“Era parecchio tempo che il vulcano era quasi silente. Eravamo abituati negli anni scorsi a vedere fontane di lava e manifestazioni eruttive piuttosto eclatanti. Questa emissione di anelli così frequenti e così apparentemente perfetti e circolari dal Cratere di Sud-Est è stata una cosa eccezionale, molto bella da vedere, ma sicuramente non pericolosa”.
E’ questo il commento iniziale dell’esperto vulcanologo dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Marco Neri, intervenuto al Qds.it, riguardo agli ultimi eventi verificatisi sull’Etna, ovvero l’emissione degli anelli di gas prima e l’esplosione di cenere avvenuta sulla Bocca Nuova nella giornata di domenica.
Due eventi che hanno portato il vulcano che svetta su Catania e provincia a far parlare di sé dopo diverso tempo e che riaccendono il dibattito su tutto ciò che accade al suo interno. I due eventi comunque non sono collegati, in quanto “l’esplosione è avvenuta sulla Bocca Nuova – prosegue Neri -, mentre gli anelli di gas vengono emessi da una piccola bocca che si è aperta sull’orlo del Cratere di Sud-Est, quindi i due agenti sono indipendenti tra loro. Ma cumulativamente nel loro complesso evidenziano un incremento dell’attività esalativa dell’area sommitale dell’Etna. Entrambi preludono a un incremento dell’attività eruttiva per adesso solo sommitale, che ci si deve aspettare per un vulcano a condotto aperto come l’Etna”.
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“Il vulcano passa da fasi di attività più intense ad altre in cui prende fiato e in cui il magma si ricarica con bisogno di tempo per trasferirsi da 8-10 chilometri di profondità alla superficie. Tra un periodo eruttivo e l’altro l’attività esalativa di gas può variare in termini di intensità e di frequenza, ed è quello che sta avvenendo adesso. L’attività di degassamento dell’area craterica sommitale tende man mano a incrementarsi”.
Le esplosioni di cenere dovrebbero quindi essere più frequenti, mentre per una vera e propria ripresa dell’emissione di lava si deve attendere che il magma risalga. I recenti eventi inoltre hanno modificato alcune parti del vulcano.
“Ci si deve attendere che la colonna di magma che sta all’interno del condotto – conclude Neri – arrivi in superficie. Al momento si trova ad alcune centinaia di metri di profondità rispetto alla bocca sommitale dell’Etna, per cui non vediamo la lava in superficie, ma solo le emissioni gassose. Qualche volta nella notte si nota un po’ di incandescenza, in particolare su questa bocca che si è aperta sul Cratere di Sud-Est, ma magma in superficie non ce n’è. Quando il magma risale in quantità superiori rispetto a quelle attuali i fenomeni collaterali anticipano le mosse del vulcano, perché i gas magmatici tendono ad aumentare la pressione lungo le pareti. Questo per adesso non avviene, quindi siamo in una fase inter eruttiva, cioè tra un’eruzione e l’altra”.
“L’esplosione avvenuta nella Bocca Nuova ha allargato una delle bocche interne a questo cratere, fino a fargli assumere un diametro di circa 50 metri, quindi questi fenomeni esplosivi sono capaci di modificare la morfologia sommitale del vulcano. L’esplosione di domenica ha generato una nebulizzazione di una colonna di cenere che ha raggiunto circa 5mila metri di quota sopra il livello del mare. Si tratta di un’attività persistente in un vulcano con condotto aperto, che mette in costante comunicazione la camera magmatica con la superficie topografica”.