Dopo anni di dibattiti e controversie e a quattro anni dalla maxi multa da 5 milioni di euro inflitta a Eni dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), poi confermata due anni fa dal Tar del Lazio, il Consiglio di Stato ha ribaltato le carte in tavola, accogliendo integralmente il ricorso presentato di Eni, con una sentenza che reputa infondate le accuse di “greenwashing”, secondo le quali Eni avrebbe messo in atto una pratica commerciale scorretta ai danni dei consumatori per la campagna pubblicitaria del carburante Eni Diesel+, affermando che la miscelazione del 15% di HVO (acronimo di olio vegetale idrogenato, un biocarburante prodotto nelle bioraffinerie di Venezia e Gela grazie alla tecnologia EcofiningTM) al tradizionale combustibile fossile lo renderebbe meno inquinante e che quindi porterebbe vantaggi ambientali.
Per il Consiglio di Stato, invece, i messaggi pubblicitari di Eni non sono “greenwashing” tantomeno includono pratiche commerciali scorrette, accertando definitivamente che nessuna pratica commerciale scorretta è stata messa in atto da Eni ai danni dei consumatori e che gli addebiti a suo tempo mossi dall’AGCM sono da ritenersi infondati, disconoscendo il principio secondo cui termini quali green e simili non possano mai essere associati a prodotti considerati, per loro natura, non “a impatto zero” sull’ambiente. Con la sentenza del Consiglio di Stato si chiude una vicenda che ha causato a Eni un rilevante danno economico e reputazionale, avvalorando ingiuste accuse di “greenwashing” che ora si rivelano totalmente infondate.
Citando il Consiglio di Stato, Eni rimarca come oggi sia finalmente riconosciuto che “non può dubitarsi, in linea di principio, della legittimità dell’impiego di claim ‘green’ anche in relazione a prodotti (come nel caso di specie un carburante diesel) che sono (e restano) in certa misura inquinanti ma che presentano, rispetto ad altri, un minore impatto sull’ambiente”.
Inoltre, la sentenza del Consiglio di Stato sottolinea l’importanza di un approccio basato sui fatti e sulla scienza nella valutazione delle pratiche commerciali, specialmente quando si tratta di questioni ambientali. Eni, in particolare, ha dimostrato di essere all’avanguardia nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni energetiche sostenibili, un impegno che ora è riconosciuto e sostenuto anche dal più alto organo giudiziario del paese.
Eni da sempre ha sostenuto la veridicità dei vanti ambientali del Diesel+ basandosi su prove scientifiche documentate, definendo green la componente di HVO in esso contenuta al 15% e specificando in termini relativi che il Diesel+, grazie a questa componente green, era meno inquinante degli altri carburanti venduti in quel momento sul mercato e la sentenza del Consiglio di Stato conferma che ciò era vero e inequivocabile.
È stata così affermata la correttezza dell’operato di Eni rispetto a un’accusa che è stata spesso utilizzata in modo del tutto ingiusto e strumentale per sminuire in modo infondato le proprietà di abbattimento delle emissioni dei propri biocarburanti, che oggi vengono distribuiti anche in purezza, migliorando ancora di più la riduzione delle emissioni climalteranti.