Ambiente

Energia, la Sicilia delle potenzialità inespresse

PALERMO – Secondo lo studio “Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime” realizzato dalla European House Ambrosetti in collaborazione con Gruppo A2A, l’Italia presenta reali possibilità di raggiungere la tanto agognata indipendenza energetica, e in questa partita la Sicilia giocherebbe un ruolo primario. La nostra, infatti, è la seconda regione d’Italia per potenziale solare; prima insieme a Sardegna e Puglia per quello eolico.

Questa indagine, poi, ridona centralità all’uso dei rifiuti dai quali produrre energia. Anche in questo caso, la Sicilia presenterebbe elevate risorse, che è necessario però valorizzare per tagliare il traguardo della produzione nazionale di energia, così sganciandoci – almeno nel lungo termine – dal legame con altri paesi, primi fra tutti i fornitori di gas.

In particolare, per quanto riguarda il solare, la Sicilia, insieme a Lombardia e Puglia, può contribuire potenzialmente con un 32% addizionale di energia prodotta. In questo ambito, la capacità siciliana nello sfruttamento dell’energia solare è duplice, data infatti sia dalla possibilità di installazione di impianti fotovoltaici nei terreni agricoli dismessi, sia dall’impiego dell’agrivoltaico (che combina, compatibilmente con le colture previste, l’attività agricola con gli impianti fotovoltaici).

Sul fronte del “vento”, poi, è al Sud del Paese che possono realizzarsi le maggiori opportunità di sviluppo. In questo quadro, Sicilia e Puglia potrebbero installare una potenza addizionale di 8,3 GW (cioè il 76% della potenza eolica oggi installata in Italia, che è pari a 10,9 GW). Una risorsa che dunque ha ancora ampi margini di crescita.

Un’ultima fonte di produzione energetica, ma non per questo meno importante, come detto, è quella dei rifiuti. La Sicilia potrebbe contribuire all’autonomia energetica dell’Italia migliorandone la gestione. Purtroppo ad oggi nell’Isola la spazzatura viene ancora destinata soprattutto alle discariche anziché in moderni termovalorizzatori che permetterebbero il recupero energetico per quella larga parte di rifiuti che, per loro natura, non possono essere recuperati.

Secondo lo studio di Ambrosetti, anche in questo caso l’isola ha le maggiori potenzialità di crescita, con 732.000 tonnellate di scarti che potrebbero essere valorizzati energeticamente. Una presenza ingombrante che però potrebbe diventare una vera e propria risorsa.

In un Paese come il nostro, con un livello attuale di autonomia energetica tra i più bassi d’Europa, un futuro diverso, più sostenibile e meno legato alle logiche di approvvigionamento estero, è forse possibile. Lo dice lo studio Ambrosetti: “la valorizzazione delle opportunità di sviluppo legate ad acqua, vento, sole e rifiuti consentirebbe di quasi triplicare l’autonomia energetica italiana”.