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Dopo 21 anni di confisca, la villa di Pozzillo è stata (ri)acquistata dalla famiglia Graci

ACIREALE – Ventuno anni, mese più mese meno. Tanto è durata la permanenza al patrimonio dello Stato della villa sul mare da quindici vani confiscata a Placido Aiello, genero del cavaliere del lavoro Gaetano Graci. L’immobile, che si trova nella frazione acese di Pozzillo, è tornato in mano alla famiglia, grazie all’acquisto formalizzato da Maria Adelaide Graci, una delle figlie del costruttore morto a metà anni Novanta mentre era indagato con l’accusa di avere avuto rapporti con Cosa nostra, nonché moglie dello stesso Aiello, che in seguito al coinvolgimento nell’indagine che interessò il suocero patteggiò una pena per concorso esterno.

Un epilogo a cui si è arrivati, come sottolineato da Carmelo Peluso, legale che ha seguito la procedura di assegnazione per conto della famiglia Graci, “con l’assenso del tribunale e il parere favorevole sia della procura di Catania che dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati”. Tuttavia, è inevitabile immaginare che la notizia farà discutere e riaccendere i riflettori sulle normative che attualmente regolano la gestione dei beni confiscati a soggetti che si ritiene abbiano avuto rapporti con la criminalità organizzata.

Dai documenti visionati dal Quotidiano di Sicilia, l’assegnazione del bene è avvenuta, dopo un iter durato dieci mesi, il 20 ottobre 2022. L’ufficializzazione è arrivata con un decreto della Corte d’Assise di Catania presieduta dal giudice Sebastiano Mignemi. Il prezzo della compravendita è stato di 366.500 euro. La cifra è stata confermata a questa testata dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati e riguarda la metà del valore dell’immobile.

Per ricostruire, infatti, cosa è accaduto bisogna partire da un dato: la confisca dei beni a carico di Placido Aiello, sui cui la Cassazione mise la parola fine a inizio anni Duemila, aveva riguardato soltanto il 50 per cento dell’immobile, in quanto le restanti parti erano intestate alla moglie e ai figli. A ciò si è aggiunto un ulteriore elemento: la villa che si affaccia sullo Ionio ed è a strapiombo sulla scogliera acese è stata ritenuta un immobile indivisibile. In altre parole, impossibile da utilizzare se non nella sua interezza.

Trattandosi di bene indiviso – fa sapere l’Anbsc al Quotidiano di Sicilia – per la destinazione è stato promosso incidente di esecuzione, ai sensi dell’art. 48, comma 7-ter del Codice Antimafia. La Corte d’Assise di Catania, competente a riguardo, ha disposto l’assegnazione al partecipante alla comunione della quota confiscata, ponendo a carico dello stesso il versamento della somma di euro 366.500, metà del valore complessivo del bene”. Per quantificare il valore dell’immobile il tribunale ha nominato un consulente. In un primo momento, a maggio 2022, l’offerta formulata da Graci non era stata considerata sufficiente, poi la trattativa è andata in porto.

“In ottemperanza a quanto stabilito dall’autorità giudiziaria, l’Agenzia ha provveduto in tal senso. Pertanto, la vendita è stata disposta ai sensi dell’art. 48, comma 7-ter del Codice Antimafia”, conferma l’Anbsc. Il riferimento normativo è relativo al codice Antimafia nella parte in cui prevede che all’esito della consulenza disposta dal tribunale “qualora il bene risulti indivisibile, i partecipanti (i comproprietari) in buona fede possono chiedere l’assegnazione dell’immobile oggetto di divisione, previa corresponsione del conguaglio dovuto in favore degli aventi diritto, in conformità al valore determinato dal perito nominato dal tribunale”.

Nel database Open Regio in cui sono registrati i singoli stati degli immobili passati all’Agenzia, in merito alla disposizione della vendita della villa di Pozzillo si fa riferimento al comma 5 – e non al 7-ter dell’articolo 48 del codice Antimafia – ovvero quello che prevede che “i beni di cui non sia possibile effettuare la destinazione o il trasferimento per le finalità di pubblico interesse sono destinati alla vendita” tramite avviso pubblico e al miglior offerente, con esclusione di coloro che risultavano proprietari “all’atto dell’adozione della misura penale o di prevenzione, se diverso dal proposto, di soggetti condannati, anche in primo grado, o sottoposti ad indagini connesse o pertinenti al reato di associazione mafiosa o a quello di cui all’articolo 416 bis 1 del codice penale, nonché dei relativi coniugi o parti dell’unione civile, parenti e affini entro il terzo grado, nonché persone con essi conviventi”. Tuttavia, alla richiesta di chiarimento fatta dal QdS, l’Agenzia nazionale per i beni confiscati fa sapere che il riferimento sul proprio portale è “errato”.

A novembre 2021, a manifestare il proprio interesse alla gestione della villa era stato il Comune di Acireale, all’epoca guidato dal sindaco Stefano Alì. In una nota inviata all’Anbsc veniva chiesto l’attivazione dell’iter per arrivare alla divisione dell’immobile, in modo tale che l’ente locale potesse sufficientemente chiedere l’assegnazione della metà confiscata. Una richiesta a cui l’Agenzia aveva pochi giorno dopo risposto specificando di avere attivato l’iter con “l’autorità giudiziaria competente” che però ha portato a un epilogo diverso da quello sperato dal Comune.