia quindi c’ero abituata (ride ndr). Ci siamo divertiti tanto anche se in quel periodo non c’era il distacco tra famiglia, lavoro e casa. Abbiamo lavorato tutti insieme sul set ed è stato qualcosa di speciale. La mia famiglia mi ha sempre seguito nel mio percorso e ad oggi sono contentissimi per me.”

Cosa ti sarebbe piaciuto fare se nella tua vita non fosse arrivato “A Chiara”?

“Fino a prima di questo film, ad essere sincera, non avevo le idee chiare. Adesso, invece, sono consapevole di voler fare cinema. Mi manca già stare sul set e quindi ho capito che professionalmente voglio continuare a fare l’attrice.”

Quali sono i progetti futuri? C’è qualcosa che bolle in pentola?

“Vorrei tanto continuare a girare film e spero di poterlo fare. Attualmente non c’è nulla di concreto ma sono aperta a fare cose nuove e spero che capiteranno.”

C’è un ruolo in particolare che ti piacerebbe poter interpretare?

“Facendo soltanto un film ho un panorama abbastanza vasto sotto questo punto di vista. Non ho un ruolo preciso da voler realizzare e preferisco mantenermi bassa così da non farmi molte ambizioni.”

Infine, qual è il messaggio che senti di poter dare alle tue coetanee che vorrebbero iniziare a fare questo mestiere?

“Il consiglio è quello di fermarsi. Questo è un mondo abbastanza difficile. Consiglio, dunque, di inseguire il proprio sogno e di non fermarsi davanti al primo ostacolo.”

BRUNO OLIVIERO: MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE

Intervistato in esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, Bruno Oliviero, vincitore del David di Donatello, insieme a Leonardo Di Costanzo e Valia Santella, nella categoria Miglior Sceneggiatura Originale, si è raccontato svelando anche da cosa prende ispirazione per i suoi testi.

“Da quando ho iniziato a voler fare cinema, seppur ho esordito con i documentari, è stato sempre molto importante per me organizzare una narrazione”, esordisce Oliviero.

La tua voglia di fare cinema ti ha portato a scrivere molto del tuo territorio. Da cosa prendi ispirazione?

“Di solito prendo ispirazione dalla realtà, da storie che ascolto o che mi raccontano. Per scrivere una sceneggiatura ci vuole diverso tempo e fatica. Infatti, cambiano spesso le prospettive e bisogna trovare un modo per far sì che una storia diventi un film.”

Qualche giorno fa è arrivato un importante riconoscimento come quello del David di Donatello per il film Ariaferma. Che emozione è stata?

“Ero molto emozionato e non me l’aspettavo. Eravamo in gara con dei film molto belli. Nello stesso tempo, però, è stata una conferma di anni di lavoro fatti con lo stesso rigore, la stessa prospettiva e con la stessa difficoltà di fare film. Per ogni film che noi scriviamo, infatti, non è detto che si trova il modo di poterlo realizzare. Ariaferma, è stato girato in Sardegna ma con un cast prevalentemente campano. Nel film risalta l’ipotesi in cui un carcere, per un errore burocratico, deve essere dismesso ma rimane sospeso con 15 detenuti e 15 agenti di polizia penitenziaria. In questa reinvenzione del carcere si scopre che i detenuti e gli agenti hanno molte più cose in comune di quanto si possa immaginare. In questo contesto di convivenza forzata, si mette in risalto l’umanità.”

C’è qualche tema che non hai ancora trattato e che ti piacerebbe poter realizzare in futuro?

“Sto scrivendo un film sull’adozione e sulla difficile ricerca dell’identità per un ragazzino adottato in Italia. Nella fattispecie su un ragazzo adottato di cui ho letto la storia qualche anno fa. Attualmente, inoltre, mi sto interessando molto alle questioni della guerra e della pace.”

Cosa ti senti di poter dire a chi vuole intraprendere un percorso nel mondo della sceneggiatura?

“Sento di poter dire che bisogna essere pronti a riscrivere. Essere molto capaci di fare un percorso di ricerca profondo e di buttare tutto quello che si è scritto e riscrivere da capo. Per scrivere bisogna riscrivere e non mollare alla prima difficoltà.”

Antonio Licitra