Cronaca

Delitto di Caccamo, spunta anche l’ipotesi di un complice

Pietro Morreale, accusato dell’omicidio della fidanzata Roberta Siragusa, potrebbe avere avuto un complice. E’ questa l’ipotesi che gli investigatori non escludono più.

Una possibilità, dicono gli ambienti investigativi, ha preso forza col passare delle ore, ma la strada è ancora lunga.

Un’altra novità è che Morreale sarebbe stato ripreso, sabato notte, in auto da diverse videocamere di sorveglianza nei pressi del campo sportivo di Caccamo, luogo in cui si appartano solitamente le coppiette.

Sarebbe questo il motivo del sopralluogo compiuto questa mattina dai carabinieri che ipotizzano che il ragazzo avrebbe assassinato la fidanzata, strangolandola, vicino al campo sportivo e avrebbe poi portato il cadavere in fondo al dirupo in cui il corpo è stato ritrovato.

Il sopralluogo è stato condotto dai militari del Sis (Servizio investigazioni scientifiche) che stanno setacciando la zona antistante l’impianto sportivo del paese.

Secondo i pm che coordinano le indagini – il procuratore di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio e il sostituto Giacomo Barbara – Morreale è il principale indiziato e la sua ricostruzione di quanto accaduto la sera del delitto presenta “gravi incongruenze”.

Sul cadavere della vittima sono stati trovati segni di bruciature ma sul luogo del ritrovamento del corpo non c’erano tracce di incendio.

Slitta anche l’autopsia sul corpo della diciasettenne in un primo tempo fissata per oggi. Il difensore di Pietro Morreale, l’avvocato Giuseppe Di Cesare, ha infatti chiesto al gip l’incidente probatorio sull’esame autoptico. Che sia, cioè, un perito nominato dal giudice ad effettuare l’autopsia e non quello incaricato dalla Procura. Domani è fissata l’udienza per la convalida del fermo.

In una nota gli avvocati Giuseppe Cazone e Sergio Burgio, difensori della famiglia di Roberta Siragusa, a nome dei genitori e del fratello della ragazza, lanciano un appello agli amici della vittima e a chiunque abbia informazioni, perché “comunichino immediatamente, ai carabinieri qualsiasi particolare o fatto, verificatosi anche prima della tragedia, che possa aiutare gli investigatori”.

“Anche circostanze apparentemente ininfluenti, potrebbero rivelarsi importanti per il raggiungimento dell’unico obiettivo comune, la verità”, scrivono. Gli avvocati comunicano che i genitori e i parenti della ragazza ritengono di “non rilasciare interviste, in questi momenti cruciali e fondamentali per le indagini, che li vedono duramente segnati”.

“Il diritto di cronaca giudiziaria è sacrosanto e verrà rispettato; – spiegano – si ringraziano coloro che, dedicando attenzione alla tragedia, lo stanno esercitando con scrupolo e diligenza”. I legali confidano che “siano osservati rigidamente da tutti al fine di tutelare il rispetto verso la persona di Roberta, la sua dignità e il suo diritto alla riservatezza in quanto soggetto minore e vittima di reato”.

La famiglia, infine, prega giornalisti e gli utenti dei social di evitare la pubblicazione di foto che ritraggono Roberta accanto all’indagato del suo omicidio, il fidanzato Pietro Morreale.