Costruire innovazione e sostenibilità nella direzione dell’economia circolare. È questo il messaggio che Legambiente Sicilia ha lanciato nel corso della quinta edizione dell’EcoForum regionale sui Rifiuti e l’Economia Circolare.
È questa la sfida che nei prossimi anni affronterà la nostra regione per non perdere la grande occasione che proviene dai fondi del PNRR per realizzare gli impianti industriali per il riciclo e per migliorare i sistemi di raccolta differenziata nei nostri comuni.
“Gli obiettivi selettivi previsti dalla normativa europea e dalla strategia nazionale per l’economia circolare ci obbligano a cambiare passo e ci spingono sempre di più verso il recupero di materia, sia a valle che a monte”, dichiara Tommaso Castronovo, responsabile Rifiuti ed Economia Circolare di Legambiente Sicilia.
“Non basterà più, quindi, raggiungere il 65% di raccolta differenziata – obiettivo minimo che si doveva raggiungere 12 anni fa – ma la misura di quanto i Comuni siano stati efficaci e virtuosi sarà l’effettivo avvio a riciclo dei rifiuti raccolti”.
Per questo occorre – secondo Legambiente – puntare a una gestione integrata e innovativa dei servizi di raccolta che vada in direzione della riduzione della produzione dei rifiuti e del recupero spinto di materia.
Per molti comuni sarà un impegno straordinario che richiederà una rimodulazione dei servizi di raccolta che dovranno essere sempre più puntuali ed efficaci, a partire dalla implementazione del porta-a-porta che favorisca sempre di più la raccolta mono-materiale.
Fondamentale risulterà l’introduzione della tariffa puntuale che premia chi è in grado di produrre sempre meno rifiuti e la promozione dei prodotti sfusi e del vuoto a rendere, coinvolgendo attivamente in questo processo la piccola e grande distribuzione.
Occorre poi aprire i centri del riuso e di preparazione al riutilizzo, al fine di rimettere in circolo oggetti e beni che – anziché finire in discarica – possano essere destinati a scopi sociali e a famiglie bisognose. Per Legambiente Sicilia e i partecipanti all’EcoForum, inoltre, serve accelerare sulla creazione di un mercato dei prodotti riciclati, attraverso gli acquisti verdi (GPP) e sull’introduzione dei CAM nei bandi della pubblica amministrazione.
“Per rendere concreta l’economia circolare in Sicilia – sottolinea Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – devono trovare spazio e sostegno le iniziative pubbliche e private per la realizzazione di impianti per il riciclo, come quelli di biodigestione aneorobica per trasformare l’organico in compost e per produrre biogas, gli impianti per recuperare le apparecchiature elettroniche, quelli per il riciclo dei pannolini usa e getta, per il trattamento delle terre di spazzamento e dei rifiuti ingombranti, e quelli per il riciclo chimico delle plastiche non riciclabili”.
“Sono questi, e non gli inceneritori, gli unici impianti veramente utili capaci di far uscire dall’emergenza e creare occupazione e sviluppo durevole e sostenibile nel territorio”.
Per questo Legambiente Sicilia – prendendo atto dei temi discussi all’EcoForum – avanza precise richieste al presidente Schifani, chiedendo interventi concreti sui temi della gestione dei rifiuti e dell’economia circolare, sostenendo “lo sforzo che centinaia di comuni e milioni di cittadini siciliani hanno intrapreso in questi ultimi anni nel migliorare le performance di raccolta differenziata”.
Legambiente chiede anche interventi normativi sulla legge 9 del 2010, come già suggerito sin dall’inizio della precedente legislatura. “Non occorre un’altra legge di riforma del sistema ma puntuali aggiustamenti alla legge esistente. Tali aggiustamenti indispensabili riguardano la riduzione degli ambiti ottimali a 5 e la trasformazione delle SRR in consorzi pubblici come nel resto del paese, l’abrogazione delle modifiche apportate dalla legge regionale 3 del 2013 eliminando i 280 ARO e riportando le competenze in campo agli ambiti ottimali”.
“L’adeguamento, pertanto, degli obiettivi ai target di riciclo previsti alla direttiva UE, alla strategia nazionale dell’economia circolare, al piano nazionale della gestione dei rifiuti, nonché agli stessi obiettivi definiti nell’ultimo piano regionale di gestione dei rifiuti urbani che prevede al 2030 il 90% di raccolta differenziata”.
Chiede anche interventi finanziari, sboccando le centinaia di milioni di euro previsti dalla delibera di giunta n.243 del governo Musumeci del 31 marzo 2021 per la realizzazione di impianti pubblici a servizio della raccolta differenziata e del riciclo. Milioni di euro rimasti nel cassetto.
Per Legambiente Sicilia, poi servono interventi amministrativi che accelerino e semplifichino le procedure autorizzative per la realizzazione degli impianti industriali per il riciclo, quelli attualmente in istruttoria alla Regione e quelli che saranno finanziati dai fondi del PNRR e che dovranno giocoforza concludersi entro il 2026.
Legambiente, inoltre, chiede anche interventi urgenti nelle quattro città siciliane più grandi, in particolare a Palermo e Catania, per migliorare la performance della raccolta differenziata. Queste città oggi sono i maggiori azionisti delle discariche siciliane, conferendo oltre il 50% dei rifiuti indifferenziati prodotti complessivamente in Sicilia.
“Che sia possibile migliorare queste performance, e anche rapidamente, è stato dimostrato proprio in questi anni, nei quali sono cambiate logore abitudini alimentate da una cattiva gestione dei servizi di raccolta e da interessi opachi, come è stato nel settore del ciclo dei rifiuti”.
“In questi ultimi 5 anni siamo passati da 17 a 230 comuni ricicloni, cioè quelli che hanno superato abbondantemente il 65% di raccolta differenziata: oltre il 53% dei comuni siciliani, senza distinzioni tra città grandi e comuni piccoli, montani o costieri. Sono indubbiamente risultanti incoraggianti che ci indicano che siamo nella direzione giusta”, conclude Castronovo.