Pezzi di Pizzo

Eravamo 4 amici al bar

Tutti si ricordano la canzone di Gino Paoli, parlava di amicizia e facezie, qua invece si parla di politica. Perché diciamo bar, e non altro, perché ormai mancano i luoghi dell’aggregazione politica, e un bar, o un albergo, ormai è il luogo dove ci si ritrova, si discute e si immaginano nuovi percorsi. Il programma ed il simbolo ancora non c’è, si parla di febbraio, ma ci sono le facce, e sono evocative. Uno è stato due volte Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, fondatore in Sicilia di Forza Italia, un altro è stato due volte candidato alla Presidenza della Regione, Giancarlo Cancelleri, e capo per un decennio dei pentastellati siculi, un altro è stato Presidente della regione, Raffaele Lombardo, e fondatore del MpA, il movimento autonomista, l’ultimo è stato Rettore dell’università di Palermo di cui è attualmente il sindaco. Se invece dei cronisti all’hotel Politeama ci fosse stato Dumas figlio avrebbe potuto scrivere i Tre moschettieri trent’anni dopo. La Sicilia è la terra in cui secondo molti Vico ha ambientato la sua teoria dei corsi e dei ricorsi, tutto torna su in Sicilia, non solo la peperonata, ma anche e soprattutto le esperienze politiche. Cosa lega, a parte conoscenza e frequentazioni, la storia politica di Lombardo, Miccichè, Cancelleri o Lagalla?

Assolutamente nulla è questa la vera innovazione, storie totalmente differenti, metodi e percorsi distanti, che oggi si uniscono per cosa?

Loro, prevalentemente Lombardo e in seconda battuta Lagalla, ci tengono a dire che sono nel centrodestra e convinti sostenitori di Schifani, lo fanno con una certa preoccupazione, come se qualcuno glielo avesse chiesto con insistenza. Diciamo che nessuno di loro finora è stato nell’inner circle dell’attuale presidente della Regione. Forse oggi, con questa unione che fa la forza, aspirano ad entrarci? Sicuramente vogliono controbilanciare chi già c’è. Poi c’è la politica, i temi, il radicamento territoriale di questa nuova formazione. La capacità di aggregare ceto politico, consiglieri comunali, sindaci, eventuali deputati regionali interessati. Su quest’ultimi si giocano partite di precario equilibrio, perché tutti quelli che dall’opposizione potevano passare, compreso De Luca, in maggioranza lo hanno già fatto, per cui ci potrebbero essere dei riposizionamenti tra le attuali forze di maggioranza, cosa che quasi sempre qualche tensione produce.

Quanto vale questo nuovo aggregato politico? Sulla carta tocca i centomila voti spannometrici alle regionali, ma bisognerà vedere dove e come si concentrerà. Sicuramente bisognerà tenerne conto sulle provinciali, ormai, a meno che la Meloni non riformi la Del Rio, da eleggere con il voto indiretto. Poi ci sono i turni amministrativi e qui i nuovi, si fa per dire, arrivati si conteranno. Ma a tutti è chiaro che si sono uniti per contrattare regionali e nazionali con maggior forza che divisi. Lo stratega, in senso greco, di questa nuova formazione sembra che sia il filosofo della politica di Grammichele, che stavolta, considerando i caratteri dei suoi compagni di avventura, dovrà cambiare registro e abbandonare lo stile del vecchio Raffaele, tutto per me e nulla agli altri. Dovrà dimostrare un altruismo e una pazienza salesiana, che potrebbe stupirci. È stata giornata di brindisi per questo soggetto senza nome, speriamo ne abbia uno creativo, tra la colomba di Lombardo e la palombella rossa del “compagno diverso” Miccichè.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI