Lavoro

Domanda-offerta lavoro, gap da 40 mld

ROMA – Introvabili i profili più tecnici sul mercato del lavoro. Serve un cambio di rotta e per farlo necessita una sinergia tra pubblico e privato per far comprendere ai giovani quali strade intraprendere per la loro formazione. In buona sostanza, indirizzarli per far capire loro cosa studiare.

Mancano in Italia il 40% dei profili richiesti

È a grandi linee il punto di vista dell’Ufficio studi Consulenti del Lavoro che, analizzando il mercato del lavoro italiano, ha messo in evidenza delle gravissime criticità. Oramai il gap tra offerte di lavoro e mancanza di profili ha raggiunto in Italia il 40%. Un dato che si allinea grosso modo a quello siciliano, sulla base dei dati Unioncamere Excelsior, dove quasi 4 profili su 10 richiesti dalle imprese non trovano copertura perché mancano i candidati. S

trano a dirsi in una terra affamata di lavoro come quella siciliana ma così è. Dal loro punto di vista rispetto a tale incertezza l’ufficio studi Consulenti del lavoro traccia la strada per poter invertire la rotta ma si deve cominciare da subito: “La preparazione delle future generazioni al mondo del lavoro è diventata una delle sfide più urgenti – afferma il presidente del consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca -. È necessario orientare i giovani verso percorsi formativi professionalizzanti e il più possibile connessi con le esigenze del mercato del lavoro, implementando programmi di formazione mirati che consentano di sviluppare competenze altamente richieste dalle imprese, in primis nei settori tecnici e professionali. Per garantire una forza lavoro qualificata e ridurre il mismatch tra domanda e offerta, è importante che istituzioni scolastiche, enti pubblici e imprese agiscano in sinergia per sviluppare una maggiore consapevolezza verso le skill direttamente trasferibili nel mondo del lavoro”. La difficoltà a reperire il personale necessario è una realtà che ormai da anni viene resa evidente anche dai dati raccolti dal sistema Excelsior di Unioncamere, che analizza ogni mese quanto segnalato da un campione di aziende rappresentativo a livello nazionale e regionale. A giugno 2023 la quota di “irreperibili” ha toccato la soglia record di 46 assunzioni su 100. Nello stesso periodo del 2022, risultavano di difficile reperimento il 39,2% delle assunzioni, mentre nel 2019 tale valore si attestava al 25,6%.

Nel quinquennio 2023-2027 ci sarà un fabbisogno di 3,7 milioni di profili

Se si guarda al futuro, secondo il Rapporto di “Previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali” di Unioncamere Excelsior, nel quinquennio 2023-2027 ci sarà un fabbisogno di 3,7 milioni di nuovi profili professionali, e la difficoltà di reperimento del personale da parte delle imprese tenderà ad aumentare ulteriormente, per l’accelerazione della domanda attesa e per i macro-trend digitale e green che porteranno ad un’intensificazione delle competenze richieste ai lavoratori e, di conseguenza, all’inasprimento delle criticità nel trovare personale con una preparazione adeguata per rispondere alle esigenze delle transizioni tecnologiche e ambientali.

I più introvabili medici e infermieri

Le più introvabili saranno proprio le professioni la cui richiesta è destinata ad aumentare grazie agli investimenti previsti dal Pnrr: medici (64% di difficile reperimento), infermieri e professioni sanitarie (60%); ma anche figure cruciali nei processi di innovazione tecnologica e transizione digitale, come specialisti nelle scienze informatiche e matematiche (63%), tecnici Ict (55%), ingegneri e tecnici (60%). A garantire le maggiori opportunità sono i percorsi di laurea in ingegneria industriale e dell’informazione (95,6% di occupati a cinque anni dal diploma), informatica e tecnologia (94,6%), architettura e ingegneria civile (92,5%), economia (91,2%) e medico sanitario (90,9%).

Di contro, le principali criticità si riscontrano con riferimento al settore letterario e umanistico (lavora “solo” l’81,3%), il giuridico (83,1%) e lo psicologico (83,1%). Il rischio, secondo la Fondazione sudi consulenti del lavoro è “che i colli di bottiglia del mercato possano ridurre l’effetto stesso degli investimenti”.
Gli esperti hanno stimato che il costo per il mismatch tra domanda e offerta possa arrivare a 37,7 miliardi di euro, una cifra molto importante che andrebbe persa perchè le aziende non riescono a trovare il personale per portare avanti la propria attività al meglio delle proprie possibilità e aspirazioni,

Tale progressivo e proporzionale aumento dei costi per i settori più legati alla stagionalità. In termini di valore aggiunto, la perdita sarebbe del 3,1%. In un apparente ossimoro, se da una parte il reperimento di personale qualificato riscontra sempre maggiori difficoltà, l’Italia resta agli ultimi posti della classifica europea per livello occupazionale dei giovani.

Nella fascia d’età 15-24 anni, al primo trimestre 2023, si collocava al 20%, ovvero 16 punti in meno dell’area Euro (36,1%), di poco superiore alla sola Grecia. Il record negativo italiano si registra nella fascia successiva 25-29 anni: con un tasso di occupazione del 61,5% la penisola è al di sotto non solo della media europea (75,8%) ma anche della Grecia, che nel 2023 ha raggiunto quota 65,9%.