In termini giuridici e legislativi, “la parità di opportunità fra donne e uomini è un principio fondamentale del diritto comunitario. Ciò vale in tutti i campi della vita sociale, di cui fa parte incontestabilmente il mondo del lavoro”.
Recita così, la Direttiva 2006/54/CE. Ed ancora: “Sono considerate come discriminazioni anche le molestie, ovvero quei comportamenti indesiderati, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo” (art. 4, comma 2-bis, Legge n. 125/1991).
Il tema delle discriminazioni sul posto di lavoro è sempre attuale. Secondo alcuni studi, sono le donne a risentirne maggiormente. Di recente, l’Istituto Piepoli ha realizzato un’indagine sulle donne medico ed il trend è stato, purtroppo, confermato.
In esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, Filippo Anelli, presidente di FNOMCeO (La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) ha fatto il punto della situazione legato al malcontento delle donne medico che lavorano in strutture sanitarie.
“Lo studio è stato commissionato dall’istituto Piepoli, noto per le sue indagini demoscopiche. L’indagine in questione è stata realizzata sulle problematiche che i medici riscontrano sul proprio posto di lavoro. Dallo studio, è emerso che il 38% delle donne comprese tra i 25 ed i 34 anni ha evidenziato in maniera forte una discriminazione maggiore del genere femminile sul posto di lavoro – dichiara il presidente Anelli -. Tutto questo è veramente inaccettabile ed incredibile. Inoltre, il 50% delle donne medico non si sente tutelata in età fertile ed in particolar modo durante il periodo della gravidanza. Abbiamo, dunque, chiesto l’istituzione di un osservatorio presso il Ministero sui diritti dei medici, in particolar modo verso le donne. Vi è una mancata applicazione delle norme che portano ad una tutela delle donne. Abbiamo anche stilato alcuni provvedimenti che il Ministero e successivamente le Regioni potrebbero adottare per correggere definitivamente le discriminazioni. Non abbiamo dati specifici sulla ripartizione in percentuale tra Nord, centro e Sud di questo fenomeno.”
A cosa può servire l’istituzione di un osservatorio nazionale?
“Un osservatorio nazionale – continua il presidente di FNOMCeO – sarà in grado di poter contare su tutte le articolazioni (rappresentate sul territorio dalle Asl), per poter svolgere un’attività di sorveglianza ed istituire un recapito diretto dove le donne medico possano descrivere le discriminazioni subite ed in quali campi esse avvengono maggiormente. Credo, quindi, che con l’istituzione di un osservatorio ci siano tutte le possibilità per poter svolgere un’attività di sorveglianza e di monitoraggio in maniera accurata. Inoltre, vi potranno essere degli indicatori che potrebbero essere adottati e successivamente somministrati ai singoli direttori generali. Essendo il Ministero l’organismo che svolge questo tipo di attività, si potranno ottenere una serie di dati che possano essere estremamente rilevanti. Inoltre, le violazioni delle norme potranno anche essere individuate attraverso l’altro braccio che lo stesso Ministero può utilizzare, ovvero quello dei NAS. Essi, sono direttamente al servizio del Ministero e possono svolgere le attività di sorveglianza. Credo, infine, che l’Osservatorio possa essere uno strumento ma deve continuare ad essere perseguita l’azione culturale sul rispetto delle norme che già ci sono. Sentire che nel 2022, le donne vengono ancora discriminate fa veramente molto male. Penso che questi obiettivi dovrebbero essere il primo banco di prova di qualsiasi amministratore su cui poter essere valutato. Nel momento in cui vengono a mancare i diritti de lavoratore, non si può amministrare una cosa pubblica.”