Editoriale

Regionali, basta aumenti a pioggia

In occasione di un Forum organizzato dal QdS – cui hanno partecipato i rappresentati di sei sigle sindacali dei dirigenti della Regione siciliana, pubblicato il 18 maggio 2021 – è emerso che il Contratto collettivo di lavoro, che statuisce le regole fra datore (Regione) e lavoratori (dirigenti) risale al 2007, mentre la parte economica è continuamente aggiornata e stabilisce aumenti e premi.
Però questi ultimi non sono mai ragguagliati agli obiettivi, se non in via formale, perché gli stessi sono fissati dai dirigenti. Ora, è evidente che se coloro che debbono raggiungere i risultati si fissano gli obiettivi, la soglia di questi ultimi è molto bassa.

Tutto ciò non è serio, mentre serio sarebbe che gli obiettivi fossero fissati da enti terzi, in base alle direttive dei rappresentanti delle istituzioni, in questo caso gli assessori regionali.
Questo è il quadro, che il QdS rappresenta da decenni, del quale ovviamente non si tiene conto perché non conviene alla dirigenza regionale, che è governata da assessori quantomeno di poco polso.

La conseguenza di un tale stato di cose è che tutta la macchina regionale funziona male, è lentissima, blocca concessioni, autorizzazioni, pareri e quant’altro necessario per fare aprire i cantieri, installare impianti di rinnovabili e fare qualunque altra cosa che deve necessariamente passare per le forche caudine regionali.
Questo deprecabile malfunzionamento ha un riflesso sull’economia regionale, sul Pil e sull’occupazione, che non attivando nuovi lavori o ampliando quelli esistenti, non aprendo i cantieri, non migliorando l’attrattività turistico-culturale, non sostenendo l’agricoltura innovativa e via enumerando, non hanno la possibilità di migliorare i loro coefficienti.
Ma, nonostante ciò, i dirigenti percepiscono i premi mentre funzionari e dipendenti percepiscono i loro stipendi regolarmente.

Appare del tutto evidente questa discrasia in una macchina che costa ai contribuenti cifre notevoli, ma che non rende agli stessi contribuenti, cioé i/le cittadini/e, quanto dovrebbe in termini di servizi efficienti.
Non è possibile continuare in questo tran tran e ci auguriamo che il neo-presidente della Regione siciliana, Renato Schifani – venuto al nostro forum pubblicato il 9 settembre scorso – e i dodici assessori nuovi di zecca sappiano invertire questo scenario negativo.

La Presidenza della Regione ha consentito all’Aran – organo datoriale che la rappresenta – di firmare l’accordo con i dirigenti senza porre mano al Contratto collettivo del 2007, cui prima si accennava.
Non si capisce in base a quale ragionamento si parta dal compenso e non dalla prestazione. Se io vado dal barbiere, prima ricevo il servizio e poi lo pago; se vado al ristorante, lo stesso; se vado da un medico, uguale. Perché allora gli oltre undicimila dipendenti della Regione debbono ricevere il loro compenso a prescindere dalla qualità e dalla quantità dei servizi prestati?

Si tratta di una violazione di regole civili ed etiche, perché non si può distribuire il denaro proveniente dalle imposte pagate dai/dalle cittadini/e a chi non lo ha meritato.
Ecco, è proprio la questione del merito che noi poniamo da quarant’anni: ognuno deve ricevere in rapporto al proprio merito e non a privilegi, a favori e a contratti formali.

Il Presidente della Regione sta valutando questo cambio di rotta e riteniamo che l’Aran riceverà presto istruzioni nel senso indicato, cioé di rinnovare in toto le regole di funzionamento dei dipartimenti, delle aree e dei servizi, fissando obiettivi concreti e certi, che vanno raggiunti a ogni costo, in un tempo prestabilito e in base a un rigido cronoprogramma.

Il Pil pro capite di ogni siciliano è intorno a 17 mila euro l’anno, contro i circa 36 mila euro l’anno di un cittadino lombardo. Ma entrambi sono italiani e secondo l’articolo 3 della Costituzione dovrebbero essere uguali. Però i dati che precedono dimostrano che non lo sono.
Va combattuta questa diseguaglianza e ridotta fino ad annullarla, in tempi ragionevoli, diciamo un quinquennio, quello dell’attuale diciottesima legislatura.
Questo è il fine più importante del Governo regionale. Riteniamo che abbia la forza morale e la capacità per raggiungerlo. Speriamo, inoltre, che possa farlo nei tempi della stessa legislatura.