La scuola vista da scuola

Educazione civica da ripensare

I giovani sono lontani dalle Istituzioni e ignorano i diritti e i doveri sanciti dalla Costituzione. Lo hanno dimostrato le ultime elezioni di Domenica 25 settembre, le prime nelle quali i diciottenni hanno avuto la possibilità di esercitare il diritto al voto per scegliere sia i rappresentanti alla Camera che quelli al Senato, in base all’articolo 58 della Costituzione, modificato con legge di revisione costituzionale n. 1/21 del 18 ottobre 2021.

Secondo l’ultimo Rapporto Istat sulla “Partecipazione politica in Italia” pubblicato a giugno 2020, sono ben 12 milioni i giovani dai 14 anni in su che non si informano e non partecipano alla vita politica, soprattutto per disinteresse (64,9 per cento dei casi) e per sfiducia nel sistema politico (25,5 per cento). Inoltre chi partecipa lo fa in modo indiretto, cioè informandosi o parlandone (74,8 per cento) e poco per via attiva (8 per cento). Le informazioni sono acquisite dai social, mentre i quotidiani sono utilizzati in generale, considerando tutti e non solo i giovani, appena da un terzo della popolazione che si informa di politica (42,2 per cento).

E così a pochi giorni dalle elezioni, in una classe quinta superiore di un Istituto tecnico Industriale capita che uno studente chiede alla professoressa, che sta illustrando alla classe le modalità di voto secondo la legge elettorale in vigore: “Professoressa, ma qual è la differenza tra Governo e Parlamento?”. La responsabilità di questa ignoranza e della sfiducia nelle istituzioni da parte dei giovani è sicuramente del sistema scolastico, delle riforme infinite dei piani di studio, che addirittura oggi contemplano in alcuni indirizzi di Scuola superiore l’insegnamento della Storia al biennio dei professionali solo per un’ora la settimana.
Per non parlare dell’ultima legge sull’Educazione civica nelle scuole, L. 92 del 2019, che ha previsto la trasversalità dell’insegnamento, che si è tradotta nella pratica in una materia maltrattata.

Twitter: @LRussoQdS