Inchiesta

Dieci miliardi di evasione fiscale stimata potrebbero risanare i conti dei Comuni

PALERMO – I problemi finanziari dei Comuni italiani non sono di certo una novità. Basti pensare che al novembre del 2021, sulla base dei dati forniti dal Viminale, si contavano complessivamente circa 1.130 Municipi con problemi di dissesto o in riequilibrio. Eppure, per gli Enti locali, esisterebbero dei modi con cui recuperare risorse autonomamente, per esempio attraverso l’accertamento fiscale con compartecipazione. Ma andiamo per ordine.

I freddi numeri ci dicono che un Comune su otto si trova in una situazione di difficoltà economico-finanziaria e il dato è in aumento, soprattutto se si considerano soltanto il Mezzogiorno. Anche a causa della pandemia da Covid-19, infatti, tante realtà della Penisola italiana hanno lamentato gravi difficoltà economico-finanziarie dovute alla crisi. Tutte problematiche hanno spesso portato gli Enti a essere impossibilitati a chiudere i bilanci, provocando gravi difficoltà amministrative e nell’erogazione dei servizi basilari per le comunità.

Ma queste forti problematiche finanziarie sono dovute soltanto al periodo storico che stiamo vivendo o magari anche a gravi inadempienze amministrative dei Comuni? Come spesso accade la risposta sta a metà tra le due possibilità: la pandemia ha sicuramente creato gravissime criticità, che si sono però scontrate con decenni di gestione poco oculata delle risorse pubbliche. C’è poi anche un altro aspetto da considerare: non sempre i Comuni hanno sfruttato tutte le possibilità a loro disposizione per ottenere risorse, preferendo spesso l’aiuto da parte dei Governi centrale o regionale.

Accertamento fiscale con compartecipazione

L’accertamento fiscale con compartecipazione dei Comuni, per esempio, è un’arma troppo poco utilizzata dalle Amministrazioni italiane, a parte rari casi. In base alle disposizioni previste dall’articolo 44 del Dpr 600/73 e dall’articolo 1, primo comma, del Dl 30/9/2005, numero 203, convertito in legge 248/2005, i Comuni sono stati resi compartecipi nella riscossione dei tributi erariali evasi, quando l’accertamento dell’Agenzia delle Entrate è stato eseguito proprio attraverso la loro segnalazione e la loro collaborazione. In pratica, se durante lo svolgimento della propria attività istituzionale un Ente si dovesse accorgere dell’esistenza di un’irregolarità amministrativa o di altra natura, che può avere comportato anche un’evasione d’imposta, potrebbe denunciare tale irregolarità agli enti impositori e ottenere il 100% dell’imposta evasa. Da quando esiste la norma, la percentuale spettante ai Comuni è tra l’altro notevolmente aumentata, passando dal 33% iniziale ad appunto il 100% della cifra recuperata.

Come accennato, però, sono davvero pochissimi i Municipi che hanno accolto questa possibilità. Dei 7.656 Enti italiani, solo 279 hanno partecipato al contrasto all’evasione, generando ricavi totali molto esigui. Un vero peccato, soprattutto se si considera il tesoretto che potrebbe essere recuperato. Stando agli ultimi dati del ministero dell’Economia e delle Finanze, nell’Italia pre pandemia l’evasione fiscale ammontava a 99,2 miliardi. Difficile ricavare un dato esatto per la Sicilia, ma anche in questo caso è possibile fare una stima orientativa, che equivale a 10 miliardi.

Cosa hanno fatto dunque i Comuni per accaparrarsi questi soldi? Poco a livello nazionale, quasi nulla a livello siciliano, stando di dati sulla compartecipazione all’evasione fiscale diffusi dal ministero dell’Interno. Comparando infatti la nostra regione alle tre con un numero di abitanti simile, ovvero Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, ci rendiamo presto conto che i dati dell’Isola non sono minimamente al passo. Il Veneto infatti, che ha circa 50.000 abitanti in più della Sicilia, nell’arco del 2020 ha recuperato circa 226.932 euro; l’Emilia Romagna (regione numero uno in questa particolare classifica) ha ottenuto circa 2.669.337 euro mentre il Piemonte, con circa 600.000 abitanti in meno rispetto alla nostra regione, ha potuto contare su 534.854 euro. La Sicilia, neanche a dirlo, è fanalino di coda tra le venti regioni italiane con la riscossione di appena 12.743,12 euro. È la città di Messina quella ad aver raccolto più di tutte attestandosi a 3.678,53 euro.

Lotta all’evasione, si sta facendo troppo poco

A fronte della situazione appena descritta, i Comuni, specialmente in Sicilia, continuano a chiedere aiuto e risorse straordinarie al Governo centrale, ma è evidente come non facciano ancora abbastanza per tentare di camminare con le proprie gambe. Vero è che negli uffici pubblici dell’Isola continua a esserci una grave mancanza di professionalità. Ma è altrettanto vero che sul fronte della lotta all’evasione, sia dei tributi locali che, conseguentemente, anche fiscale si sta facendo troppo poco, anzi a volte si ha l’impressione che si faccia finta di non vedere quello che sta accadendo. Perché? Non bisogna mai dimenticare che alla fine, anche gli evasori hanno diritto di voto.

Il caso virtuoso di San Giovanni in Persiceto

SAN GIOVANNI IN PERSICETO (BO) – Il Municipio italiano ad aver ricevuto la fetta più grossa dei rimborsi connessi alla compartecipazione dei Comuni all’evasione fiscale è San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, che ha ottenuto questo primato per il terzo anno consecutivo. Una gran bella soddisfazione per questo centro di circa 28 mila abitanti e per il suo sindaco, Lorenzo Pellegatti. Lo abbiamo intervistato in esclusiva.

Lorenzo Pellegatti

In un periodo in cui i Comuni faticano a far quadrare i Conti, il vostro Ente è riuscito per la terza volta consecutiva a essere quello che in Italia ha dato il contributo maggiore nella lotta all’evasione fiscale. In che modo è stato possibile raggiungere questi risultati?
“Sì, anche quest’anno l’Agenzia delle Entrate ci ha riconosciuto 912.502,57 euro, quasi un milione di euro che, come al solito, viene ricollocato all’interno del Bilancio comunale e impiegato a beneficio dell’intera collettività. Il recupero somme derivanti dall’evasione fiscale è possibile grazie a un protocollo d’intesa per la definizione dei programmi di recupero dell’evasione fiscale, a cui il nostro Comune ha aderito diversi anni fa. Una parte di queste risorse è stata destinata a un progetto di riqualificazione della nostra storica e importante Biblioteca comunale, mentre l’altra è stata utilizzata per il mantenimento di agevolazioni fiscali locali”.

Quindi è possibile fare una seria lotta all’evasione fiscale. Spesso si ha l’impressione che i sindaci non vogliano calcare troppo la mano su questo tema, forse per paura di contraccolpi elettorali. Lei che ne pensa?
“Innanzitutto vorrei precisare che la somma versata al Comune corrisponde al 100% del recupero effettuato dall’Agenzia delle Entrate sul territorio del Comune di Persiceto, ma riguarda le sole evasioni da imposte statali, quindi non necessariamente effettuate da residenti. Quando il Comune fa verifiche sui tributi locali e trova casi di evasione, oltre a fare i dovuti accertamenti interni, segnala i nominativi all’Agenzia delle Entrate. Nel caso l’Agenzia individui su questi nominativi evasioni anche per i tributi di competenza statale trasferisce il 100% del recupero al Comune. Un forte tasso di recupero dell’evasione non equivale quindi a un’evasione diffusa sul territorio, basta un solo caso importante, magari a livello di grandi imprese con capogruppo neppure residente nel Comune, e si arriva a queste cifre”.

In Italia meno di trecento Comuni hanno partecipato alla lotta all’evasione. L’Emilia Romagna ha raccolto il 42% del totale nazionale, mentre in tutta la Sicilia gli Enti locali sono riusciti a racimolare appena 12 mila euro. Come giudica questi dati?
“Come accennavo prima, noi come Comune dell’Emilia Romagna nel 2008 abbiamo firmato un protocollo d’intesa tra Anci Emilia Romagna e Agenzia delle Entrate Direzione regionale dell’Emilia Romagna. Il protocollo prevede l’invio di segnalazioni locali qualificate, definite da una serie di provvedimenti del direttore dell’Agenzia delle Entrate, con l’indicazione di concentrare l’intervento su cinque aree: commercio e professioni, urbanistica e territorio, proprietà edilizia e patrimonio immobiliare, residenze fittizie all’estero, beni indicativi di capacità contributiva. Vista la nostra esperienza positiva auspico che sempre più Regioni e Comuni aderiscano a questo tipo di protocolli”.