Sanità

Etna, morto Orazio Nicoloso, leggenda del vulcano

Tra suoi tanti meriti c’era anche quello di aver insegnato a generazioni di vulcanologi, ma anche giornalisti, registi, fotografi e operatori, che della lava non bisognava avere paura, che una colata si poteva addirittura, in certe condizioni, attraversare camminandoci sopra.

Orazio Nicoloso, che aveva compiuto novant’anni nello scorso mese di aprile, nella sua lunga vita era diventato un’autentica leggenda.

Con il fratello Antonio, scomparso nel 2007, era tra i più profondi conoscitori della Muntagna, collaboratore di scienziati e imprenditore dell’escursionismo e del rimboschimento.

Entrambi erano figli di una storica guida alpina, diventati a loro volta guide da giovanissimi,

un imprenditore etneo con specificità gestionali uniche, un uomo che negli anni di attività sul vulcano più alto d’Europa, non ha mai colto l’atteggiamento di sfida o rivalsa, ma ha operato in armonia con la natura, nonostante qualche eruzione dell’Etna gli aveva sommerso un grande appezzamento di terreno, distrutto uno chalet e altri fabbricati. Per oltre mezzo secolo, sempre presente, disponibile e operativo sul campo, durante le tante attività eruttive dell’Etna, a supporto delle forze dell’ordine, degli organismi istituzionali di protezione civile e vulcanologia nazionali e internazionali.

Dopo il liceo e il servizio militare da ufficiale era entrato nella Pubblica amministrazione, ma la visione imprenditoriale e la capacità organizzativa, lo spinsero nel 1965 a costituire la Turistica Mongibello per programmare, sviluppare e organizzare il trasporto dei visitatori fin sulla cima del cratere centrale sull’Etna. Per farlo coinvolse, oltre al fratello, le guide alpine Vincenzo Barbagallo, Antonio Tomaselli, Giovanni Carbonaro, Salvatore Magrì.
E nel 1997 Nicoloso divenne amministratore unico della Sitas, la funivia dell’Etna.

Ma come il nome di Antonio è legato alla memorabile impresa del 24 settembre del 1974, quando, per primo al mondo, assistito dal fratello si calò nel cratere centrale dell’Etna mentre questo era in attività, quello di Orazio Nicoloso è noto per una geniale intuizione.

Una colata aveva ricoperto l’area in cui sorgeva lo chalet della Turistica Mongibello.

Tra le altre cose, Orazio era abilissimo a condurre i mezzi di movimento terra. E aveva notato che, frantumando la lava delle colate, era possibile accelerare in maniera incredibile il tempo di riforestazione, mediamente di cent’anni.

Ne aveva parlato con i suoi amici scienziati e nel 1985 la Turistica Mongibello aveva indirizzato all’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente una richiesta di ripristino naturalistico-ambientale con coordinatore del progetto il prof. Giuseppe Ronsisvalle e il coinvolgimento del vulcanologo Renato Cristofolini e dell’architetto Colombrita.

L’intervento di rimboschimento, pienamente riuscito, suscitò l’interesse della comunità scientifica internazionale e nel 1997 venne riportato nel Libro Mondiale delle Invenzioni curato da Valerie Anne Giscard d’Estaing.

Su quella traccia, altre opere di rimboschimento vennero realizzati fino al 2000, quando la Turistica Mongibello realizzò un rimboschimento nei terreni del Monastero Benedettino Dusmet di Nicolosi, per la STMicroelectronics, sempre con il coordinamento scientifico del prof. Ronsisvalle e alberi e arbusti dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Catania, messe a dimora in un area di circa tre ettari.