Politica

Dirigenti Regione, aumenti in busta paga offesa ai siciliani

di Raffaella Pessina e Patrizia Penna

PALERMO – È stato firmato ieri all’Aran il rinnovo del contratto dei dirigenti della Regione siciliana per il triennio 2016-2018 che prevede aumenti in media di 209,92 euro per oltre 1.600 lavoratori. Nei palazzi della Regione, dunque, si è consumata l’ennesima beffa ai danni delle tante famiglie siciliane costrette vivere ai limiti della sopravvivenza: la burocrazia siciliana, tra le più “scassate” d’Europa, potrà contare su buste paga più pesanti.

A fronte di quali servizi ai cittadini non è dato sapere dal momento che la qualità delle performance della pubblica amministrazione regionale è sotto gli occhi di tutti e la produttività del personale resta pura teoria.
Con grande stupore registriamo che i sindacati di categoria non si ritengono soddisfatti e che definiscono quello firmato ieri un contratto mediocre che si ripromettono di migliorare con la trattativa per il contratto 2019-2021.

Eppure, la Corte dei Conti, nel giudizio di parifica del rendiconto generale 2018 reso pubblico il 13 dicembre scorso, aveva fornito precise indicazioni per il superamento delle criticità che riguardano il settore dirigenziale, sottolineando la necessità che agli adeguamenti retributivi facessero seguito adeguati meccanismi di controllo e misurazione del rendimento.

“La prossima sottoscrizione dell’accordo contrattuale per la dirigenza regionale – è scritto nella sintesi della relazione sul rendiconto generale – dovrebbe costituire l’occasione per orientare lo status dirigenziale verso le dinamiche giuridiche e retributive del pubblico impiego nazionale, accentuando i profili connessi al rendimento ed al merito e correlando gli aspetti retributivi ad una corretta pesatura di incarichi e responsabilità, assai poco praticata (si consideri il censurabile riconoscimento del medesimo trattamento accessorio indifferenziato per gli incarichi di preposizione ai Dipartimenti regionali, che invece presentano differenti livelli di complessità e rilevanza strategica in seno all’organizzazione burocratica)”.

“Come affermato dalla Corte costituzionale – scrivono ancora i giudici contabili – il contratto collettivo deve rappresentare anche un fattore propulsivo della produttività e del merito, promuovendo un processo di riforma dell’ordinamento del personale ispirato a criteri meritocratici e all’obiettivo, fissato dall’art. 40, comma 3 bis, del d.lgs. n. 150/2009, che una quota prevalente del trattamento accessorio comunque denominato sia destinata alla retribuzione di produttività, sulla base di una reale pesatura differenziata degli incarichi”.

Nell’accordo raggiunto ieri è stata prevista l’introduzione del Codice per la responsabilità disciplinare dei dirigenti, che riguarda tutta la materia delle infrazioni e delle sanzioni disciplinari. Ma di veramente concreto c’è un cospicuo aumento di stipendio rappresentato da una spesa che per il triennio sfiora i nove milioni di euro.

Il nuovo contratto prevede un aumento percentuale delle retribuzioni in linea con quelle statali (3,48%). In cifre, l’impatto sarà inferiore a quello statale per via del doppio biennio di ritardo che la dirigenza siciliana scontava rispetto allo Stato. Una somma di 28,95 euro andrà automaticamente ad implementare il fondo per la dirigenza, con la precisa destinazione all’indennità di risultato.

“Il nostro prossimo obiettivo per il 2020 è la riforma della pubblica amministrazione regionale”, commentano i sindacati che sottolineano però che non è stata eliminata la terza fascia e non sono state previste norme per stemperare il potere discrezionale dei dirigenti generali nella scelta dei dirigenti a cui affidare gli incarichi. Inoltre, non è stata applicata l’equiparazione ai dirigenti statali. “Tematiche che riproporremo col nuovo contratto – hanno ribadito i rappresentanti dei sindacati – decisivo per rilanciare l’azione amministrativa della Regione”.