Politica

Dissesto: quattrocento Comuni in crisi. In Calabria e Sicilia i più indebitati

“O tutti o nessuno, in democrazia funziona così. Non ci sono Comuni di serie A e Comuni di serie B”.

Il capo della Lega Nord e ministro dell’Interno Matteo Salvini avrebbe ieri, con questa frase, chiuso alla norma Salva-Roma che M5s vuole inserire nel decreto Crescita all’esame, oggi, del Consiglio dei Ministri.

Ma i grillini non arretrano: “I Comuni vanno salvati tutti, ma i problemi sono diversi e a ciascuno serve la sua cura”, ha replicato a Salvini la viceministro dell’Economia, la pentastellata Laura Castelli.

“I Comuni – ha affermato la Castelli -, anche con quelli capoluogo di Città Metropolitana, con cui abbiamo avviato un dialogo proficuo, vanno salvati tutti, perché così si salvano i servizi ai cittadini”.

Ma sono davvero tante le città con l’acqua alla gola in Italia: il dissesto è stato già dichiarato – secondo alcuni un po’ troppo frettolosamente – a Catania così come ad Alessandria. Ma, oltre Roma, rischiano la bancarotta città metropolitane come Napoli insieme a tantissime altre, di piccole ma anche di medie dimensioni: Caserta, Messina, Vibo Valentia o la provincia di Siracusa.

In tutto sono circa quattrocento, secondo gli ultimi dati aggiornati, i Comuni che hanno dichiarato il dissesto o avviato le procedure di riequilibrio finanziario, secondo quanto previsto dal Testo unico degli enti locali.

Tra i Comuni entrati nel capitolo allarmante del dissesto (che prevede una via di uscita di cinque anni) a fine settembre 2018 figuravano, tra gli altri, Terni, Potenza, Gioia Tauro, Milazzo e Cefalù.

Ma altre realtà, poco meno di duecento, hanno invece avviato le procedure per il pre-dissesto – secondo le norme introdotte nel 2012 dal governo Monti per fermare un’emorragia di risorse, soprattutto nel Mezzogiorno – che prevede un piano di risanamento di dieci anni, prolungati a venti con la manovra 2018 per tentare di salvare la situazione di Napoli.

In questo elenco oltre al capoluogo campano figurano Foggia, Cosenza, Reggio Calabria, Messina, Savona, Frosinone, Rieti e Pescara.

In ogni caso è bene ricordare che la stragrande maggioranza degli ottomila comuni italiani, almeno secondo dati della Corte dei Conti relativi al 2016, ha presentato bilanci in ordine.

Ma una piccola percentuale di questi è riuscita ad accumulare un disavanzo pari a 2,6 miliardi di euro.

A livello regionale il record per la presenza di Comuni che hanno dichiarato il dissesto finanziario o hanno fatto ricorso al riequilibrio finanziario spetta alla Calabria, dove su un totale di 409 comuni si registravano 41 dissesti e 54 riequilibri, per un totale quindi di 95 municipi. Segue a ruota la Sicilia con 86 comuni su 390, con 29 dissesti e 57 riequilibri, e la Campania con 44 realtà in dissesto e 32 in procedura di riequilibrio, su un totale di 551.