“Inutile negarlo, la preoccupazione tra i miei concittadini c’è”. Non sono bastate le precisazioni del ministero della Difesa e le smentite del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sulle indiscrezioni di un presunto coinvolgimento dell’Italia nell’operazione che ha portato all’uccisione del generale iraniano Quasem Soleimani, dal 1998 comandante della Niru-ye Qods, l’unità delle Guardie Rivoluzionarie, a rassicurare il sindaco Massimiliano Conti e la comunità locale.
Nella riserva naturale orientata della Sughereta in contrada Ulmo sorge, infatti, il Muos, il sistema di comunicazioni satellitari militari ad alta frequenza e a banda stretta, gestito dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. “Leggo false notizie – ha scritto il titolare della Farnesina in un post social – sul fatto che il drone statunitense che ha colpito Soleimani in Iraq, sia partito dalle basi Nato italiane. È assolutamente falso”.
Una smentita delle voci circolate subito dopo l’attacco, secondo cui il drone che ha ucciso il generale sarebbe partito dalla base militare di Sigonella. Un’operazione che sarebbe stata coordinata proprio dal Muos. “Dopo l’attacco in Iran -ha detto Conti ad Adnkronos – e dopo le prime notizie di stampa in tanti mi hanno contattato, soprattutto mamme spaventate e preoccupate di eventuali rischi per la comunità. Oggi, a distanza di qualche giorno e nonostante le rassicurazioni ricevute, la presenza di quella base e l’incertezza sugli scenari futuri inevitabilmente continuano a suscitare apprensione”.
Il sistema di comunicazioni satellitari Usa da anni è al centro di una mobilitazione popolare che vede in prima linea associazioni ambientaliste, comitati “No Muos” e M5s. A ottobre il sindaco Conti ha chiesto formalmente un incontro ai ministeri della Difesa, dell’Ambiente e al premier Giuseppe Conte. “Non ho ricevuto ancora nessuna risposta – ha sottolineato – ma mi aspetto di essere convocato al più presto”.
“La nostra comunità – ha concluso il sindaco di Niscemi – è già stata danneggiata dalla presenza del Muos, sia in termini di immagine che di inquinamento elettromagnetico, di cui ancora non conosciamo la portata”.