Scrivere l'energia

Emergenza oceano, la barriera corallina si sgretola

di Giorgia Arnaud

Il nuovo studio “Record-Setting Ocean Warmth Continued in 2019”, pubblicato su Advances in Atmospher Sciences da un team di 14 ricercatori cinesi e statunitensi di 11 università e istituti scientifici diversi, dimostra che nel 2019 gli oceani sono stati i più caldi di sempre da quando vengono registrati questi dati.

Secondo lo studio, la temperatura oceanica del 2019 è stata di circa 0,075 gradi Celsius al di sopra della media 1981-2010

Lo studio include anche le variazioni della temperatura dell’oceano registrate dalla National Oceanic and Atmospher Administration (NOAA) Usa e i due dataset indipendenti indicano che «Gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi mai registrati per le temperature globali degli oceani».

Il 2019 ha battuto tutti i record del riscaldamento globale stabiliti negli anni precedenti e i ricercatori dicono che «gli effetti si stanno già manifestando sotto forma di condizioni meteorologiche più estreme, innalzamento del livello del mare e danni agli animali dell’oceano». Abraham aggiunge che «Il riscaldamento globale è reale e sta peggiorando. E questa è solo la punta dell’iceberg di quello che verrà. Fortunatamente, possiamo fare qualcosa al riguardo: possiamo usare l’energia più saggiamente e possiamo diversificare le nostre fonti energetiche. Abbiamo il potere di ridurre questo problema».

Secondo i ricercatori, «Gli esseri umani possono lavorare per invertire i loro effetti sul clima, ma l’oceano impiegherà più tempo a rispondere degli ambienti atmosferici e terrestri. Dal 1970, oltre il 90% del calore del riscaldamento globale è andato a finire nell’oceano, mentre meno del 4% del calore ha riscaldato l’atmosfera e la terra su cui vivono gli esseri umani». Ma Cheng fa notare che «Anche con quella piccola frazione che ha un impatto sull’atmosfera e la terra, il riscaldamento globale nel 2019 ha portato ad un aumento degli incendi catastrofici in Amazzonia, California e Australia e stiamo vedendo che continuano nel 2020. Il riscaldamento globale dell’oceano ha causato ondate di caldo marine nel Mar di Tasmania e in altre regioni».

Inoltre lo studio guidato dal docente di biogeochimica Bradley Eyre, della Southern Cross University,   ha creato un modello per estrapolare i risultati di 22 barriere coralline che si sviluppano lungo tre bacini oceanici.

Dall’analisi dei dati è emerso che quando l’oceano raggiunge un certo livello di acidità, i sedimenti che fanno da fondamenta alla barriera corallina iniziano a dissolversi. Non solo: man mano che l’acidità degli oceani aumenta, i coralli stessi producono meno carbonato di calcio e lo sgretolarsi contemporaneo della base incrementa notevolmente la perdita della barriera corallina. “Ciò potrebbe avere un impatto sugli ecosistemi delle barriere coralline – dichiara Eyre – per non parlare del turismo, della pesca e di molte altre attività umane che si verificano intorno alle barriere coralline”. “E’ vitale – continua – che si facciano pressioni sui governi di tutto il mondo per agire di concerto per ridurre le emissioni di CO2 poiché questo è l’unico modo per fermare l’acidificazione degli oceani e impedire che le nostre barriere coralline si dissolvano, cosa che è probabile che avvenga ben prima della fine del secolo”. E conclude: “L’acidità degli oceani è aumentata di circa il 30% dall’inizio della rivoluzione industriale, mentre il mare assorbe circa un terzo dell’accumulo di gas serra nell’atmosfera”.