Editoriale

Dopo Mattarella un altro Mattarella

Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, lo scorso 31 dicembre ha comunicato l’ultimo messaggio alla Nazione a reti unificate.
Con il suo linguaggio felpato ha enunciato alcune indicazioni precise. Forse la più importante ha riguardato la figura del prossimo Capo dello Stato: deve rappresentare gli interessi generali, essere rispettoso e sacerdote della Costituzione, soggetto super partes.

I requisiti elencati appartengono ad una figura fuori dall’ordinario, per certi versi, come è stata quella del Presidente uscente.

Nel suo discorso ha espresso in maniera decisa la non disponibilità a una nuova elezione, come peraltro ormai fa da molti mesi.

In più, è già stato approntato il suo nuovo studio a Palazzo Giustiniani e sembra che abbia stipulato il contratto d’affitto della sua abitazione romana.

Nonostante ciò, in questo marasma istituzionale con partiti e rispettivi leader deboli, confusionari e, in genere, poco colti, la rielezione di Mattarella sarebbe la soluzione migliore.

Ho avuto il piacere di conoscerlo nel 1999, quando era vice presidente del Consiglio del Governo D’Alema, e fu ospite nel Forum svolto nella nostra sede di Palermo, pubblicato l’11 settembre di quell’anno. In questi oltre vent’anni ho avuto modo di vederlo una decina di volte e mi ha destato interesse la sua pacatezza, coniugata con le sue fermezza e chiarezza nella linea sulla quale si muoveva.

Ho già scritto sei mesi fa che la migliore soluzione dei primi di febbraio 2022 sarebbe la conferma del tandem Mattarella-Draghi, almeno fino al prossimo anno. Un altro Presidente della Repubblica (lo stesso Draghi? ) e un altro Presidente del Consiglio, con questa armata Brancaleone, che è l’attuale grande Coalizione, porterebbe a sbandamenti vistosi nelle istituzioni, con la conseguenza che non vi sarebbe la possibilità di realizzare tutte le riforme indispensabili per ottenere le varie tranches di Pnrr.

Quindi, la stabilità è indispensabile ed essa non può che venire dall’attuale tandem dei due vertici. Non osiamo immaginare cosa accadrebbe con la sfilza di cariatidi di cui si parla, pronte a diventare Capo dello Stato.
Nonostante le informazioni riportate da giornali, radio, televisioni, siti e social, crediamo fermamente che se l’attuale maggioranza Ursula decidesse di votare Mattarella al primo scrutinio, il Presidente non potrebbe dire di “No”, perché ha un profondo senso dello Stato e del proprio dovere.

Si definisce uomo delle istituzioni con un compito preciso, anche perché – ricordiamo – egli è Capo supremo della Difesa e Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Quindi il suo potere non è formale, come molti sostengono, ma sostanziale. L’ha dimostrato l’ultima vicenda riguardante l’incarico al professore Mario Draghi, senza mandare il Governo Conte II alle Camere, per verificare se avesse la fiducia.

Dunque, Mattarella quando crede in una soluzione, la attua, checché ne pensino gli altri.
Fatto l’identikit del prossimo Capo dello Stato e immaginato che questi possa essere ancora il primo Presidente siciliano, non resta che aspettare gli eventi per verificare la consistenza delle ipotesi.

Certo, quella di Berlusconi non è lontana dalla realtà. L’ex Cavaliere pensa di avere sicuri i quattrocentocinquanta voti dei tre partiti (FdI, Lega e FI) e, con altrettanto ottimismo, ritiene di avere il favore del gruppo renziano, che è composto da quarantatrè parlamentari, e di pescare trenta o quaranta altri voti in quell’armata composita che è il Gruppo misto, oltre che le decine di parlamentari Pentastellati terrorizzati dall’ipotesi di nuove elezioni.
Berlusconi è un ottimo manovratore e in questo quarto di secolo della sua presenza nell’agone politico ha dimostrato buone qualità di stratega. Ma per il Paese la soluzione Berlusconi Presidente della Repubblica non sarebbe certamente la migliore. Neanche l’ipotesi di vecchi attrezzi come quelle di Casini o Amato.
Insomma, ci vuole una figura nuova, fuori dagli stantii partiti. è auspicabile una donna, come Marta Cartabia o Paola Severino, ma riteniamo questa ipotesi improbabile e puntiamo ancora sul tandem Mattarella-Draghi.