PALERMO – Attorno ai sette siti Unesco siciliani può svilupparsi una “economia della bellezza”. Ma l’offerta non può limitarsi all’ingente patrimonio culturale di cui è ricca la Sicilia. Occorre un’organizzazione strutturale, un vero “sistema” in grado di rispondere alle richieste di un turismo che cerca anche servizi, mobilità fruibile e qualità dell’accoglienza.
È l’avvertenza di tecnici, studiosi, operatori culturali che per due giorni si sono confrontati a Cefalù attorno all’idea di dare vita a una rete tra i siti siciliani. Il modello di governance preso come riferimento è quello dell’itinerario arabo-normanno che comprende le tre cattedrali di Palermo, Monreale e Cefalù. Dal convegno è venuta quindi l’indicazione di un coordinamento delle strategie e della “governance” dei siti in grado di favorire sinergie e innovazioni. Questa strategia, ha detto Antonio Purpura dell’Università di Palermo ed ex assessore regionale ai Beni culturali, ancora non c’è.
Oppure è insufficiente a mettere in atto azioni attrattive in grado di indurre i turisti a permanere in Sicilia più di 2,7 giorni, che è la media delle presenze individuali, e a convincerli a ritornare. Il principio della uniformità di gestione è stato richiamato, nell’intervento conclusivo, da Leoluca Orlando, sindaco della città metropolitana di Palermo e presidente del comitato di pilotaggio del sito arabo-normanno. Orlando ha ribadito, in particolare, l’importanza di una “politica culturale propositiva perché inclusiva e in grado di coinvolgere talenti, idee e competenze”. “Guardiamo ai contenuti e non ai contenitori”, ha concluso auspicando una legge regionale per disciplinare la governance del patrimonio Unesco nella regione più ricca del mondo per riconoscimenti della World Heritage List.