Palermitano, sposato, padre di tre figli, laureato in Servizi Giuridici per l’Impresa, professione bancario, Edy Tamajo è stato Consigliere alla VII Circoscrizione di Palermo e Consigliere al Comune di Palermo. Nel 2012 viene eletto, per la prima volta, deputato regionale e riconfermato parlamentare regionale nel 2017 e nel 2022 e, durante quest’ultimo mandato tutt’ora in corso, è stato nominato dal Governatore della Regione Schifani Assessore regionale alle Attività produttive. Si presenta alle elezioni europee candidandosi nella lista di Forza Italia.
Onorevole, quali sono i motivi che l’hanno portata a candidarsi alle prossime elezioni europee?
“Sono un uomo di partito, mi è stato chiesto dal Governatore Schifani di scendere in campo per questa tornata elettorale ed ho accettato questa nuova sfida”.
Lei è al terzo mandato consecutivo all’Ars. Cosa porta in dote al Parlamento europeo?
“Le istanze dei siciliani. Il contatto continuo con il territorio. Le priorità di un’Isola e del suo popolo, troppo spesso tenuta in disparte in merito alle scelte fatte da Bruxelles”.
Nelle ultime elezioni ha ottenuto oltre 20 mila voti di preferenza. Durante la campagna elettorale che riscontro sta trovando rispetto alla sua candidatura? I suoi elettori non la accusano di voler “abbandonare la Sicilia”?
“Non abbandonerò mai la Sicilia. Qualsiasi possa essere il mio ruolo politico dopo questa campagna elettorale. Come dico da tempo, il prossimo 10 giugno (il giorno dopo la consultazione elettorale, ndr) incontrerò il segretario nazionale Antonio Tajani e il Governatore Schifani e, insieme a loro, deciderò le mie sorti in caso di vittoria elettorale. Il mio cuore batte per la Sicilia e qualsiasi sia il ruolo istituzionale che sarò chiamato a ricoprire, per me verrà sempre l’impegno per la mia gente e la mia terra. La mia storia personale lo dimostra”.
Quali sono i temi su cui, in caso di elezione, intenderà battersi in prima persona?
“Il mio impegno è forte e chiaro: portare la voce delle nostre meravigliose Isole in Europa, lavorando per promuovere lo sviluppo e il benessere di tutti i cittadini. Credo fermamente nei valori e nel programma del Partito popolare europeo (Ppe), che mette al centro crescita, sicurezza e opportunità per tutti. Inoltre mi occuperò di difendere gli interessi delle nostre isole a Bruxelles, promuovere investimenti in infrastrutture e turismo, sostenere l’agricoltura, pesca e le tradizioni locali e garantire opportunità per i giovani e le imprese”.
Oggi, sul tavolo della politica italiana, ci sono temi che avrebbero bisogno di maggiore respiro per il Sud Italia. Da un lato la concretizzazione del principio d’insularità, dall’altro l’autonomia differenziata, la Zes unica e, dulcis in fundo, lo stop alla misura “Decontribuzione Sud”. Ritiene che queste possano essere battaglie che debbano essere combattute anche sui tavoli europei e non solo su quelli italiani?
“Assolutamente sì. Rispetto alla Zes, il mio assessorato ha fatto molto. Adesso aspettiamo un’accelerata da parte del governo Meloni riguardo alla Zes Unica. Riguardo allo stop dell’incentivo ‘decontribuzione sud’ a causa di una scelta della Commissione Europea: sono a fianco alle imprese e condivido le parole del presidente di Confindustria Sicilia, Gaetano Vecchio il quale chiede una proroga della stessa. La decontribuzione per il Sud, è una misura vitale per il rilancio economico delle regioni meridionali italiane, necessita urgentemente di una proroga. Quest’agevolazione, che prevede una riduzione del 30% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, è stata finora uno strumento cruciale per sostenere l’occupazione e incentivare gli investimenti di tutto il Mezzogiorno”.
I cittadini sentono l’Europa lontana ma, in realtà, le direttive e le scelte europee incidono pesantemente sulla vita di ogni cittadino dei diversi Stati membri, nonostante le differenze che ci sono tra di loro e la loro necessità di rispetto della propria sovranità. Spesso è vista come la “madre cattiva” che impone scelte. Cos’è necessario cambiare per aumentare il concetto di prossimità e compiere definitivamente quel passo che porti gli italiani a sentirsi cittadini non solo italiani ma anche europei?
“Questa domanda potrebbe essere l’introduzione di un trattato sociale, politico ed economico. Mi limiterò a dire che affinché gli italiani possano sentirsi più cittadini d’Europa, è essenziale intervenire su vari livelli, partendo dall’educazione e dall’informazione, implementando politiche che includano fondi strutturali e investimenti mirati nelle aree meno sviluppate. Inoltre, creare un mercato del lavoro europeo più integrato, con norme che proteggano i diritti dei lavoratori e favoriscano l’occupazione, rafforzerà il senso di appartenenza. Per aumentare la partecipazione democratica, è necessario promuovere strumenti di democrazia partecipativa a livello europeo, come le consultazioni pubbliche e le iniziative dei cittadini europei. Migliorare la trasparenza delle istituzioni europee e la comunicazione tra i rappresentanti eletti e i cittadini aiuterà a colmare il divario percepito tra le istituzioni e i cittadini stessi. Queste sono solo alcune idee rispetto alla sua domanda”.