PALERMO – Prevedibilissima la pioggia di critiche sul Governatore della Sicilia, Nello Musumeci, dopo le sue dichiarazioni sulla presunta “inutilità” dei dipendenti della Regione. A dare addosso al presidente sono stati, oltre ai sindacati della categoria, anche i partiti di opposizione.
Antonio Russo, segretario generale di Confintesa, la Federazione dipendenti regionali categoria A e B, parla di una precisa strategia messa in atto dal governatore e di “atteggiamento populista”.
“La verità è che dietro questi attacchi – ha detto Russo – si vuole terreno fertile per nuove stabilizzazioni e per il passaggio dei dirigenti dalla terza fascia alla seconda. Il Presidente Musumeci non sa, o finge di non sapere – aggiunge – che i dipendenti categoria A e B portano avanti interi uffici e che nel corso degli anni non si sono mai tirati indietro di fronte alla possibilità di migliorare la qualità del loro lavoro. Nemmeno l’ombra delle progressioni verticali introdotte con la legge Madia e attuate in altre amministrazioni. Nessuna riqualificazione per le categorie A e B. A questo punto, è urgente che, come sindacato maggiormente rappresentativo dei dipendenti definiti ‘inutili’, e come ultimo tentativo, il Presidente e Confintesa si confrontino con chiarezza su questi temi una volta e per tutte”.
Ma se da un lato vi sono le risposte di coloro che giustamente non possono che difendere la categoria di dipendenti regionali che rappresentano, dall’altra parte c’è la percezione che i cittadini siciliani hanno della pubblica amministrazione regionale e che la dice lunga sul grado di insoddisfazione a fronte di una qualità dei servizi erogati a dir poco discutibile. Altrettanto vero è che non si può sparare nel mucchio. Lo sa bene Antonello Cracolici, deputato Pd all’Ars, il quale ha detto che Musumeci non fa altro che accumulare figuracce di giorno in giorno: “Musumeci – si legge in una nota del parlamentare – è ogni giorno più solo, ma invece di ammettere i suoi errori se la prende con chiunque tranne che con se stesso, cioè il vero responsabile di una Sicilia allo sbando. Sono sempre di più – conclude Cracolici – quelli che, nella maggioranza, non vogliono essere associati ai suoi fallimenti ed iniziano a smarcarsi da lui. Questa situazione ormai è evidente a tutti, anche fra i suoi sostenitori più stretti c’è chi inizia a manifestare imbarazzo ed insofferenza per la sua inadeguatezza”.
Le opposizioni hanno ragione quando sostengono che, nonostante le riforme della P.A., ben poco è cambiato sotto il profilo della produttività e alle parole il governo regionale non ha fatto seguire i fatti, esattamente come i governi precedenti, dove c’era l’attuale opposizione al comando. Sarebbe opportuno, dunque, mettere da parte le polemiche sterili e rimboccarsi le maniche per introdurre a Palazzo d’Orléans le tanto agognate “virtù” di meritocrazia e produttività.
Per i tre parlamentari, “certamente vi è un deficit grave di alfabetizzazione digitale fra i dipendenti, come in tutta la pubblica amministrazione. Un deficit che ha radici lontane nell’organizzazione degli uffici, nell’assenza di una seria politica di aggiornamento e formazione, nel fatto che il personale sia nella grande maggioranza, per oggettive condizioni anagrafiche, appartenente alla fascia di popolazione meno avvezza all’uso del digitale. Ma il ruolo della Politica è quello di trovare rimedio ai problemi e non additare, per altro con toni poco consoni al ruolo istituzionale. Il Presidente Musumeci quindi faccia un necessario sforzo per immaginare cosa serve per ridurre il gap culturale e professionale che ha attaccato con tanta veemenza; colga l’occasione, come avvenuto in tante altre realtà amministrative in Italia e anche in Sicilia, per utilizzare le imposizioni di ricorso allo smarworking per avviare una massiccia formazione e riqualificazione del personale, utilizzando risorse interne ed esterne della Regione e valorizzando proprio quella parte della struttura e del personale regionale che sono invece più avanti nelle competenze digitali.”
Per Caronia, Lantieri e Pullara “se ciò non avvenisse, l’attacco di ieri rischia di apparire e restare un’accusa fine a sé stessa di cui difficilmente si comprende l’utilità se non quella di un populismo di bassa lega.”
“Non intendo certo difendere i fannulloni, che vanno perseguiti uno per uno, ma evitando generalizzazioni che colpiscono anche chi non le merita. La macchina amministrativa regionale fa acqua da tutte le parti, purtroppo, ma la responsabilità è sempre e solo politica.
Appare però evidente che al Presidente della Regione, le cui dichiarazioni qualche volta sembrano funzionali a logiche di partiti nazionali, serve un ripasso di natura numerica – dichiara Salvo Fleres, portavoce di Unità Siciliana-Le Api – Cominciamo con il ricordargli che circa 6.000 dipendenti su 13.000 della Regione siciliana, tra Beni culturali, Geni civili, Motorizzazioni, etc, svolgono funzioni che altrove paga lo Stato.
Prima di parlare male di casa propria, perciò, sarebbe il caso che riflettesse su questo, sulla responsabilità dei dirigenti cui ha peraltro recentemente rinnovato i contratti e su ulteriori dati che riguardano tutto il Sud, derubato di 61 miliardi l’anno dal Nord attraverso la trappola del sistema dei costi standard e della spesa storica.
Per esempio, secondo dati ufficiali, tre regioni italiane provocano il deficit della sanità nazionale: Piemonte, Liguria e Toscana, mentre il Veneto fa pagare allo Stato, non ai veneti, lo stipendio di 16 mila dipendenti della sanità non medici in più di quanto non faccia la Campania – prosegue -. Il Presidente della Regione saprà certamente che giornalisti “alla carta” e politici servi della finanza speculativa dimenticano sistematicamente di dire che in Italia esistono ben 5.766 società partecipate degli enti locali che costano decine di miliardi, peccato che il 58,51% di queste società si trova al Nord, il 20,64% si trova al Centro, il 14,46% si trova al Sud e solo il 6,27% si trova nelle Isole.
Infine, dal rapporto SVIMEZ si evince che per opere pubbliche, nel 2018, sono stati spesi 102 euro pro capite al Sud e 278 euro pro capite al Nord.
Mentre chi ricopre incarichi istituzionali si limita a cimentarsi in considerazioni acchiappa facili consensi – conclude Fleres – Unità Siciliana-Le Api si batte contro queste follie, fuori e dentro le istituzioni, per eliminare un simile scandalo mirante a far diventare più ricco chi è già ricco e più povero chi è già povero. Nessun partito nazionale lo farà perché i partiti nazionali non sono liberi dal collare della finanza speculativa che li paga e ne controlla le decisioni.”