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VIDEO | Ddl anti-crack in aula all’Ars, manca Schifani e parte lo scontro per il rinvio

“Devastante per il sistema nervoso centrale”. Così, in modo chiaro, inequivocabile e scientifico, Francesco Zavatteri ha definito il crack in una lettera di cui Ismaele La Vardera ha dato lettura nel corso del suo intervento in aula. Una definizione, “devastante”, condivisa da tutti i deputati regionali intervenuti nel corso dei lavori d’aula il cui ordine del giorno è stato in apertura lavori il Ddl anti-crack per il contrasto alle sostanze da dipendenza patologica.

In aula erano presenti anche esponenti della società civile, dal dottor Francesco Zavatteri, padre di vittima del crack e forse di un sistema di assistenza inadeguato, la professoressa Clelia Bartoli, dell’Università di Palermo che ha contribuito alla stesura del testo del Ddl e altri “ospiti” che hanno assistito ai lavori. Una presenza importante per sollecitare l’approvazione dell’aula senza rinvii, come esplicitato da La Vardera nel suo intervento.

Il Ddl anti-crack arriva in aula all’Ars

Il Ddl è frutto di quella che in apertura lavori d’aula già Antonello Cracolici aveva definito “di iniziativa popolare”. Da questa iniziativa, sollecitata dalla società civile che affrontava l’arrivo del crack nelle piazze di spaccio, con i suoi effetti, con le sue conseguenze sul piano sociale e famigliare, è nato un intergruppo parlamentare che ha lavorato in maniera trasversale alla necessità di normare un sistema di contrasto, trattamento e reinserimento sociale dei dipendenti patologici e con il quale affrontare la sempre maggiore diffusione della sostanza. Un sistema, o una rete, che viene instradato dal Ddl, finanziato dalla Regione con un primo stanziamento di 11,2 milioni di euro e che coinvolge tre Assessorati regionali.

“La legge obbligherà a prendere atto del problema”, ha affermato in aula il presidente della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici che ha anche sottolineato quelli che si propongono essere limiti ostativi al Ddl: il sistema sociale e quello sanitario non dialogano. Anche La Vardera ha subito chiarito, già nel corso della conferenza stampa tenuta insieme ai deputati Valentina Chinnici e Tiziano Spada del PD e Roberta Schillaci del M5S, che questo Ddl è solo un inizio, difficile, sul quale si è lavorato per un anno e mezzo.

“Quello contro la droga – ha spiegato in conferenza stampa La Vardera – è un disegno di legge complicato, che ha avuto un rallentamento ma, guardo ad oggi, al fatto che questo tema è diventato di tutte le forze politiche, nessun deputato potrà dire che appartiene all’uno o all’altro”.

“C’è un’emergenza in questa regione – spiega La Vardera – e quindi bisogna essere concreti; anche il governo Schifani ha dato un prezioso input”.

Il dibattito e il rinvio

L’emergenza però è andata in aula con un dubbio che aleggiava sulla possibilità che già in prima seduta arrivasse l’approvazione del testo. Il dubbio posto da vari deputati, sulla base di una indiscrezione di stampa, è stato che assente il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, il varo potesse essere rinviato fino a data utile per il governatore. E il presidente, per voce di rappresentante del Governo in aula, tiene molto a essere presente all’approvazione del Ddl anti-crack. Il tema proposto dai banchi della maggioranza è stato quello del “garbo istituzionale”.

Gli 11,2 milioni di euro della Regione non saranno di diretta fruizione del sistema voluto dal Ddl, ma serviranno in prima sede all’organizzazione degli assessorati regionali che dovranno organizzare uffici e coordinare le attività necessarie affinché il vero contrasto possa mettersi in azione. Il Ddl anti-crack “regolamenta ciò che non è gestito dalla cosa pubblica”, chiarisce Nuccio Di Paola nel corso di uno degli interventi pentastellati. Ma già in precedenza Roberta Schillaci, collega di partito di Di Paola, aveva affermato che “adesso è importante intervenire sui decreti attuativi”. Il percorso è quindi lungo e disseminato di ostacoli, la maggior parte dei quali di natura burocratica.

Il Ddl rischia di produrre poco o nulla se gli assessorati interessati non inizieranno a dialogare e operare in sinergia, se i decreti attuativi non definiranno adeguatamente strutture e organici, se i fondi non aumenteranno per finanziare tutti gli interventi di prevenzione, assistenza, cure, riabilitazione.

L’approvazione del parlamento siciliano oggi è sfuggita all’aula di Palazzo dei Normanni, e sulla proposta dell’onorevole forzista Stefano Pellegrino e altri esponenti della maggioranza, incluso il presidente Gaetano Galvagno, l’Ars ha concesso il rinvio per la votazione. Rinvio non privo di dibattito in aula, con un dibattito tra maggioranza e opposizione sull’opportunità di rinviare la votazione per attendere la presenza del presidente della Regione impegnato a Roma. La votazione è stata quindi rinviata, ma dopo la votazione dell’articolato. Una formalità quindi, quella che si esperirà in aula domani alle 15, con la proposta di un minuto di silenzio di Giuseppe Galluzzo per le vittime del crack e poi, si suppone, gli applausi della maggioranza per l’intervento finanziario voluto dal presidente Schifani.

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