La Procura della Repubblica di Catania, nell’ambito di un’attività investigativa dei carabinieri della Sezione Operativa della compagnia carabinieri di Giarre, ha posto fine a continue estorsioni ai danni di due imprenditori edili.
Sono due gli arrestati: Massimo Messina, classe 1972, e Carmelo Pollicina, dieci anni più grande.
L’indagine dei carabinieri è scaturita dalla denuncia di due imprenditori edili e del loro capo cantiere, vittime di reiterate richieste estorsive, subìte nel cantiere allestito per la ristrutturazione di alcune palazzine nel Comune di Giarre, lo scorso mese di giugno.
Nello specifico, il primo episodio di estorsione risale a inizio giugno, quando i due pregiudicati si sarebbero recati nel cantiere edile a bordo di una Fiat 500 di colore blu, e avuta la presenza del capo cantiere, lo avrebbero in un primo momento illuso fingendo di essere lì per cercare lavoro, per poi giungere al nocciolo della loro visita, con la richiesta estorsiva velata dietro la domanda se l’impresa avesse una copertura assicurativa, di cui la vittima ha intuito il significato allusivo.
Prima di lasciare il cantiere, i due hanno chiesto rassicurazione al loro interlocutore del fatto che avrebbe riferito della visita al titolare dell’impresa, riferendo nel contempo che li avrebbe potuti rintracciare in un chiosco di Giarre.
Il secondo episodio di estorsione risalirebbe invece a qualche giorno successivo al primo, quando i due soggetti – ritornati al cantiere edile a bordo della stessa auto – avrebbero avvicinato nuovamente il capo cantiere. In questa circostanza, il tono dei due estorsori nei confronti della vittima sarebbe stato più minaccioso. I due indagati, infatti, avrebbero chiesto spiegazioni in merito al fatto di non essere stati ancora contattati dal titolare del cantiere e avrebbero alluso chiaramente alla prospettiva di un ingiusto danno, tale da impedire la prosecuzione dei lavori nel caso la richiesta fosse rimasta disattesa. Prima di congedarsi, i due avrebbero inoltre diffidato la loro vittima dal presentare denuncia alle forze dell’ordine.
A distanza di qualche giorno, infine il terzo episodio della vicenda, che avrebbe coinvolto direttamente uno dei due titolari dell’impresa edile. Questi, dopo aver notato due uomini a bordo della solita Fiat 500 blu, si sarebbe avvicinato al veicolo e dopo avergli chiesto cosa volessero, avrebbe ricevuto una prima risposta evasiva, ossia che si erano fermati per osservare le palazzine in fase di ristrutturazione, per poi spostarsi di qualche metro con l’auto e raggiungere il capo cantiere. L’imprenditore, insospettito dall’atteggiamento ambiguo dei due, li avrebbe seguiti fino a raggiungere il suo dipendente, che lo avrebbe quindi presentato ai due. In tale frangente, uno dei due gli avrebbe chiesto ironicamente se vi fosse possibilità di lavoro e alla sua ferma risposta negativa, avrebbe colto l’occasione per indirizzargli la minaccia esplicita: “Allora sai che c’è?! Lunedì prossimo neanche vi facciamo arrivare! Vi fermiamo e vi diamo fuoco ai furgoni”.
Gli accertamenti investigativi dei militari dell’Arma hanno consentito di identificare gli indagati per l’estorsione, attraverso attività finalizzate a ricostruire il profilo e i movimenti dei due individui. Di fondamentale importanza sarebbero state le verifiche sul veicolo utilizzato per accedere al cantiere, risultato intestato a un parente di uno dei due aguzzini e usato da entrambi. Inoltre, tramite il dispositivo di localizzazione satellitare di proprietà della compagnia di assicurazione, gli investigatori sarebbero riusciti a ricostruire nel dettaglio tutte le posizioni dell’auto, che avrebbe confermato in maniera puntuale le dichiarazioni delle persone offese.
Una volta tracciato il profilo dei due malviventi, i carabinieri hanno sottoposto alla visione delle vittime alcune loro fotografie ed entrambi sarebbero stati riconosciuti in termini di assoluta certezza. I due indagati sono stati sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere per estorsione e rapina in concorso e aggravate dal metodo mafioso. Si trovano nel carcere di Catania Bicocca.