ENNA – Nei giorni scorsi una delegazione dell’Associazione siciliana della stampa, sindacato unitario dei giornalisti aderente alla Federazione nazionale della stampa (Fnsi), guidata dalla presidente del Consiglio regionale del sindacato, Tiziana Tavella, e composta dal segretario provinciale sezione di Enna, Gianfranco Gravina, e dalla tesoriera, Rossella Inveninato, è stata ricevuta in Prefettura dal prefetto Maria Carolina Ippolito, per un incontro cui ha preso parte anche il questore di Enna, Salvatore Fazzino, per consegnare un report sulle recenti azioni intimidatorie nei confronti di alcuni cronisti locali.
L’iniziativa del sindacato dei giornalisti è stata realizzata in collaborazione con il Gruppo cronisti siciliani (Gcs) a tutela del diritto-dovere di cronaca, quale baluardo della democrazia.
L’Associazione siciliana della stampa ha riscontrato un clima di grande accoglienza e attenzione nei confronti delle segnalazioni contenute nel documento, sia da parte del prefetto Ippolito che del questore Fazzino, inaugurando così un confronto periodico sull’evoluzione della situazione dei cronisti nel territorio ennese.
Per il segretario provinciale di Assostampa, Gianfranco Gravina, l’incontro è stato importante non soltanto per il sostegno mostrato dai rappresentanti dello Stato, ma anche “per sentirci meno soli, in un momento storico in cui la caccia al giornalista e le limitazione della libertà di stampa ci preoccupano e non poco”.
Per la presidente del Consiglio regionale di Assostampa Sicilia, Tiziana Tavella “è importante per noi avere appreso ufficialmente delle già avvenute comunicazioni di episodi intimidatori da parte della Prefettura al Centro di coordinamento sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti del ministero dell’Interno, sui i casi che riguardano giornalisti ennesi di maggiore preoccupazione”.
“Il sindacato siciliano dei giornalisti – ha concluso Tavella – sta monitorando, a livello regionale, assieme al Gruppo cronisti, la situazione siciliana, avendo riscontrato un’impennata dei casi di intimidazione anche con il ricorso alle cosiddette querele temerarie per comprimere il diritto all’informazione”.