Sanità

Covid, dove si può andare in vacanza dalla Sicilia? Regole e divieti

Green pass, vaccini, tamponi, zona bianca. Insomma, dopo un estate 2020 con il freno a mano “tirato” (ma nemmeno così tanto) a causa della pandemia di Covid-2019, quest’anno ci sarebbero tutti i presupposti per viaggiare. Più o meno in sicurezza, certo, ma dove si può andare partendo dalla Sicilia?

La lista è lunga e le restrizioni, in alcuni casi, non sono poche. In altri, c’è proprio il divieto assoluto di viaggiare. In alcuni luoghi pero’ c’è un liberi tutti quasi totale. Difficile, però, non dover sottostare ad alcune regole.

La situazione è comunque in continua evoluzione. Non sempre in maniera positiva: come successo la scorsa estate, infatti, i contagi ed i casi potrebbero ricominciare a risalire. Di colpo. E’ vero, ora ci sono i vaccini, ma c’è anche un discreto caos sulle varianti. Vediamo dunque come e dove si può viaggiare dalla Sicilia.

IN ITALIA

Liberi tutti. Dal 28 Giugno infatti, tutte le regioni della nostra penisola sono zona bianca e finché sarà così ci si potrà spostare senza problemi tra regioni.

Per fare vacanze in Italia non serve né un tampone negativo, né il certificato di vaccinazione, né il documento che attesti la guarigione dal Covid.

Le uniche regole a cui bisogna prestare attenzione riguardano il mantenimento della distanza di sicurezza ed evitare gli assembramenti, dunque mascherine al chiuso e quello che abbiamo imparato, nostro malgrado, a conoscere in questi mesi.

IN EUROPA

Green pass è la parola d’ordine. Con questo, si ha libertà quasi assoluta. Attenzione però: quel quasi è abbastanza pesante. Perchè, sì, i Paesi europei hanno riaperto i confini interni e ripristinato la libera circolazione nell’area Schengen, ma la gestione delle frontiere è roba di ciascun Paese: nonostante le raccomandazioni del Consiglio UE, infatti, diversi Stati hanno deciso in autonomia a chi riaprire e a chi no.

Stando al regolamento green pass Covid-19, gli Stati dell’Ue non possono imporre ulteriori restrizioni di viaggio, ma se la situazione e i contagi tornassero ad essere un problema, “scatta” una sorta di clausola d’emergenza.

Al momento dunque il pass è valido in tutti i 20 dei 27 Paesi membri dell’Unione Europea e in altri sei Stati che hanno sottoscritto l’accordo europeo: Svizzera, Norvegia, Islanda, Liechtenstein, Andorra e Principato di Monaco.

Ci sono però ancora 7 Paesi in cui, anche se provvisti di green pass, non si può viaggiare. Si tratta di Cipro, Irlanda, Malta, Paesi Bassi, Romania, Svezia e Ungheria.

In questi Stati non è ancora stato attivato il sistema di viaggio tramite certificazione verde Covid: dunque, chi vuole viaggiare in quei posti, si deve informare e accertare caso per caso e le restrizioni imposte.

Attenzione al ritorno però: dipende da che Stato arrivata, potrebbero scattare le restrizioni come tampone o quarantena.

REGNO UNITO

Ad esempio è il caso di quello che succede nel Regno Unito, che come sappiamo non fa più parte dell’Ue.

Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord hanno messo nero su bianco delle linee guida diverse da quelle europee. Tutte hanno stilato una lista di paesi, suddivisa in tre colori: verde, arancio e rosso.

Al momento l’Italia si trova nella lista arancione, il che significa che per entrare nel Paese bisogna presentare il risultato negativo di un test Covid-19 effettuato nei tre giorni precedenti il giorno della partenza, osservare un periodo di isolamento di 10 giorni e effettuare due test in occasione del secondo e dell’ottavo giorno di autoisolamento nel Paese. Se paghi di tasca tua il test, comunque, la quarantena scende a 5 giorni.

STATI UNITI E CANADA

Se volete andare per turismo, niente da fare. C’è anche il “travel ban”, che di fatto vieta l’ingresso nel Paese ai cittadini provenienti dell’area Schengen. Sono consentiti i viaggi ma solo quelli di lavoro e con robustissime credenziali per poter entrare.

GIAPPONE E CINA

Anche per turismo, entrare in Giappone e Cina non è semplice, ed è fortemente sconsigliato. Praticamente impossibile, soprattutto nel caso della Cina, avere il visto “solo” per turismo. Quanti raggiungano il Giappone dall’Italia, per lavoro, non dovranno più essere posti in isolamento per i primi tre giorni dal loro arrivo in una struttura alberghiera indicata dalle autorità locali.

Tali persone potranno raggiungere pertanto, sempre senza utilizzare i mezzi pubblici, il luogo prescelto per osservare il periodo di isolamente di 14 giorni. Restano in vigore le restanti misure di quarantena già in essere, in particolare l’obbligo di un test PCR effettuato 72 ore prima della partenza per il Giappone e un test salivale da condurre all’immediato arrivo in aeroporto. Per la Cina, è praticamente tutto bloccato tranne per lavoro e per motivi validissimi.

AUSTRALIA E NUOVA ZELANDA

Idem come sopra. Per il turismo, sono due Paesi assolutamente off limits. In questo caso le frontiere sono proprio chiuse. Anche per recarsi in Australia e Nuova Zelanda per lavoro è quasi impossibile, e se ci si riesce, ci vogliono due settimane (pagate a spese proprie) in una struttura alberghiera.

BRASILE

E’ uno dei Paesi più colpiti al mondo dalla pandemia, ma si può entrare e viaggiare in Brasile anche per turismo. E senza quarantena obbligatoria. Basta un test di negatività all’arrivo. Il problema è semmai il ritorno: c’è la quarantena obbligatoria di 14 giorni in territorio italiano per chiunque torni dal Paese sudamericano, con doppio tampone negativo, uno all’arrivo e uno alla fine della quarantena.

RUSSIA E INDIA

Frontiere chiuse se non per permessi speciali lavorativi e con visto obbligatorio. La Farnesina, tra l’altro, sconsiglia fortemente i viaggi in questi Paesi. Per quanto riguarda India e Bangladesh, non sono ammessi voli da quelle nazioni in territorio italiano se non per pochissime eccezioni. Turismo, dunque, inesistente al momento.