Le case popolari del rione Giostra (nella foto ripreso dall’alto), in cui le organizzazioni di trafficanti di droga scoperte dalla Polizia avevano creato la loro base, erano vere e proprie roccaforti munite di impianti di videosorveglianza che controllavano gli accessi, permettendo attraverso schermi collocati all’interno delle abitazioni di vedere immediatamente l’arrivo delle forze dell’ordine.
Emerge dall’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile diretta da Antonio Sfameni, che oggi ha portato a decine di misure cautelari.
A integrare i sistemi tecnologici di rilevazione di presenze indesiderate, veniva utilizzato il più tradizionale metodo del passaparola tra i condomini, tra i clienti, pronti ad avvisare gli spacciatori di eventuali controlli in corso, e delle vedette.
I trafficanti, inoltre, potevano contare su un’ampia rete di fornitori indispensabile per garantire il flusso di droga e che consentiva di far fronte alla continua domanda d’acquisto.
Droga sul pianerottolo
Il cliente ordinava la droga dal pianerottolo della casa, trasformata in supermercato degli stupefacenti.
In caso di impedimento temporaneo del pusher che aveva messo a disposizione del clan la sua abitazione, la distribuzione della droga veniva gestita dagli altri membri della sua famiglia, sempre all’interno della stessa palazzina, o delegata a complici che gestivano le altre piazze di vendita.
Un modus operandi consolidato che emerge dall’inchiesta della polizia di Messina su due bande di narcotrafficanti che ha portato a decine di misure cautelari.
La Scampia di Messina
Il collaboratore di giustizia Giuseppe Minardi ha parlato della centrale di spaccio come della “Scampia di Messina”.
Le organizzazioni criminali avevano creato una serie di punti vendita nelle diverse palazzine del complesso, utilizzati sia per lo smercio al dettaglio ai tossicodipendenti e come base per la distribuzione degli stupefacenti a decine di pusher, che erano anche clienti e provvedevano a loro volta alla vendita al minuto per autofinanziarsi.
Spaccio h 24
All’interno di ciascun appartamento adibito a rivendita e gestito da uno dei componenti della banda che aveva messo a disposizione la sua abitazione, con la collaborazione del nucleo familiare, l’attività di spaccio veniva garantita giorno e notte.