Cultura

Cultura, dal caso editoriale al romance passando per il thriller: ecco i dieci libri da regalare a Natale

Gli italiani leggono poco e un terzo sono analfabeti funzionali. Sono dati inespugnabili, ma soprattutto preoccupanti. Eppure, i libri, strumento di conoscenza, possono assolvere a innumerevoli funzioni e mancanze. Il tempo speso per la lettura ha sempre valore perché è fonte di apprendimento e di riflessione. Perché non regalare o regalarsi libri per questo Natale?

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I dati sui lettori possono essere smentiti, se non addirittura stravolti. A tal proposito, abbiamo pensato a dieci titoli di libri che potrete far trovare sotto l’albero di Natale a chi amate. La selezione dei libri, però, si basa sul proporre ai lettori e a chi intende cominciare titoli che sono stati pubblicati nel 2024 da scrittori nazionali e internazionali. Si passa dal saggio al caso editoriale fino al romance, senza perdere di vista il thriller.

Dieci libri da regalare a Natale: l’elenco

Intermezzo – Sally Rooney, Editore Einaudi, pagg. 432

A parte il fatto di essere fratelli, Peter e Ivan Koubek sembrano avere poco in comune. Peter è un avvocato di Dublino sui trent’anni – affermato, abile e apparentemente irreprensibile. Ma, ora che gli è morto il padre, prende farmaci per dormire e si barcamena con fatica fra due relazioni con donne molto diverse: il primo, imperituro amore, Sylvia, e Naomi, una studentessa universitaria per cui la vita è un’unica lunga barzelletta.

Ivan è un campione di scacchi ventiduenne. Si è sempre considerato uno sfigato, un paria, l’antitesi del suo disinvolto fratello maggiore. Ora, nelle prime settimane dopo la perdita del padre, incontra Margaret, una donna più grande che esce da un passato turbolento, e rapidamente e intensamente le loro vite si intrecciano. Per i due fratelli in lutto, e per le persone da loro amate, si apre un interludio, un periodo di desiderio, disperazione e nuove prospettive – l’opportunità di scoprire quante cose un’unica vita possa contenere senza per questo andare in pezzi.

La casa dei silenzi – Donato Carrisi, Editore Longanesi, pagg. 416

Pietro Gerber è un ipnotista, come lo era il padre. Vive a Firenze da quando è nato e tutti lo conoscono come l’addormentatore di bambini. Aiuta i bambini a elaborare traumi e a superare paure e fobie. Matias ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. Da troppo tempo. In sogno gli fa visita una donna dall’aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai. La signora silenziosa abita i suoi sogni come uno spettro, come una presenza inquietante che tracima nella realtà.

Vi scriverò ancora – Andrea Camilleri, Editore Sellerio, pagg. 528

A cura di Salvatore Silvano Nigro con la collaborazione di Andreina, Elisabetta e Mariolina Camilleri. Il libro è una raccolta di lettere alla famiglia attraverso le quali si scoprono i primi anni romani, la formazione teatrale, gli albori della carriera di Andrea Camilleri.

Elogio dell’ignoranza e dell’errore – Gianrico Carofiglio, Editore Einaudi, pagg. 96

Fin da bambini ci raccontano che, se sbagli prendi un brutto voto; se sbagli non vieni promosso e non fai carriera, in certi casi addirittura perdi il lavoro; se sbagli perdi la stima degli altri e anche la tua. Sbagliare è violare le regole, sbagliare è fallire. Per l’ignoranza, se possibile, i contorni sono ancora più netti: l’ignoranza relega alla marginalità. E quando si passa dalla definizione della condizione (ignoranza) all’espressione che indica il soggetto in quella condizione (ignorante), il lessico acquista il connotato dell’offesa. In realtà, l’errore è una parte inevitabile dei processi di apprendimento e di crescita, e ammetterlo è un passaggio fondamentale per lo sviluppo di menti aperte e personalità equilibrate. Così come osservare con simpatia la nostra sconfinata, enciclopedica ignoranza è spesso la premessa per non smettere di stupirsi e di gioire per le meraviglie della scienza, dell’arte, della natura.

Non dico addio – Han Kang, Editore Adelphi, pagg. 256

Un vasto cimitero sul mare. Migliaia di tronchi d’albero, neri e spogli come lapidi, su cui si posa una neve rada. E intanto la marea che sale, minacciando di inghiottire le tombe e spazzare via le ossa. Da anni questo sogno perseguita la protagonista Gyeongha che, dopo una serie di dolorose separazioni, si è rinchiusa in un volontario isolamento.

Sarà il messaggio inatteso di un’amica a strapparla alla sua vita solitaria e alle immagini di quell’incubo: quando Inseon, bloccata in un letto di ospedale, la prega di recarsi sull’isola di Jeju per dare da bere al suo pappagallino che rischia di morire, Gyeong-ha si affretta a prendere il primo aereo per andare a salvarlo. A Jeju, però, la accoglie una terribile tempesta di neve e poi un sentiero nell’oscurità dove si perde, cade e si ferisce. È l’inizio di una discesa agli inferi, nel baratro di uno dei più atroci massacri che la Corea abbia conosciuto: trentamila civili uccisi, e molti altri imprigionati e torturati, tra la fine del 1948 e l’inizio del 1949.

Una conquista fuori menù – Felicia Kingsley, Editore Newton Compton, pagg. 512

Tra gli agenti speciali dell’FBI, Dwight Faraday è il migliore: anticonformista, dal fascino ribelle, detiene il record imbattuto di indagini risolte sotto copertura. È anche un cuoco provetto, dunque è l’ideale per infiltrarsi nella brigata del ristorante italiano che appartiene alla famiglia Villa, sospettata di avere legami con la malavita di New York. Dwight, però, non ha fatto i conti con Julia Villa, la figlia del proprietario: ragazza tosta e determinata a guidare gli “affari” di famiglia, lo detesta sin dal loro primo, tempestoso incontro ed è intenzionata a fargli capire chi comanda. Con la missione a rischio, Dwight è costretto a cambiare piano: conquistare Julia per raccogliere le informazioni di cui ha bisogno. Tra schermaglie affilate, sfide a colpi di fuori menù e provocazioni al peperoncino, Dwight è pronto a scovare la ricetta giusta per arrivare al cuore di Julia, che sembra ostinatamente immune al suo fascino.

Il canto dei cuori ribelli – Thrity Umrigar, Editore Libreria Pienogiorno, pagg. 400

Aveva quattordici anni Smita quando con la sua famiglia ha dovuto lasciare l’India in circostanze drammatiche. Una volta al sicuro in America, ha scacciato dal cuore la nostalgia per i crepuscoli aranciati e il profumo inebriante dei cibi che il padre le comprava dai venditori ambulanti e giurato a sé stessa che mai più sarebbe tornata in quei luoghi che l’avevano così profondamente ferita. Ma anni dopo si ritrova a dover accettare con riluttanza l’incarico di coprire una storia di cronaca a Mumbai, per il suo giornale.

Seguendo il caso di Meena – una giovane donna sfigurata brutalmente dai suoi fratelli e dai membri del suo villaggio per aver sposato un uomo di un’altra religione – Smita si ritrova di nuovo faccia a faccia con una società che appena fuori dallo skyline luccicante delle metropoli le pare cristallizzata in un eterno Medioevo, in cui le tradizioni hanno più valore del cuore del singolo, e con una storia che minaccia di portare alla luce tutti i dolorosi segreti del suo passato.

Come l’arancio amaro – Melania Palminteri, Editore Bompiani, pagg. 448

Agrigento, 1960. Carlotta ha trentasei anni ed è convinta che nessuna persona amata possa rimanerle vicino: suo padre è morto la notte in cui lei nasceva, la sua adorata bambinaia se n’è andata quando lei era piccola e sua madre è sempre stata simile a un’algida istitutrice. Cresciuta durante il Ventennio e la guerra in una Sicilia dove da sempre tutto cambia per rimanere immutato, Carlotta ha imparato che il solo modo per non soffrire è annoiarsi con pazienza.

Così, dopo gli studi di legge, anziché lottare per diventare avvocato si è rinchiusa a lavorare all’Archivio notarile. Ma il destino ci insegue anche se noi ci nascondiamo: è proprio uno dei polverosi documenti dell’Archivio a rivelarle la terribile accusa rivolta da sua nonna paterna a sua madre, di non averla partorita ma comprata. Carlotta comincia un’indagine che la porterà a scoprire le radici della rabbia e della sete che per tanti anni ha cercato di mettere a tacere.

Santa Maria. Anche la Morte va in burnout – Francesco Muzzopappa, Editore Solferino, pagg. 288

Maria dimostra circa sessant’anni, è innamorata e vuole andare in pensione: capita a molte. Ma il caso di Maria è un po’ particolare perché lei, come lavoro, fa la Morte. Sono miliardi di anni che programma trapassi – di qualsiasi cosa: esseri umani, piante, animali, intere specie – e che sia andata in burnout non è una gran sorpresa. Per l’INPS, però, è uno shock e l’unica risposta che riescono a inventarsi è che per sbrigare la sua pratica occorrerà un po’ di tempo.

Un periodo che Maria decide di impiegare interagendo con il mondo e soprattutto con l’oggetto del suo desiderio, Antonio Panini, dove Panini non è il cognome ma l’insegna del furgoncino di street food di cui l’uomo è il felice e un po’ unto proprietario. Solo che l’amicizia, l’amore e figurarsi il sesso non sono semplici da gestire, se per migliaia di anni ti sei fatta i fatti tuoi. Maria scopre così che dagli alti e bassi delle relazioni umane non c’è salvezza, nemmeno in un apparentemente innocuo – e in realtà assai infido – gruppo di preghiera.

Cuore Nero – Silvia Avallone, Editore Rizzoli, pagg. 368

L’unico modo per raggiungere Sassaia, minuscolo borgo incastonato tra le montagne, è una strada sterrata, ripidissima, nascosta tra i faggi. È da lì che un giorno compare Emilia, capelli rossi e crespi, magra come uno stecco, un’adolescente di trent’anni con gli anfibi viola e il giaccone verde fluo. Dalla casa accanto, Bruno assiste al suo arrivo come si assiste a un’invasione. Quando finalmente s’incontrano, ciascuno con la propria solitudine, negli occhi di Emilia Bruno intuisce un abisso simile al suo, ma di segno opposto. Entrambi hanno conosciuto il male: lui perché l’ha subito, lei perché l’ha compiuto. Sassaia è il loro punto di fuga, l’unica soluzione per sottrarsi a un futuro in cui entrambi hanno smesso di credere. Ma il futuro arriva e segue leggi proprie; che tu sia colpevole o innocente, vittima o carnefice, il tempo passa e ci rivela per ciò che tutti siamo: infinitamente fragili, fatalmente umani.