C’è chi non ha trovato un mezzo e ha dovuto prendere più di un autobus per raggiungere la propria destinazione. C’è chi ha caricato l’automobile e ha guidato per migliaia di chilometri. Domani, primo settembre, un esercito di insegnanti prenderà servizio. Molti, moltisismi, lontano da casa.
È partito il grande esodo dei docenti che tra meno di 24 ore dovranno prendere servizio dopo aver partecipato alla cosiddetta call veloce, la possibilità di accedere al ruolo immediatamente. Ma solo dopo aver lasciato tutto e tutti e aver preso la strada verso il Nord. Lombardia in primis, ma anche Piemonte, Veneto, Emilia Romagna o Sardegna: sono queste le regioni in cui è maggiore la richiesta di docenti e sono queste nelle quali si stanno riversando centinaia di professori siciliani.
Specializzati quest’anno o negli scorsi anni non importa. Ad agosto la finestra aperta per qualche giorno: una scelta, per qualcuno ponderata, per altri estemporanea. Un click con la speranza della chiamata. Del ruolo. In poche ore la decisione di una vita: lasciare casa, affetti, talvolta figli e coniuge, e trasferirsi per un posto di lavoro, per un posto fisso, per un futuro certo.
E subito tornarono in mente i grandi esodi che hanno svuotato la Sicilia più e più volte nella storia. Dopo l’unificazione italiana e la rivoluzione industriale, nel primo, e ancor di più nel secondo, dopoguerra; negli anni sessanta nonostante il boom e oggi. Ancora oggi. Nel nuovo millennio le scene sono sempre quelle. Cambiano i mezzi, le valigie non sono più di cartone ma trolley o borsoni, ma la sostanza non cambia. La Sicilia perde, e con lei tutto il Meridione d’Italia, centinaia di teste, persone preparate che si sono formate e che andranno fuori a portare la propria sapienza, la propria esperienza.
Una grande possibilità che vede mescolarsi speranza e disillusione, entusiasmo e nostalgia, rabbia e consapevolezza. Per fuggire alla precarietà, per migliorare la propria esistenza. Anche quando giovani non si è più. In bocca al lupo a tutta la classe docente, a chi resta e a chi va.