Editoriale

Esondazioni e roghi colpe istituzionali

Il malessere del nostro Paese degli ultimi decenni è una precisa responsabilità di chi è chiamato a governare le Istituzioni. Costoro, che provengono dalla classe politica, non hanno ben chiaro che nel momento in cui assumono cariche pubbliche di rilevanza costituzionale dovrebbero dimenticare di appartenere a questo o a quel partito, per agire nello specifico interesse dei cittadini.
Tanto è vero che l’articolo 67 della Costituzione recita: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
E, invece, chi fa il presidente del Consiglio, il ministro, il viceministro o il sottosegretario continua a ragionare in termini di interesse di appartenenza ai rispettivi partiti.

Tutto ciò è umano ma non corrisponde ai principi etici secondo cui chi governa non deve fare differenze tra i cittadini e, quindi, agire sempre nell’interesse generale e non in quello di parte.
Che c’entra quanto precede con i disastri ambientali di questi tempi che hanno colpito per un verso il Nord Italia (esondazioni e distruzioni da tempeste) e, dall’altro, il Sud Italia (incendi e distruzioni di foreste)?
C’entra eccome perché, quanto precede, dimostra l’insipienza e l’incapacità del ceto politico di questi decenni di fare programmi aventi per oggetto l’innalzamento delle sponde dei fiumi, per evitare le esondazioni, le riparazioni dei costoni dei monti, per evitare le frane, la manutenzione e la sorveglianza dei boschi, per evitare gli incendi.

Quelli elencati sono alcuni dei disastri che hanno colpito le regioni del Nord e quelle del Sud. Come ogni cosa che accade, va cercata la responsabilità oggettiva di chi poteva evitarla. Una responsabilità grave, potente, consistente e persistente.
Per esempio la formulazione di piani regionali contro il rischio idrogeologico aggiornati, i quali avrebbero dovuto prevedere le fragilità e i punti deboli. Per conseguenza, i relativi progetti per affrontare e superare queste debolezze. Chi avrebbe dovuto redigere tali piani? I presidenti delle Regioni. Ma non sembra che l’abbiano fatto, almeno a quello che ci comunica l’attuale ministro alla Protezione civile, Nello Musumeci, nostro concittadino.
Invece di ricordarsi che è stato presidente della Regione Sicilia per cinque anni (e non sembra che abbia ottemperato a questo obbligo) continua a far credere che la colpa sia sempre degli altri. Come, per esempio, il fatto che l’Europa non abbia sufficienti canadair per spegnere gli incendi.
Non abbiamo sentito una sola voce al riguardo, e cioè che la Protezione civile, i Vigili del fuoco e la Guardia forestale nazionale e regionale (siciliana) non hanno sufficienti mezzi.

Anziché acquistare aerei F35 o armi da guerra o carri armati, magari da inviare all’Ucraina per un’inutile guerra, i Governi avrebbero dovuto attrezzare i suddetti corpi con un adeguato rifornimento.
Il nostro riferimento a Nello Musumeci, beninteso come presidente della Regione e non come persona (ottima), fa il pari con l’attuale presidente della regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. I due hanno parimenti responsabilità oggettive per i disastri che si sono verificati nelle due regioni, perché avrebbero dovuto predisporre tutti gli strumenti per evitare i disastri che si sono verificati.

La pochezza di chi ha occupato legittimamente le Istituzioni consiste nel fatto che essi cercano il consenso, giorno per giorno, attraverso i sondaggi, i quali misurano gli umori degli elettori. Ma essi sono influenzati (negativamente) dai fatti che accadono.
Il Popolo democraticamente detiene il potere ma culturalmente non capisce come esso vada esercitato. Per cui occorrerebbero menti preparate e colte, disinteressate e capaci di redigere piani da realizzare in dieci o quindici anni, di interesse generale, a prescindere dalla parte politica che li programma.
Questo è il modo di gestire le Istituzioni: mettere in cima il dovere istituzionale e tenere da parte l’interesse personale.
Quanto precede è chiaro come la luce del sole. Solo che i suoi raggi non riescono a penetrare nelle menti, mentre le tenebre impediscono che venga squarciato il velo dell’ignoranza e dell’egoismo.