Istruzione

Didattica a distanza a rilento, rischio dispersione alle porte

CATANIA – I bambini poveri sono ancora più poveri e con meno possibilità di usufruire della didattica a distanza. A ribadirlo è l’indagine di Save The Children, “L’impatto del coronavirus sulla povertà educativa”.

In Italia per quanto riguarda la percentuale di Early School Leavers, che si riferisce all’abbandono scolastico, circa 70 province su 107 non riescono a rispettare l’obiettivo stabilito dall’Unione Europea: entro il 2020 bisogna ridurre la soglia al di sotto del 10%. Tra queste, una delle più svantaggiate risulta essere la provincia di Caltanissetta con 27,1%.

A puntare la lente di ingrandimento sul rischio di abbandono scolastico, a causa del COVID-19, è il grido di aiuto emerso dall’indagine: infatti l’8,6% delle famiglie in difficoltà ha paura che questa situazione “possa comportare l’abbandono della scuola da parte dei propri figli”.

La crisi economica, che è ulteriormente cresciuta a causa del Coronavirus, mette in luce ancora di più quanto l’abbandono scolastico derivi anche da una povertà materiale, che ora più che mai attanaglia le famiglie italiane. “Secondo una ricerca condotta dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro – spiega l’indagine – dei circa 9,5 milioni di lavoratori impossibilitati a lavorare nel mese di marzo, 3,7 milioni vivono in famiglie monoreddito, dove quindi è venuta a mancare l’unica fonte di reddito. La metà di queste famiglie è composta anche da figli a carico”.

Queste sono le premesse per mettere in serio pericolo un milione di bambini, avvicinandoli alle sabbie mobili della povertà assoluta. Quest’ultimi infatti si unirebbero all’1,2 milioni di minori che, secondo gli ultimi dati del 2018, vivono una condizione di indigenza. Ciò rischia di aumentare vertiginosamente il tasso di povertà assoluta: dal 12% al 20%.

Ma per la Sicilia non finiscono i primati poco lusinghieri. Infatti al fenomeno della dispersione scolastica è strettamente connessa la presenza dei “NEET”, ovvero dei ragazzi che non si dedicano allo studio e che non lavorano. In generale, se il Sud mostra un’incidenza di NEET al di sopra del 25%, in Sicilia si raggiungono punte del 38% e in Calabria del 35%.

Per l’anno scolastico 2018-2019, a livello regionale, è importante soffermarsi sul fenomeno dispersione implicita. Quest’ultima si riferisce alla percentuale di minori, tra i 14 e 16 anni, che frequentano il secondo anno della scuola secondaria di II grado e che non possiedono le competenze minime in matematica e italiano, esaminate attraverso le prove Invalsi. Vi sono due province siciliane che “primeggiano” per maggiore incidenza di dispersione scolastica, tra i territori del Mezzogiorno. Se Crotone risulta essere la provincia più svantaggiata (47,1%), Agrigento (44,3%) ed Enna (43,5%) la seguono subito dopo.

Questa dispersione potrebbe trovare terreno fertile nella chiusura delle scuole e nella conseguente adozione della didattica a distanza (DAD). Infatti queste ultime sono la causa per cui, secondo l’indagine di Save The Children, “uno su cinque tra i bambini e ragazzi in Italia fa più fatica a fare i compiti”. Ma non solo. A risentire della nuova didattica, sperimentata durante il lockdown, sono soprattutto gli alunni delle scuole primarie. “Quasi un bambino tra gli 8 e gli 11 anni su dieci (9,6%) – si legge nell’indagine di Save the Children – non ha mai sperimentato le lezioni on-line o lo ha fatto meno di una volta a settimana”.

Riguardo la valutazione sulla didattica a distanza, le famiglie in difficoltà chiedono un supporto maggiore da parte degli insegnanti (72,4%) e una semplificazione della DAD a causa di attività scolastiche “difficili” visto che “tra queste, più di una famiglia su dieci (11,8%) può contare solo sugli smartphone come device per accedere alla didattica a distanza”.

Il divario economico genera un divario anche nell’apprendimento. Quasi la metà dei minori (42%) si ritrova a studiare o seguire lezioni online in case sovraffollate, alunni che tra i 6 e i 17 anni non possiedono PC o tablet (12,3%), nel Mezzogiorno si arriva al 20%. Se invece li possiedono, devono condividerli con altri membri della famiglia (57%). Due terzi dei ragazzi impegnanti nella DAD hanno competenze digitali basse o di base. In poche parole, la didattica a distanza non è uguale per tutti.