Chi dice donna dice tanto

Bevilacqua, “Sanità, ai vertici sempre uomini ma possiamo cambiare le cose”

ROMA – Elisa Bevilacqua è la ginecologa che ha salvato la vita a due gemellini affetti da sindrome da trasfusione feto-fetale. Dopo aver lavorato per sette anni in Belgio, è tornata in Italia: oggi lavora presso il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma.

Dottoressa, ci parla dell’intervento che le ha permesso di salvare i due gemellini e dell’emozione che ha provato?

“Da quando sono stata assunta al Gemelli nel 2020, su spinta del professore Lanzone, direttore del dipartimento di Patologia ostetrica e del professore Scambia, direttore scientifico dell’ospedale, è stato attivato l’ambulatorio di gravidanza multipla che mira proprio ad individuare questi casi per i quali si possono effettuare interventi in utero, che adesso è centro di riferimento per le gravidanze ad alto rischio e questa paziente c’era stata inviata da una collega di Napoli. L’intervento è stato effettuato ad aprile, con il supporto del professor Jaques Jani, mio mentore e professore in Belgio dove ho lavorato per sette anni. Inizialmente eravamo molto in ansia perché occorreva che tutto funzionasse bene ma alla fine la soddisfazione è stata enorme perché sono riuscita, grazie all’aiuto di tutto l’ospedale, ad effettuare con successo questo intervento dando tutto il supporto necessario a questa mamma e ai suoi figli. Si tratta di situazioni in cui possono verificarsi complicazioni di vario genere se non si interviene e invece tutto è andato benissimo, i bambini godono di buona salute, sono sani, crescono benissimo come mi dice la loro mamma con la quale continuo a rimanere in contatto”.

Lei ha maturato la sua esperienza professionale in Belgio. Il suo ritorno in Italia pensa sia adesso definitivo?

“Assolutamente sì. Ho fatto questa esperienza in Belgio perché quando mi sono specializzata, nel 2013, volevo constatare come si lavora anche in altre strutture in altri Paesi. Lo ritenevo e lo ritengo importante per allargare i propri orizzonti e le proprie idee e per avere una visione generale della Medicina al giorno d’oggi. È un’esperienza che consiglio anche agli studenti a cui faccio tutoraggio e alle mie specializzande. Sono stata poi contattata dal professore Scambia perché cercava un medico con esperienza in medicina fetale e perché era in cantiere il progetto per la realizzazione del centro di chirurgia fetale per interventi nei casi di patologia. Ho ovviamente accettato questa enorme opportunità anche perché mi ha dato la possibilità di tornare a Roma che è la mia città natale dove ho anche messo su famiglia”.

La parità di genere nel campo della sanità è stata raggiunta a suo parere? O ci sono rinunce che l’uomo a differenza della donna non è costretto a fare?

“Penso che in generale ormai la pratica medica sia soprattutto appannaggio delle donne anche se le posizioni apicali sono sempre occupate da uomini, ma anche questo trend potrebbe cambiare nel corso degli anni. Noto ad esempio che i corsi di Medicina sono frequentati per la maggior parte da studentesse e anche l’équipe che ha seguito il mio intervento effettuato sui due gemellini era formata quasi interamente da donne, a parte il professor Jaques Jani. Penso che comunque abbia più importanza la validità di una persona rispetto al fatto che sia uomo o donna e ritengo piuttosto che molto carenti siano ancora i supporti, a livello statale, rivolti alle donne che lavorano”.