Intervistato in esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, in occasione della “prima” della sua nuova stagione, l’attore Enrico Guarneri si è raccontato ai nostri microfoni, dando anche qualche consiglio.
Da due anni non si tornava in teatro, oggi esordisci al Teatro ABC con “L’ispettore generale” di Nikolaj Vasil’evič Gogol’-Janovskij con la regia di Guglielmo Ferro. Cosa ci puoi dire?
“Quest’opera è ritenuta essere il capolavoro della drammaturgia teatrale di Gogol. Quello che ho notato tra il teatro e la comicità siciliana e quella russa è che ci sono molti punti di contatto nonostante ci separano migliaia di chilometri. E’ un grandissimo testo che muove i suoi passi poggiando sul più classico dei meccanismi comici che è l’equivoco.”
Quest’opera nonostante fosse del 1836 si ricolloca ai tempi d’oggi. Perché?
“Ahimè, purtroppo è proprio così. L’opera parla di quest’annuncio che viene dato ad un paese riguardo l’arrivo immediato di un ispettore per controllare l’operato degli amministratori, che non sono molto ligi al proprio dovere. Per cui si scatena il terrore ed il fuggi fuggi in senso metaforico nel cercare di tamponare quelle che sono le falle enormi che vi si trovano. Cu mangia fa muddichi, diciamo noi qui in Sicilia, ed è il proverbio che più si addice all’opera.
Il racconto verte sui vari comportamenti umani, ed è molto attuale poichè l’uomo non è cambiato da duemila anni a questa parte con alcuni aspetti caratteriali che lo contraddistinguono come l’invidia, la gelosia e l’egoismo. Quando l’uomo è al centro della vicenda, essa è sempre attuale.”
“L’Ispettore Generale” sarà replicato anche nel prossimo week-end dal 19 al 21 Novembre al Teatro ABC. Quali sono gli altri progetti futuri?
“A me quest’anno è stato dato l’onore e l’onere di aprire e chiudere la stagione del Teatro ABC. Se ti dovessi rilevare quello che è il mio sogno nel cassetto, considerando che ho perso anche la scrivania, (ride ndr) sarebbe quello di portare in scena un grandissimo testo che dia lustro, forza e onore alla nostra terra che non può e non deve essere sempre citata per gli aspetti negativi, perché noi siamo anche tante altre cose. Un testo, quindi, che gratifichi la Sicilia. Questa terra che merita di essere conosciuta per le sue bellezze paesaggistiche ed i suoi monumenti immortali. Il sogno, dunque, è quello di poter portare un’opera del genere in giro per l’Europa e per il mondo, così come abbiamo già fatto in passato con due capolavori di Giovanni Verga “Mastro Don Gesualdo” e “I Malavoglia” sempre con la regia di Guglielmo Ferro e che si sono rilevati due veri e propri successi ottenendo risultati straordinari. Mi piacerebbe continuare su questa falsa riga ed esportare un’opera della nostra sicilianità in tutto il mondo.”
Come appena detto, tu sei spesso in giro per l’Italia con le varie tournée. Qual è la cosa che ti manca maggiormente della Sicilia quando sei lontano dalla nostra isola?
“Sentivo spesso dire da addetti ai lavori, per lo più cinematografici, che molti registi amano girare i loro film in Sicilia e mi domandavo sempre quale fosse il motivo. Così, un giorno, mi fu risposto che in Sicilia si trova una luce diversa. Avendolo vissuto sulla mia pelle devo dire che è proprio così. Come percezione la prima cosa che mi manca è la luce. Successivamente il contrasto tra l’Etna ed il mare, gli amici, senza però dimenticare la famiglia ed il parlottare per le strade.”
Infine, cosa ti senti di poter dire a chi vuole intraprendere il mestiere dell’attore?
“Morandi cantava Uno su mille ce la fa. Nel settore teatrale ritengo che sia forse un numero un po’ troppo ottimista. Nello stesso tempo, però, dico che non si possono frenare le ambizioni ed i desideri artistici. La vena artistica non è una vena che può essere bruciata o chiusa. Ritengo che nella vita sia meglio avere rimorsi che rimpianti. Quindi, innanzitutto, bisogna provare. Successivamente, almeno che non hai una famiglia dietro le spalle che ti possa dare un sussidio, parallelamente alla cura ed allo studio messo in atto per realizzare questa grande passione, consiglio anche un altro tipo di studio ovvero quello per la vita e per il quotidiano. Poi se va bene col teatro, sarà tutto di guadagnato. Se, invece, dovesse andar male col teatro, si avrà a disposizione quel famoso pezzo di carta che ti consentirà di ripartire e di ricominciare.”
Antonio Licitra