La scuola vista da scuola

Educazione civica, legge “gattopardesca”

“Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica” è il titolo della Legge 92 del 20 agosto 2019, ben lontana dalla proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta dall’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), depositata in Corte di Cassazione il 14 giugno 2018 e per la quale è iniziata la raccolta firme il 20 luglio successivo: “Insegnamento di educazione alla cittadinanza come materia autonoma con voto, nei curricula scolastici di ogni ordine e grado”.

La definizione “materia autonoma” è sparita perché all’articolo due della legge approvata si parla di “insegnamento trasversale dell’educazione civica”. Si specifica poi, nel terzo comma, che si tratta di “33 ore annue, da svolgersi nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti”. Dunque, nessuna ora in più. Inoltre, nelle scuole del primo ciclo, l’insegnamento trasversale dell’educazione civica è affidato “in contitolarità” a più docenti e solo in quelle del secondo ciclo l’insegnamento è affidato ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, ma “ove disponibili nell’ambito dell’organico dell’autonomia”.

Non un’ora pienamente dedicata, né un docente specifico che entra in classe per quell’insegnamento come avviene per la Matematica, la Storia e la stessa Religione! Anche il voto è sparito dal titolo della legge, poiché esso è la risultanza del parere espresso a un docente coordinatore da tutti i docenti coinvolti.

Come può una normativa così contorta avvicinare i giovani italiani alla Costituzione, all’educazione ambientale, alla cittadinanza digitale, all’educazione e al rispetto del patrimonio culturale, alla legalità e al contrasto alle mafie? E pensare che nel 1958 con apposito DPR n. 585 venivano introdotti “programmi per l’insegnamento dell’Educazione civica”, grazie all’allora ministro per la Pubblica istruzione, Aldo Moro! Educazione civica che di fatto è sparita, complice la più recente legge 169 del 2008, fino a ricomparire improvvisamente al colloquio per la Maturità 2019. Non resta che augurarsi che il nuovo Governo riveda la legge prima della sua entrata in vigore, prevista per l’anno scolastico 2020/21.