Inchiesta

Depurazione, la corsa a ostacoli per liberare la Sicilia dalla melma

Com’è possibile che ancora nel 2022 ci siano città metropolitane, come Catania, sprovviste di rete fognaria e di impianti di depurazione efficienti? Se lo chiede Riccardo Costanza, sub commissario della struttura nazionale unica per la depurazione, che sta lavorando su 67 interventi, da valore di quasi due miliardi di euro, per tirare fuori la Sicilia dalle procedure di infrazione dell’Unione europea ma soprattutto per salvare l’ecosistema dell’Isola.

“Quando ci siamo insediati – afferma Costanza – non c’era neanche una progettazione. Al Nord Italia ci prendono per alieni perché si chiedono come sia potuto accadere, nonostante la Legge Galli del ’94 prevedesse degli ambiti territoriali che utilizzassero una quota della tariffa per investimenti. E invece in Sicilia oggi lo Stato deve mettere due miliardi per colmare il gap…”.

Soldi che non saranno nemmeno sufficienti per risolvere l’enorme arretratezza dell’Isola. “Solo gli agglomerati delle prime due procedure di infrazione sono oggetto di intervento da parte del Commissario unico, ci sono tantissimi altri agglomerati, che afferiscono alle altre due procedure di infrazione più recenti (la 2014 e la 2017) che oggi sono in una situazione di stallo per mancanza di fondi. Ci sono tre quarti della Sicilia, se non di più, che sono da un lato oggetto di procedura di infrazione.. CONTINUA LA LETTURA. QUESTO CONTENUTO È RISERVATO AGLI ABBONATI

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