Sanità

Dipendenza patologica, costi sanitari e sociali

ROMA – Si è celebrata lunedì scorso la Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, istituita dall‘Assemblea delle Nazioni Unite nel 1987, richiamando l’attenzione su una problematica complessa quale la dipendenza da sostanze e sulla necessità di una prevenzione efficace del disturbo e dei relativi costi sostenuti per la terapia.
Secondo i dati più recenti diffusi dal ministero della Salute solo nel 2021 i servizi in Italia hanno assistito complessivamente 123.871 soggetti dipendenti da sostanze (su un totale di 203.920 contatti) di cui 15.653 nuovi utenti (12,6%) e 108.218 soggetti già in carico o rientrati dagli anni precedenti per un fenomeno da attenzionare nel dettaglio in merito al quale abbiamo ascoltato l’autorevole parere di Guido Faillace, medico psichiatra e presidente nazionale Federserd (Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze).

Dottor Faillace, può parlarci dei costi della sanità destinati agli assuntori di sostanze e, in generale, affetti da dipendenza patologica?
“Premesso che oggi i soggetti affetti da dipendenza non comprendono più soltanto i classici assuntori di sostanze, anche se dobbiamo rimarcare il ruolo giocato dal crack, definita la bestia nera, ma altresì le persone con diagnosi di dipendenza affettiva o gioco d’azzardo o ancora tecnodipendenti, sorge forte la questione del costo del singolo ricovero e dell’assistenza sanitaria e di come alleviare tali spese che gravano sullo Stato. Dati alla mano, un giorno di ospedalizzazione nella nostra Regione pesa circa 800 euro a persona contro una spesa di meno di 400 euro in regioni come l’Emilia Romagna. Non possiamo negare che l’ospedalizzazione sia un fallimento del sistema perché corrisponde a una cronicizzazione della patologia che comporta altresì ingenti costi sociali legati alle assenze dal lavoro per malattia. Se la persona non viene sottoposta a un ricovero ospedaliero i costi scendono a 72 euro al giorno in Comunità terapeutica, ma non dobbiamo dimenticare i costi extraricovero tipici del pronto soccorso, con accesso preferenziale nel fine settimana”.

Quali allora a suo avviso le soluzioni possibili per un risparmio sanitario effettivo?
“A mio avviso la via maestra resta la prevenzione primaria che abbatta sul nascere ogni forma, anche lieve, di dipendenza e disagio. In Sicilia sicuramente questa linea governativa dovrebbe essere rafforzata anche alla luce del fatto che la nostra Isola si colloca tristemente al primo posto in Italia per sequestro di sostanze. Servono più risposte concrete da parte della nostra Regione che dovrebbe investire da parte sua oltre che attingere dai fondi ministeriali, insufficienti per il fabbisogno sanitario reale, sulla falsariga di altre regioni virtuose come la Lombardia, la Toscana e il Lazio. Inoltre è opportuno assicurare maggiori fondi alle Associazioni e alle Comunità con progetti valutabili sempre nell’ottica di una prevenzione che sradichi le dipendenze estirpandole alla radice, per il bene della società tutta, delle persone sofferenti e dei loro familiari”.