Cronaca

Droga e furti, operazione a Gela, quattro provvedimenti

Un’operazione della Polizia a Gela, denominata in codice “Cave Canem”, ha portato all’emissione di quattro provvedimenti per altrettante persone accusate, a vario titolo, di furti e spaccio di stupefacenti in concorso.

L’ordinanza di custodia cautelare, una in carcere e tre ai domiciliari, è stata emessa dal Gip presso il Tribunale di Gela, su richiesta dalla Procura della Repubblica.

Per l’esecuzione della misura oltre agli agenti del commissariato sono stati impiegati quelli del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia di Palermo e unità cinofile dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Catania.

L’attività investigativa, avviata nell’estate del 2017, è nata da una indagine coordinata dalla Procura di Gela e svolta dal Commissariato di Pubblica Sicurezza, supportata da intercettazioni telefoniche, ambientali e video.

Secondo l’indagine, un mini esercito di ladri e di spacciatori di droga avrebbe operato a Gela negli ultimi tre anni, rubando auto, ciclomotori, armi e oggetti di valore i cui proventi venivano riciclati nel traffico di stupefacenti.

Nel solo quartiere “Settefarine”, la polizia ne ha identificato 52, la procura ha chiesto al Gip misure cautelari per 19 ottenendo provvedimenti restrittivi solo per 4.

I nomi degli arrestati. un complice fuggito

Sono, Carmelo Ascia, di 20 anni, accusato di furto aggravato e arrestato ad Arzachena, in Sardegna, dove si era trasferito per motivi di lavoro; Salvatore Perna, di 27 anni, rintracciato a Milazzo (Messina) e posto agli “arresti domiciliari”, con l’accusa di traffico di stupefacenti; Giuseppe Migliore, di 22 anni, anche lui ai “domiciliari”, accusato di furto di armi e spaccio di stupefacenti.

Il quarto complice è sfuggito alla cattura e viene attivamente ricercato.

L’operazione, i cui arresti sono stati eseguiti durante la notte, è stata denominata “cave canem” perchè gli indagati, parlando al telefono tra loro, chiamavano “cani” i mezzi che rubavano ed in particolare gli scooter.

Il procuratore della Repubblica, Carmelo Asaro che con il suo sostituto, Federica Scuderi, ha coordinato le indagini degli uomini del commissariato di polizia, diretti dal vice questore, Salvatore Cicero, ha parlato di “riaffermazione della legalità in un vasto territorio cittadino, malgrado l’assoluta omertà regnante nella popolazione”.

Nel corso delle indagini è emerso anche un tentativo di sequestro di persona avvenuto davanti all’istituto commerciale per ragionieri, “Luigi Sturzo”, cui hanno assistito studenti, bidelli e professori.

All’uscita dalla scuola, un alunno, colpevole di avere rubato il ciclomotore a uno degli indagati, è stato accerchiato per vendetta, preso di peso, portato in macchina e picchiato per costringerlo a restituire lo scooter.

Quindi lo hanno lasciato andare.

Un professore ha confermato l’aggressione quando i poliziotti hanno scoperto da intercettazioni e telecamere private quello che era avvenuto.

E per denunciare il clima di illegalità che si respira a Gela e la poca collaborazione delle amministrazioni comunali nel migliorare la video sorveglianza pubblica lo stesso procuratore Asaro ha detto: “continuo a sollecitare le autorità comunali a rimuovere dai cartelli alle porte del paese la scritta Gela città videosorvegliata e Gela città derackettizzata perché quello che affermano è falso!”.