Economia

Economia, tra minacce d’infrazione Ue, scioperi, cali di fatturato e minibot, è già Autunno nero

Quella che si sta aprendo è una settimana cruciale per il governo italiano, che entro sabato prossimo dovrà rispondere, come abbiamo scritto ieri, ai dubbi dell’Ue sui conti.

E dovrà farlo portando i nuovi elementi che ha promesso nella due giorni di riunioni in Lussemburgo, nelle quali il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha avviato il negoziato sul debito.

Secondo Tria sarà possibile per il governo “raggiungere senza variazioni legislative quel deficit indicato (una riduzione di 0,2 punti, ndr) che è anche compensativo sul mancato raggiungimento dell’obiettivo nel 2018”.

Il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha confermato che si sta continuando “con il lavoro preparatorio che può portare alla procedura” di infrazione nei confronti dell’Italia.

Ma ha aggiunto: “La porta è ancora aperta, siamo in modalità di ascolto”.

Bisognerà vedere cosa sarà capace di tirar fuori dal cappello l’esecutivo italiano.

Il governo come Schettino

Un governo che, come ha sottolineato il segretario Fim-Cisl Marco Bentivogli parlando alla manifestazione dei metalmeccanici a Milano in occasione dello sciopero di otto ore di sabato, “In questa permanente campagna elettorale il governo fa un po’ come Schettino: si avvicina alla scogliera per prendere applausi ma sta facendo affondare la nave”.

Oltre a quella di Milano, ieri si sono svolte manifestazioni anche a Firenze e Napoli, promosse da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, per chiedere al governo e alle imprese di mettere al centro il lavoro, l’industria, i salari, i diritti.
“Futuro per l’industria”, è stato lo slogan scandito nelle piazze e quella di ieri è stata una nuova tappa del percorso unitario messo in campo dai sindacati dopo la manifestazione del nove febbraio scorso in piazza San Giovanni a Roma e che proseguirà il 22 giugno a Reggio Calabria.

L’Autunno nero e la mobilitazione sindacale

L’Autunno nero dell’Italia sembra, insomma, già cominciato: la mobilitazione delle tute blu si innesta infatti in un periodo contrassegnato da crisi industriali e vertenze, le ultime da Whirlpool all’ex Ilva: a seconda della piega che prenderanno le vertenze, il numero dei lavoratori a rischio “va dagli ottanta ai duecentoottantamila”, secondo calcoli della Fim.

I sindacati partono dalla richiesta per il rilancio degli investimenti pubblici e privati e il sostegno all’occupazione: temi che, insistono, vanno rimessi al centro dell’agenda politica.

Denunciano “la mancanza di una qualsiasi idea di politica industriale” nel Paese, che sta diventando un territorio di conquista delle multinazionali. Con la conseguenza, avvertono, che l’Italia sta perdendo la sua ricchezza manifatturiera. E chiedono più salute e sicurezza, dicendo basta agli incidenti ed alle vittime sul lavoro.

L’Istat, calato il fatturato dell’industria

Intanto l’Istat rivela che il fatturato dell’industria è diminuito in termini congiunturali dell’1%, registrando il primo calo dall’inizio dell’anno, e su base annua perde lo 0,7%.

Anche gli ordinativi risultano in flessione sia su base sia mensile (-2,4%) sia annua (-0,2% nei dati grezzi). Pesa il fatturato estero che segna -2,8 su mese e -2,8 su anno a fronte della crescita di quello interno nulla sul mese e +0,4% su anno. Tra i settori crescono beni di consumo e energia.

E’ in calo anche per l’aprile 2019 il fatturato dell’industria italiana di autoveicoli che perde l’8,6% rispetto al 2018 dopo il -17,8% di marzo.

La flessione è del 9,3% per il mercato interno e del 7,4% per quello estero. Per gli ordini la contrazione è maggiore e raggiunge il -11,6%, -9,4% sul mercato interno e -14,4% su quello estero

Confindustria parla sui mini-bot

Confindustria, incassato lo sblocca-cantieri – che però riguarda sostanzialmente tutte opere del nord – per il momento tace, tranne che sulla bufala leghista dei cosiddetti mini-bot.

“E’ molto improbabile” che possano essere utili alle imprese, aumentano il debito pubblico e rischiano “di avere ripercussioni sui mercati finanziari, in termini di rendimenti ancora più elevati sui titoli sovrani”.

Così scrive il Centro studi Confindustria (Csc) in un rapporto sullo strumento finanziario proposto da una mozione parlamentare approvata all’unanimità lo scorso 28 maggio per ridurre i debiti commerciali del settore pubblico nei confronti del settore pubblico.

“Grazie agli sforzi degli ultimi anni, lo stock di debiti commerciali della pubblica amministrazione si è molto ridotto (anche se resta il più ampio in Europa) e i tempi di pagamento sono stati accorciati (ma non in modo omogeneo in tutte le aree del Paese)”, scrive il Centro studi.

“Ciò di cui c’è ancora bisogno è di accrescere l’efficacia della Pubblica amministrazione.