ENNA – Biagio Bevilacqua, poliziotto della Questura ennese, è stato scelto come coordinatore del nuovo presidio del movimento Agende rosse, libera associazione di cittadini nata nel 2009 su impulso di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato antimafia ucciso.
Il movimento, diffuso ormai in tutta Italia, ha lo scopo di incoraggiare la parte migliore delle Istituzioni nella ricerca della piena verità su moventi e mandanti della strage di via D’Amelio – in cui furono uccisi il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti della scorta – e di sostenere tutti i rappresentanti dello Stato vittime di campagne di delegittimazione oltre che a rischio della stessa vita per aver scelto rendere viva la Costituzione nella propria professione.
È nata così l’esperienza delle Scorte civiche formate da cittadini decisi a difendere quei magistrati, membri delle Forze dell’ordine e giornalisti che sono esposti in prima file nella lotta alla criminalità organizzata e alle collusioni tra questa e pezzi delle Istituzioni.
Nei mesi che precedettero la strage Paolo Borsellino riportò parte dei contenuti dei suoi colloqui investigativi su un’agenda rossa che aveva ricevuto in dono dall’Arma dei Carabinieri. Il Magistrato ripose l’agenda nella sua borsa di cuoio poco prima di recarsi dalla madre in via D’Amelio il 19 luglio 1992. Da quel momento dell’agenda si sono perse le tracce: nella borsa trovata intatta dopo l’esplosione sono stati rinvenuti alcuni oggetti personali ma non l’agenda. Chi se ne è appropriato può oggi utilizzarla come potente strumento di ricatto nei confronti di coloro che, citati nel diario, sono scesi a patti con l’organizzazione criminale.
L’agenda rossa è stata scelta come simbolo del movimento per rappresentare la nostra richiesta di Giustizia affinché sia fatta piena luce sulle zone ancora buie che avvolgono la dinamica della strage di via D’Amelio e sui nomi dei mandanti e degli esecutori dell’eccidio dei quali, pur essendo stata accertata l’esistenza, non è stato ancora possibile individuare il volto.
“La lotta alla mafia – scriveva Borsellino – deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.