ROMA – Il portavoce siciliano della Consulta dei distretti del cibo, Angelo Barone, è stato audito in Commissione Agricoltura della Camera, in merito alla transizione del sistema agroalimentare verso obiettivi di sviluppo sostenibili. L’audizione, richiesta dalla stessa Consulta, ha avuto ad oggetto i Distretti, la loro funzione a favore della sostenibilità della filiera agroalimentare, ma soprattutto la possibilità di centrare – tramite quest’ultimi – gli obiettivi di Pnrr, Agenda Onu 2030, Green Deal.
I Distretti del Cibo italiani sono centosette, nove si trovano in Sicilia (distretti del cibo bio slow pane e olio, del cibo del sud-est siciliano, del cibo del sud est Sicilia Etna Val di Noto, delle filiere e dei territori di Sicilia in rete, del cibo Ats Sikania Bio-Mediterraneo, del cibo dei Nebrodi Valdemone, del cibo Born in Sicily Routes – Val di Mazara) e anche nell’Isola sono considerati uno strumento strategico. Nati giuridicamente nel 2017, solo lo scorso settembre si sono riuniti in consulta e trovato ascolto informale in XIII Commissione, comunicando alcune incongruenze che riguardando le somme dei finanziamenti ai progetti.
“Desideriamo porre la nostra attenzione sui Distretti del Cibo perché sono strumenti riconosciuti per programmare e pianificare un sistema di sviluppo territoriale sostenibile, di coesione sociali, a favore dell’agroalimentare e sono utili a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu, il Green Deal e con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – ha evidenziato il portavoce siciliano della Consulta Angelo Barone in Commissione Agricoltura della Camera -. I distretti sono stati costituiti con la Legge di Bilancio del 2018, con quella legge l’Italia iniziava a declinare gli obiettivi dell’Agenda 2030 e tra questi individuava proprio i Distretti del Cibo tra gli strumenti più importanti. Già il legislatore riconosce a questi un ruolo primario per lo sviluppo e la transizione sostenibile e la risposta del Paese in tal senso è stato positiva: oggi infatti ci sono 107 Distretti del Cibo iscritti al registro nazionale del Mipaaf, che hanno rilevato dei problemi, in particolare, sulla percentuale di contributo a progetti già cantierabili”.
Il finanziamento ai distretti è pari a 1,2 miliardi dal 2021 al 2026 così suddivisi: 200 milioni di euro per l’anno 2021; 300,83 per ciascun anno dal 2022 al 2023; 258,81 per il 2024; 122,5 per il 2025 e 20,33 milioni di euro per il 2026. Somme che restano al centro del dibattito.
“C’è una disparità tra i contratti filiera e di distretto – ha spiegato Barone – non comprendiamo infatti come mai i primi sono stati destinatari di somme finanziate sia dal bando 2018, poi dal Fondo Sviluppo e Coesione e oggi da altri 350 milioni di euro ad integrazione per scorrere la graduatoria, mentre per i Distretti del Cibo oggi ci sono soltanto 200 milioni di euro totali che vanificano, di fatto, la progettazione. Chiediamo ci sia un equilibrio tra i due strumenti, anche perché i due processi di sviluppo sono complementari. I distretti devono anche organizzare diverse filiere”.
Già a settembre la Consulta dei distretti del cibo aveva evidenziato come, dei venti progetti già finanziati per il 50% da privati, che sarebbero immediatamente cantierabili per una spesa ammessa di circa 315 milioni di euro, solo dieci avevano trovato finanziamento ma con percentuali di contributo molto ridotte rispetto a quelle indicate nei provvedimenti attuativi. Il bando il Mipaaf aveva stanziato solo 31 milioni di euro, 18 per il cibo e 13 per i progetti di distretto sulla Xylella.
“Alcuni progetti sono già immediatamente cantierabili e se fossero tutti realizzati coinvolgerebbero 10 regioni (Toscana, Lombardia, Emilia, Lazio, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), anche per questo proponiamo la costituzione di un tavolo permanente di confronto – ha concluso Angelo Barone – ove valutare e definire meccanismi di utilizzo dei fondi per miglior utilizzo e risultati. Le imprese hanno necessità di sapere se i loro progetti saranno finanziati o no, l’incertezza non favorisce lo sviluppo”.
L’onorevole Susanna Cenni del Partito Democratico ha comunicato il suo impegno verso la questione, mentre il siciliano Dedalo Pignatone del Movimento Cinque Stelle ha chiesto delucidazioni sulla situazione a riguardo in Sicilia.
Twitter: @ChiaraBorzì