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Delia, case a 1 euro per ripetere il successo di Gangi

“Se potessi avere una casa a un euro…”. Potrebbe intitolarsi così se fosse una canzone e non una buona pratica amministrativa e urbanistica. Le note sono quelle di un’Italia che riparte dai centri storici e dai borghi per arginarne abbandono e spopolamento. Un sogno che non si ferma, anzi sembra essere contagioso (nonostante la pandemia).

Con l’inizio del 2021 anche Delia (CL) si contagia e si aggiunge all’elenco dei paesi aderenti all’iniziativa “Case a 1 euro”. Nelle scorse settimane, infatti, il consiglio comunale del comune nisseno ha approvato con voto unanime il regolamento sulla cessione “a costo zero” degli immobili che si trovano sul proprio territorio. «Siamo già stati contattati da un gruppo di avvocati polacchi. Alcuni loro assistiti vorrebbero acquistare una casa per venire a passare qualche tempo qui da noi in Sicilia dove c’è il sole sei sette mesi l’anno», racconta soddisfatto il primo cittadino Gianfilippo Bancheri.

Gianfilippo Bancheri

L’iniziativa dell’amministrazione comunale punta i riflettori sul centro storico di Delia – nella “Zona A” del piano regolatore generale (PRG) – pieno di immobili vetusti, il cui deterioramento fisico è tale da richiedere l’intervento immediato dei legittimi proprietari per la messa in sicurezza. L’obiettivo principale è quello di recuperare e valorizzare il patrimonio immobiliare esistente frenando in maniera sensibile lo spopolamento e l’abbandono del centro storico.

«Questa iniziativa – commenta Bancheri – innesca un meccanismo virtuoso: si riqualifica il centro storico, si mettono in sicurezza gli immobili, si dà la possibilità di far venire gente da fuori o a coloro che stanno qui di comprare una casa ad un prezzo bassissimo e soprattutto si mette in moto l’edilizia che è il motore trainante dell’economia».

Il procedimento è semplice. Le case del centro storico deliano verranno censite dal comune che stilerà un elenco di quelle in stato di abbandono, disabitate o inagibili. «Andremo poi – spiega il primo cittadino – a contattare i proprietari, molti dei quali sono emigrati all’estero, e chiederemo loro se se ne vogliono disfare ad un prezzo simbolico di appunto un euro. Il tutto, ovviamente, con documentazione scritta». Una volta ottenuta la disponibilità alla cessione, l’elenco delle abitazioni disponibili verrà pubblicato nei vari siti istituzionali e all’albo pretorio oltre che attraverso comunicati stampa e manifesti per informare la cittadinanza e quindi i futuri acquirenti. L’acquisto ha un unico vincolo: chi compra lo fa ad un euro più il prezzo della ristrutturazione dell’immobile da eseguire entro un determinato numero di anni.

Le adesioni non hanno tardato ad arrivare. «C’è stata una risposta positiva soprattutto da parte di persone che vivono all’estero che vogliono venire a Delia ma anche dai deliani stessi. Giovani coppie che non hanno la possibilità di acquistare una casa ad un prezzo di mercato ad esempio possono acquistarla ad un prezzo simbolico con l’obbligo di ristrutturarla e metterla in sicurezza qualora ce ne fosse bisogno».

Un progetto che ha preso piede rivelandosi vincente in molte regioni italiane, dalla Liguria all’Abruzzo al Molise, in Toscana, in Sicilia e in Sardegna, con storie ed esiti diversi ma sempre mirati al recupero di realtà urbanistiche e sociali a rischio estinzione.

Allo stato dell’arte, sono oltre una decina i comuni siciliani in cui è possibile dare una nuova vita ad una casa abbandonata: da Mussomeli a Sambuca passando per Novara, Regalbulto e Troina.

Gangi

Partendo da Delia, basta spostarsi una novantina di km più in là e cambiare provincia per arrivare a Gangi, il comune delle Madonie nominato – unico caso in Sicilia – Gioiello d’Italia, che per primo ha aderito al progetto. «Tutti gli altri sono venuti dopo. Nel 2009 abbiamo lanciato l’iniziativa, nel 2011 siamo riusciti a vendere la prima casa, da lì altra gente ci ha dato la sua disponibilità ed è partita l’avventura», ci tiene orgogliosamente a ricordare il primo cittadino Francesco Paolo Migliazzo.

Se la vulgata è solita attribuire la primogenitura dell’iniziativa alla Salemi di Vittorio Sgarbi nel 2008, da Gangi specificano a gran voce che la realtà è ben diversa. Qui, nel “comune del grano”, il recupero del centro storico – il cui spopolamento ha radici negli anni settanta – ha già coinvolto oltre 100 abitazioni acquisendo nuovi cittadini da ogni parte del mondo, tanti gli israeliani e gli americani ma anche danesi, francesi e spagnoli.

«In quel periodo – racconta Migliazzo – Sgarbi aveva pensato a questa iniziativa che poi fallì per tutta una serie di ragioni. Mentre Salemi ha acquisito al patrimonio dell’ente gli immobili vetusti scontrandosi con non poche difficoltà poiché tutto quello che è dell’ente pubblico è soggetto alla normativa che prevede un avviso pubblico e un’asta pubblica, noi non abbiamo acquisito queste case per le quali c’era stata data la disponibilità ma abbiamo fatto solo da tramite attraverso una convenzione con un’agenzia immobiliare e mettendo come condizione il vincolo della ristrutturazione perché rientrava proprio tra gli obiettivi che ci eravamo prefissati».

La chiave di volta per l’amministrazione comunale di Gangi infatti è stata quella di ritagliarsi, in quanto portatore dell’interesse pubblico, un ruolo esclusivamente d’intermediazione tra venditore e acquirente.

Un’avventura iniziata nel 2007 con l’insediamento dell’allora sindaco Giuseppe Ferrarello che «ha trovato – aggiunge Migliazzo che all’epoca ricopriva l’incarico di Presidente del Consiglio Comunale – la disponibilità da parte di molti cittadini a cedere gratuitamente le case per realizzare dei parcheggi all’interno del centro storico. Ovviamente, e direi anche fortunatamente, la Sovraintendenza non ne ha permesso la realizzazione perché chiaramente il tessuto urbanistico sarebbe stato completamente deturpato. Abbiamo pensato di utilizzare questa disponibilità per far si che chi voleva potesse acquisire queste case gratuitamente e realizzare l’investimento di ristrutturazione ed ha funzionato». Messe in salvo dai parcheggi le pagliarole, abitazioni tipiche solitamente su due piani, il centro medievale madonita riparte, con nuove energie e in sinergia con altri Comuni, dai fondi europei e dalla possibilità di gestire direttamente i bandi.

Un modello che funziona. Ed è così che Gangi diventa meta di tv, giornalisti e curiosi da tutto il mondo. Anche dal Giappone arrivano visite: la professoressa Chie Nozawa della Tokyo University sceglie proprio il comune della provincia panormita per studiare il fenomeno. A destare la curiosità della docente del dipartimento di architettura dell’importante università nipponica è «la possibilità di replicare l’iniziativa in Giappone dove si registra analogo fenomeno dello spopolamento e lo svuotamento dei centri abitati». Ma, restando nel belpaese, diventa modello anche per Borgomezzavalle, comune della valle Antrona (VB) nato dalla fusione di Viganella e Seppiana.

«Qui a Gangi nel corso degli anni – racconta – sono venute tutte le più importanti televisioni del mondo, dalla CNN alla BBC e Al Jazeera, la televisione di stato brasiliana, cinese e quella giapponese.

Nel 2014 abbiamo conseguito il titolo di Borgo dei Borghi e questo ha dato ulteriore spinta all’iniziativa. A fronte di questa operazione che è servita quasi come ‘specchietto per le allodole’, tramite un’agenzia immobiliare che aveva in portafoglio tutta una serie di immobili che la gente voleva vendere magari a poco prezzo, magari case già ristrutturate e dove gli interventi di manutenzione erano relativi.

La gente è venuta per prendere la casa a un euro e poi ha visto altre case a poco prezzo. Di queste case l’agenzia ne ha vendute un centinaio oltre a quelle che abbiamo ceduto gratuitamente. Questo ci ha consentito di raggiungere gli obiettivi fondamentali: riqualificare il nostro centro storico meraviglioso (borgo dei borghi non si diventa per raccomandazione o per caso, del resto), ripopolare quartieri del centro storico che erano disabitati e ovviamente dare impulso all’economia perché la gente consuma, va al ristorante, va a fare la spesa ma anche perché tutte le ristrutturazioni eseguite in queste case sono state effettuate dalle maestranze locali (artigiani, idraulici, imbianchini e muratori). Il che significa un ritorno anche in termini economici e, al netto di questa maledetta pandemia, anche un meccanismo virtuoso che ha dato respiro all’economia locale di zone interne purtroppo interessate da fenomeni come lo spopolamento legato anche alla mancanza di servizi».

Se la pandemia ha messo un freno al progetto non ha intaccato la voglia di farcela: «stiamo già mettendo in atto una serie di azioni per rilanciare l’iniziativa», precisa Migliazzo. Un suggerimento al sindaco della neo- partecipante Delia? Semplice: snellire la burocrazia e istituire un apposito ufficio tecnico che si occupi esclusivamente delle acquisizioni e cessioni delle case e del disbrigo di tutte le pratiche mediando spesso tra eredi sparsi per il mondo o in contrasto tra loro. «Il tutto, ovviamente con la gentilezza e l’accoglienza da sempre insiti nel DNA siculo».

Valentina Ersilia Matrascia