CATANIA – Epatite C sconfitta e infezione da Hiv cronicizzata. Sono il frutto degli ultimi grandi passi avanti fatti dalla farmaceutica per contrastare due delle malattie infettive più diffuse al mondo che nel corso dei decenni passati hanno mietuto, nel più totale silenzio, decine e decine di milioni di morti. Ne abbiamo parlato con Carmelo Iacobello, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’ospedale Cannizzaro di Catania.
Dott. Iacobello, negli ultimi anni in moltissime branche della medicina, dalla cardiologia alle patologie oncologiche, la ricerca ha fatto importantissimi passi avanti. Uno dei settori più innovativi è proprio quello delle malattie infettive.
“In effetti le malattie infettive vivono un momento di gloria perché la ricerca farmaceutica ha messo a disposizione degli infettivologi farmaci potentissimi; molecole, inoltre, più tollerate dall’organismo anche in termini di rischi cardiovascolari, che hanno prodotto una cronicizzazione dell’infezione da Hiv, dando al paziente di Aids una aspettativa di vita uguale a chi non è infetto. Inoltre nella lotta all’Aids c’è oggi da considerare un altro fattore molto importante. Questi farmaci sono talmente potenti che funzionano anche come riduttori della trasmissibilità della malattia. Un soggetto in trattamento è un paziente che non è più contagioso quando ha contatti sessuali. Quanto all’Epatite, la svolta si è materializzata grazie agli ultimi farmaci che hanno consentito la completa soppressione del virus e quindi i soggetti portatori con epatiti croniche, sino a forme di cirrosi iniziale, sono riusciti a ottenere l’eradicazione del virus con un azzeramento dell’attività lesiva che questo ha sul fegato. Quindi, mentre prima con una epatite C, nonostante le terapie a base da interferone, frequentemente non c’era nulla da fare, adesso anche su pazienti con malattia più datata è possibile ottenere risultati sorprendenti sino alla guarigione”.
Per quanto riguarda l’Hiv, però, resta l’emergenza diffusione soprattutto tra i giovani…
“Il paradigma è infatti, la consapevolezza nei giovani che oggi con i nuovi farmaci si conduce una vita pressoché normale attraverso una terapia che si riduce solo a una iniezione ogni sei mesi. Questo spinge soprattutto gli adolescenti, a sottovalutare il problema e credo che anche psicologicamente si sia sviluppata una consapevolezza che spinge molti a non curarsi più del rischio rinunciando ai presidi di sicurezza, come il profilattico. C’è, però, da aggiungere che proprio questa promiscuità sta facendo registrare un aumento esponenziale di altre malattie sessualmente trasmissibili, come sifilide e gonorrea o scolo che sino a qualche decennio fa erano quasi del tutto sparite”.
Si tratta però di malattie facilmente curabili…
“E’ vero, ma ad esempio per la sifilide, in alcune circostanze, la malattia si può complicare. Ad esempio la sifilide nelle donne in gravidanza è una patologia molto seria che rischia di essere lesiva per il bambino. Purtroppo stiamo verificando un incremento di casi di sifilide in donne in gravidanza perché, evidentemente, la promiscuità sessuale è molto diffusa. Sarebbe bene pensare a una campagna informativa che metta soprattutto i più giovani al corrente che ci sono malattie sessualmente trasmissibili che possono mettere a rischio la loro salute e soprattutto quella dei loro figli”.
Dottore è ormai inutile parlare di Covid?
“Ancora oggi riscontriamo alcuni casi, ma nulla di grave. Il virus ormai circola a bassissimi livelli nella popolazione”.
Della Dengue, malattia diffusa soprattutto nel Sudamerica, dobbiamo preoccuparci?
“Per ora si tratta di una patologia al momento confinata in delimitate aree del mondo. Il rischio per il nostro Paese è che la zanzara portatrice della malattia possa arrivare da quelle aree e provocare alcuni focolai anche in Italia, anche se limitati. Ci sono in corso studi perché la zanzara tigre è quella specie che in qualche modo può trasmettere la malattia. Comunque sostanzialmente la malattia preoccupa poco, anche se come avveniva col Covid, può diventare seria in soggetti anziani, immunodepressi o pazienti con comorbilità. Comunque contro la Dengue esiste un vaccino anche nel nostro Paese. Al momento viene consigliato soprattutto a quelle persone che raggiungono per lavoro o turismo le aree del mondo in cui il contagio è diffuso, ma un domani se la malattia dovesse diffondersi anche in Europa potrebbe diventare oggetto di vaccinazioni più massive”.