Nel corso del forum Intervistati dal direttore Carlo Alberto Tregua e dal vice presidente Filippo Anastasi, Rosario Lorusso e Riccardo Rapanotti, rispettivamente Comandante Italia Sud-Occidentale e Comandante regionale Sicilia della Guardia di Finanza, rispondono alle domande del QdS.
Che ruolo ha il contrabbando all’interno del mondo illegale nazionale?
“È chiaro che il contrabbando, in periodi di crisi economica, si riprende, perché la domanda di consumo resta costante, ma si cerca di spendere di meno. Se aumentano i costi in modo esponenziale, c’è più spazio per il mercato nero.
“Il tradizionale contrabbando di sigarette si era orientato verso il mercato inglese, dove un pacchetto di sigarette costava quattro volte che in Italia. La convenienza, quindi, esisteva nell’acquisto di sigarette illegali in Inghilterra rispetto all’Italia, dove i prezzi erano molto più bassi in proporzione. Tuttavia, il contrabbando riguarda anche le accise sui carburanti”.
Anche la droga rientra nel segmento del contrabbando?
“In realtà no, perché le imposte sono sui prodotti legali, per cui evadi le tasse. La droga è un prodotto illegale, seppur i trafficanti utilizzano i metodi del contrabbando Gli stupefacenti restano il principale prodotto illegale, tipico della criminalità organizzata, comune o mafiosa che sia. È un settore di grande rendimento e in una recente conferenza del Gico di Palermo, particolarmente attivo nelle indagini su questo fenomeno, è stato spiegato il motivo di tale importanza. La maggiore azienda italiana che ha un ritorno sul capitale investito è l’Eni, che ha i maggiori guadagni, al momento, dovuti ai rincari petroliferi, pari a 0,20 centesimi per ogni euro investito alla fine dell’anno. Invece, un’organizzazione criminale che investe un euro in cocaina, ha un ritorno di 186 euro a fine anno. I dati del 2021 riportano sette tonnellate confiscate di hashish, cocaina e droghe sintetiche che mettono a rischio la salute dei nostri giovani”.
“Gli stupefacenti si rendono talmente redditizi che lo si vede dagli ingenti sequestri effettuati in Sicilia e Calabria, dove sono state sequestrate 38 tonnellate, in particolare al Porto di Gioia Tauro. Questo porto, infatti, è il principale hub d’ingresso per le merci estere, da dove la droga viene inviata nel resto d’Italia. I sequestri sono, quindi, cospicui, ma il timore è che per ogni tonnellata sequestrata, altre due ne passano. Tuttavia, i fastidi si stanno arrecando alla criminalità organizzata, perché le perdite economiche sono notevoli, grazie al gioco di squadra, alla capacità d’analisi svolte e alle nuove tecnologie oggi disponibili. Una differenza tra la Calabria e la Sicilia è che in Calabria si sviluppano, relativamente, poche indagini che riguardano le grandi organizzazioni criminali. Invece, in Sicilia, si colpisce la rete di distribuzione della droga”.