ENNA – Nella sede della ex provincia di Enna si è tenuto, nei giorni scorsi, un incontro tra il presidente dell’Ati, Nino Cammarata, e alcuni comitati.
Tale incontro l’avevano chiesto un mese fa i comitati cittadini ennesi (gruppo storico attivo sul territorio da circa 20 anni e noto per le battaglie contro la privatizzazione dei rifiuti e dell’acqua) alla “luce delle notizie frastagliate e a volte discordanti circa la situazione di emergenza idrica che si è venuta a creare in provincia di Enna”.
Tali comitati volevano comprendere quali provvedimenti si stavano adottando e quali mettere in atto per far arrivare l’acqua ai cittadini. All’incontro erano presenti anche altri comitati e associazioni e parecchi sindaci. Ricordiamo per i lettori che l’assemblea territoriale idrica di Enna (Ati) è un ente pubblico composto da tutti i sindaci della provincia di Enna con funzioni di programmazione, organizzazione e controllo sull’attività di gestione del servizio idrico integrato.
L’intervento dei comitati cittadini ennesi si è concentrato su tre punti. La prima sull’esistenza del piano di emergenza stabilito dall’articolo 27 della convenzione idrica e dall’articolo 7 lettera i dello statuto dell’Ati.
“Il piano – hanno evidenziato i comitati – ha carattere preventivo e serve per stabilire altre fonti di approvvigionamento idrico in caso di crisi. La risposta dell’Ati sul punto è di dubbia interpretazione. Infatti, pare che l’ultimo piano sia stato approvato nel lontano 2005 (19 anni fa) e non si disponga di una adeguata mappatura delle fonti da utilizzare in caso di crisi”.
Il presidente dell’Ati ha sottolineato che il piano per l’emergenza idrica è superato dalla decretata emergenza. I comitati hanno sottolineato che “il piano emergenziale dell’Ati ha finalità di prevenzione mentre quello che sta realizzando la cabina di regia ha finalità gestionali e che sarebbe stato più corretto riconoscere l’inadempienza da parte dei sindaci dell’assemblea idrica”.
Il secondo punto ha riguardato l’art. 28 della Convenzione, il quale stabilisce la stesura di un piano per la ricerca e individuazione delle perdite a cura del gestore. “Tale piano – ha proseguito il coordinatore dei comitati, Garofalo – venne presentato dal gestore nel maggio del 2006 (18 anni fa), con il risultato che ancora oggi abbiamo il 50% di perdite in gran parte del territorio”.
Il terzo e ultimo punto ha avuto a oggetto la tariffazione. Secondo i comitati “l’Ati, in quanto organismo preposto all’approvazione delle tariffe, dovrebbe valutare ogni presupposto per una riduzione delle tariffe, sulle quali pesano sicuramente anche le perdite del prezioso liquido che a distanza di circa 20 anni dall’affidamento del servizio non sono state ridotte”.
I comitati hanno invitato la stessa Ati a valutare se esistono le condizioni di risoluzione del contratto con AcquaEnna alla luce delle evidenti inadempienze sulla gestione complessiva del servizio idrico in provincia di Enna.
“Il dirigente regionale della Protezione civile, Salvo Cocina – ha detto Garofalo – ha recentemente affermato che l’attuale situazione di crisi è il frutto di inadempienze perpetrate nel corso degli anni da parte di AcquaEnna e dalla stessa Ati. I comitati cittadini ennesi in questa fase ritengono prioritario fare tutti gli sforzi per alleviare i disagi alla popolazione ennese, riservandosi, nella immediata fase successiva, di mettere al centro del dibattito politico la presa d’atto del fallimento della privatizzazione del servizio idrico in questa Provincia, ed invitano la politica, ma soprattutto i rappresentati istituzionali (cioè i sindaci dei 20 Comuni) a riflettere sulle azioni da intraprendere per tornare ad un servizio pubblico”.