“C’è poco da illudersi, l’incremento del prezzo è dovuto in gran parte alla mancanza di olio italiano nella passata stagione di raccolta nelle regioni solitamente più produttive (come Puglia, Calabria dove si è dimezzata) mentre altre, come Toscana e Liguria, hanno avuto un notevole aumento e sono state praticamente autosufficienti e non hanno dovuto acquistare”.
Lo dice all”ANSA Massimo Di Cintio, esperto e giornalista agroalimentare, riferendosi alle recenti notizie di una salita dei prezzi globali dell’olio d’oliva alimentare, in aumento del 45% nel primo semestre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno per l’olio extravergine di oliva come ha spiegato l’Ismea, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare.
“Certo, la riapertura di molte attività di ristorazione ha galvanizzato un po’ il settore e i prezzi sono cresciutiì, ma dobbiamo fare attenzione, perché purtroppo questi aumenti non sempre si tramutano in maggiore redditività per gli olivicoltori perché con minor raccolto influiscono comunque molto i costi fissi – spiega Di Cintio – I prezzi sono destinati a calmierarsi a breve con l’arrivo di olio dall’estero, se persiste la domanda e poi, in misura minore, a settembre per l’olio ancora stoccato nei frantoi che dovranno liberare le cisterne per l’olio nuovo come sempre accade in quel periodo.
Quello dell’olio è un mercato in mano ai grandi mediatori che speculano sul rapporto tra domanda e offerta e giocano molto sul fattore tempo. Gli spagnoli stanno diventando maestri, poiché raccolgono a partire da novembre, dunque dopo l’Italia, studiano la situazione, aspettano di capire quale sarà la nostra capacità e i nostri prezzi prima di vendere e, quando il mercato è pronto, riversano grandi quantitativi di olio per monetizzare meglio, considerato che bastano 20-30 centesimi in più al litro per fare grosse plusvalenze.
In ogni caso, occorre differenziare tra le diverse qualità di olio: il prezzo del ‘comunitario’ prodotto in Ue al momento è intorno a 3,80 euro al kg. rispetto a 3,20/3,30 dello scorso anno, quello italiano spunta 5,50/5,60 euro rispetto a 4,60/4,70, mentre quello di alta gamma, per il quale siamo auto-consumatori, è abbastanza stabile”.
“In Abruzzo – che dopo Puglia, Calabria e Sicilia si contende ogni anno tra il quarto e il sesto posto per produzione con Campania e Lazio – l’olio extravergine è praticamente destinato all’autoconsumo e tutto questo discorso sui prezzi interessa solo i grandi confezionatori (i cui marchi sono sostanzialmente in provincia di Chieti).
In ogni caso occorre vigilare sulle frodi che per fortuna sempre più spesso vengono intercettate dalle autorità preposte, frodi che sono legate – anche per altre materie prime come il grano – al luogo di provenienza, con prodotti di origine extracomunitaria che diventano comunitari e comunitari che diventano italiani” conclude Di Cintio.