Cronaca

Droga, Palermo, blitz nel rione Borgo Vecchio

Con l’operazione antidroga “Push Away” la Polizia ha smantellato una capillare rete di spaccio nel quartiere di Borgo Vecchio a Palermo, che coinvolgeva interi nuclei familiari.

I poliziotti del commissariato Centro hanno eseguito ventitré misure cautelari nei confronti di altrettanti componenti dell’organizzazione, emesse del gip del tribunale di Palermo. Per diciotto sono scattati gli arresti in carcere e ai domiciliari mentre per cinque è stato disposto l’obbligo di firma; sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, produzione, traffico e detenzione di stupefacenti.

In carcere sono finiti Antonio Miceli di 50 anni, Giuseppa Tantillo, di 49, Francesco Madonia di 40, Domenica Ragusa, di 37, Marco Trapani, di 28, Giovanni Trapani di 31, Maurizio Fecarotta, di 43 anni e Davide Melignano, di 28.

Agli arresti domiciliari sono finiti Domenico Lo Negro, di 28 anni, Giovanni Greco, di 31, Luigi Miceli, di 40, Lucio Benfante, di 40, Guido Benfante, di 19, Giuseppe Mangano, di 31, Gabriele Guardabasso, di 31, Sebastiana Miceli, di 29, Giovanni Tantillo, di 35 e Giovanni Tarallo di 22.

Hanno invece l’obbligo di presentarsi alla Polizia Giudiziaria, Marco Lipari, di 26 anni, Francesco Nucatolo, di 28, Fabio Cicchelli, di 30, Giuseppina La Barbera, di 33 e Giovanna Madonia, di 37.

Le indagini, avviate nel 2017, hanno documentato lo spaccio di hashish e marijuana in alcune zone del quartiere Borgo Vecchio, dove era possibile reperire facilmente lo stupefacente per strada.

L’organizzazione operava con il benestare della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.

E’ stata accertata l’esistenza di un forte vincolo associativo, testimoniato dall’esistenza di una cassa comune, dalla rigorosa ripartizione di ruoli in seno all’organizzazione e dall’esistenza di “regole” rigide con sanzioni nei confronti di chi “sgarrava”.

Nell’ambito delle indagini su due coppie di coniugi è emerso, anche il ruolo di rilievo assunto dalle mogli, con il compito di “ragioniere” dell’associazione e all’occorrenza capaci di “bonificare” le abitazioni in caso di controlli delle Forze dell’Ordine.

I nuclei familiari, inoltre, non si facevamo scrupolo di utilizzare anche minorenni, per trasportare la droga.