Cultura

Mec Museum, l’erotismo artistico delle CamGirl di Max Ferrigno

Un anno e mezzo fa  l’apertura del MEC Museum  all’interno del piano nobile del palazzo cinquecentesco Castrone Santa Ninfa, affacciato direttamente sulla Cattedrale di Palermo, aveva già fatto assurgere l’informatica al rango di  opera d’arte  custodita in uno spazio culturale unico nel suo genere.

Si tratta, infatti, del  primo museo in Sicilia interamente dedicato alla Rivoluzione Informatica nato dalla visione e dalla creatività dell’architetto e imprenditore palermitano Giuseppe Forello, collezionista di macchine informatiche della Apple.

Un vero e proprio omaggio a Steve Jobs, scomparso,  nel 2011, visionario e padre fondatore della Apple dalle cui prodigiose macchine tecnologiche è scaturita quella metamorfosi in grado di cambiare il mondo e lo stile di vita di miliardi di persone. Una rivoluzione tecnologico-digitale che Jobs, con la sua visione, ha trasformato nella più grande rivoluzione culturale di tutti i tempi grazie all’intuizione di rendere l’informazione accessibile a tutti.

Accanto ad icone come il Lisa, il Next Cube e i Macintosh, vere chicche per gli estimatori, sono esposte le altre macchine informatiche che hanno cambiato per sempre il nostro modo di comunicare, lavorare e vivere. Una tra tutte, il rarissimo Apple-1, primo computer creato da Steve Wozniak e Steve Jobs nel 1976, definito da Forello “il Santo Graal della Rivoluzione Informatica”.

Oggi, dopo il lungo periodo di chiusura dovuto all’emergenza sanitaria globale, ad  inaugurare la ripartenza del MEC Museum,  un ciclo di mostre pittoriche che parte da Max Ferrigno, l’artista piemontese ma palermitano d’adozione, per le sue opere in stile manga che,  per la prima volta , si è ispirato a modelle reali partendo dall’analisi del  ‘particolare’ fenomeno digitale e sociale delle “CamGirl”,  termine che definisce le ragazze  che si esibiscono in spettacoli erotici o pornografici raggiungendo i propri clienti attraverso una webcam collegata ad Internet.

Max Ferrigno,  nato a Casale Monferrato, ha fatto  della commistione tra cinema, iconografie nipponiche ed estetica manga la cifra stilistica delle sue opere. In questa mostra, che coincide con i 10 anni di carriera, l’artista newpop pur mantenendo gli elementi inconfondibili del proprio tratto, tra cui gli occhi sovradimensionati rispetto al volto, ridimensiona per la prima volta i tratti anatomici delle sue modelle che appaiono, per la prima volta,  proporzionate.  

Alla maggiore aderenza alla realtà si uniscono rimandi all’estetica della Secessione viennese (Klimt e Von Stuck su tutti) che danno origine a  personaggi reali raffigurati in chiave manga  in  tredici opere, curate da Miliza Rodic,  che  saranno esposte dal 1° luglio al 30 settembre 2021 al MEC Museum di Palermo.

La mostra  è stata fortemente voluta e ideata da Giuseppe Forello,  founder di MEC, che ha così commentato  il primo evento culturale post pandemia all’interno della struttura: “Abbiamo lavorato tanto a questa mostra, che finalmente oggi vede la luce. Sono davvero felice di ospitare e di investire nell’arte di Max che oltre a essere un grande amico è per me un grande artista. In passato abbiamo collaborato diverse volte ma questa qui al MEC è la prima in assoluto e non potrei essere più orgoglioso di inaugurare questo ciclo di mostre pittoriche con lui. Questo è un  modo per avvicinare l’arte alle nuove  generazioni  offrendo l’occasione unica nel suo genere di mangiare, dall’aperitivo ad una cena completa, accanto a delle vere opere d’arte. Non a caso l’apertura della mostra è serale proprio per consentire la possibilità di fermarsi all’interno degli spazi del ristorante e godere una rigenerante pausa relax”.

 “Durante questi dieci anni di carriera la morfologia dei miei personaggi è sempre stata legata ai canoni Anime e manga che li rendeva  anatomicamente sproporzionati. In questo caso, per la prima volta sperimento la proporzione reale,  ad eccezione degli occhi, che restano il mio biglietto da visita- racconta l’artista e continua- Ho voluto, inoltre, utilizzare le pose che ho ritenuto più erotiche dal punto di vista artistico senza mai trascendere nel volgare cercando di dare una visione d’insieme raffinata e romantica a tutte le opere legate dal filo conduttore, seppur in alcuni casi impercettibile, del mondo informatico”.

Ciascuna delle CamGirl è ritratta con un’ esplosione di colori accesi, intensi e, spesso,  dissonanti,  muse ispiratrici 2.0: Cosplayer super sexy, ammiccanti Pin-up e provocanti Suicide Girls dai grandi occhi languidi, raffigurate tutte in costume e per la maggior parte con tatuaggi in bella vista sul corpo e che – trovandosi all’interno di uno spazio che omaggia il mondo Apple – fanno riferimento all’iconografia del brand della mela (morsicata) più famosa al mondo.

Ma non è tutto. CamGirl  è anche l’analisi del  fenomeno digitale e sociale che negli ultimi anni è dilagato sempre di più,  acuito dalla pandemia, creando giri d’affari enormi al punto da  divenire fenomeno  oggetto di studio e d’indagine da parte dell’artista : “ Tutte le modelle a cui mi sono ispirato sono reali e ne seguivo i  profili social da tempo  oltre che per  la realizzazione dei miei lavori anche per capirne alcuni concept perché l’immagine femminile nel mio lavoro ha sempre avuto una presenza importante; e le mie icone femminili quasi sempre sono state influenzate dalle alt model, dalle cosplayer. Da qui – continua Ferrigno – seguendo il percorso performativo-fotografico di alcune cosplayer ho iniziato a seguire quelle  rispecchiando maggiormente  la mia cerchia estetica, sono state per me delle vere e proprie muse ispiratrici   di un concept che,  insieme  Giuseppe Forello, abbiamo deciso di brandizzare Apple”.

Un universo ‘pop’ trasognato e fantasioso che miscela l’erotismo all’ingenuità dei vecchi cartoni animati giapponesi e dove dodici sexy ragazze nerd-alternative dai corpi marchiati da tatuaggi, catturano con i loro grandi occhi lo spettatore.

La  realtà incontra la  fantasia dunque, dal momento che  tutte le opere sono ispirate da ragazze reali e dal seguito di fans molto nutrito (dal milione di seguaci a salire) che l’artista ha analizzato, studiato e seguito da vicino; facendo riferimento anche agli artisti della Secessione Viennese. Così, ispirandosi alla celebre Nuda Veritas di Gustav Klimt, Ferrigno ripropone motivi floreali e geometrie essenziali nella sua Pink Candy (una delle due CamGirl italiane presenti e scelte per questa collezione e anche l’unica con cui ha fatto un lavoro di shooting ai fini della realizzazione dell’opera). Mentre, sempre sulla scia della Secessione, l’iconografia della sua Sia Siberia è un chiaro omaggio a “Il peccato” di Franz Von Stuck. 

Questa mostra rappresenta un omaggio ai 10 anni della carriera dell’artista i cui inizi sono legati al pop surrealismo che negli anni si è trasformato in neopop come si può notare dalle proporzioni delle modelle divenute, nel tempo, più aderenti alla realtà. L’espressione artistica di Max è intimamente legata agli sviluppi di un fenomeno di matrice americana, in particolare californiana, degli anni ‘70, definito low brow, che letteralmente significa  fronte bassa, con cui si intendeva definire un tipo di arte brutta, che, in realtà, è semplicemente una caricatura surreale e alterata della realtà il che, non sempre, coincide con il brutto” ha concluso Miliza Rodic, curatrice della mostra.

La mostra è visitabile dal 1 luglio al 30 settembre 2021  presso il MEC Museum, via Vittorio Emanuele, 452, Palermo, dal lunedì al sabato dalle 19.30 alle 22.00.

Ingresso gratuito solo su prenotazione (091 9891901-info@mecmuseum.it).

Manuela Zanni