Editoriale

Il debito aumenta, la situazione peggiora

Da mattina a sera il Popolo italiano è bombardato da informazioni di tutti i media riguardanti la guerra ucraina. Ma coloro che fanno informazione in tal modo vengono meno al proprio dovere di tenere gli occhi aperti su tutto il resto dei gravissimi problemi che incombono sul nostro Paese. Il primo è il dimezzamento della crescita prevista del Pil, un dimezzamento che tende ad annullare totalmente tale crescita.

Si tratta di un fatto di inaudita gravità perché l’altro dato, cioè il debito pubblico, continua ad aumentare, attestandosi al coefficiente di circa il centocinquanta per cento.
Ancora più grave – ma questo gli informatori non lo comunicano al Popolo italiano – è il lento, ma progressivo aumento del costo per interessi di tale debito pubblico, che nel 2021 ha raggiunto la soglia di sessantasei miliardi.
Si tratta di un importo contenuto perché – come è noto all’opinione pubblica – le cambiali che firma il ministero dell’Economia e delle Finanze, cioè i Buoni del Tesoro, sono acquistati dalla Bce ad interessi prossimi allo zero.

Ma la Bce ha avvertito, seppur sommessamente, che a cominciare dal terzo trimestre di quest’anno, cioè da luglio, non comprerà più i Buoni del Tesoro, con la conseguenza che il Mef sarà costretto a piazzarli sul mercato, trovando certamente degli acquirenti, i quali però vorranno guadagnare un certo interesse, probabilmente il quattro o cinque per cento.
Il Governo si troverà stretto in una tenaglia: da un canto dovrà piazzare i nuovi Buoni del Tesoro a rinnovo di quelli in scadenza, aggiungendone altri per coprire le nuove spese e, dall’altro, corrispondere interessi ai sottoscrittori, cosa non avvenuta fino ad oggi.

Conseguenza diretta è il forte aumento del costo del debito pubblico, che potrebbe passare dagli indicati sessantasei miliardi ad ottanta/ottantacinque miliardi.
Per riepilogare, mettendo insieme la scarsa crescita del Pil e l’aumento del costo dei Buoni del Tesoro, e quindi dei relativi interessi, vedete come la situazione peggiora e dopo le nuvole scure arriverà il temporale, forse della recessione, anche se non lo auguriamo.

Il quadro che precede non è pessimistico, ma realistico se non si adotta una manovra di politica economica che fronteggi l’aumento indiscriminato dell’energia, non certo con i pannicelli caldi e con le dichiarazioni. È inutile nasconderselo, a bocce ferme il nostro Paese senza il gas russo entrerebbe in recessione. Se questo evento malauguratamente dovesse verificarsi, aggraverebbe la situazione, già molto pesante per un’inflazione che non si vedeva da almeno trent’anni e che si è attestata per il momento intorno al sei/sette per cento.

Altro che mandare armi all’Ucraina. Qui bisogna rimboccarsi le maniche, stare con i piedi a terra e fare il possibile per non rallentare la ruota economica del Paese, in modo da evitare nuova disoccupazione e tentare con ogni mezzo di sostenere la crescita, che era prevista nel 2021 vicino al 4,7 per cento del Pil, vale a dire oltre settanta miliardi.
Così non è avvenuto, certo non per colpa del Governo Draghi e tuttavia l’evento negativo va fronteggiato con fermezza e tempestività.

È inutile porre interrogativi retorici fra pace e benessere perché è indispensabile restare sul terreno della concretezza. Il Governo deve guidare il Popolo in modo che stia meglio, lottando le disuguaglianze, redistribuendo la ricchezza. Tutto ciò può avvenire se aumentano le opportunità di lavoro, se diminuisce la disoccupazione e con essa la povertà.

Ma non si deve dimenticare l’enorme gap socio-economico ed infrastrutturale che c’è fra Sud e Nord. I bei progetti da realizzare con il Pnrr per il momento sono fermi perché non sono sviluppati quelli di costruzione di infrastrutture rotabili e autostradali nel Sud e nelle isole; mentre tutta l’attenzione, malauguratamente, è verso questa dissennata guerra russo-ucraina.

Torniamo a guardare i problemi dell’Italia, che sono tanti e vanno affrontati con senso di responsabilità e competenza e con rapidità. Informiamoci sulla guerra, ma occupiamoci per la massima parte di ciò che sta accadendo qui, intanto lo spread vola verso 190.